SPIRITUALITÀ
La maternità di Mamma Licia. Le sue gioie e dolcezze
dal Numero 18 del 7 maggio 2023
di Padre Stefano M. Manelli

Per la festa della mamma offriamo ai Lettori i ricordi belli e luminosi su Mamma Licia, sgorgati dalla penna di padre Stefano, uno dei suoi ventuno figli, augurando a tutte le mamme di apprendere da questa madre esemplare “le gioie e le dolcezze” della maternità. 

Se è vero che, di frequente, ci sono i pesi e le amarezze della maternità, per cui il nome di madre diventa sinonimo di martire – come diverse volte san Pio da Pietrelcina disse a mia mamma, la serva di Dio Mamma Licia –, è anche vero però che vi sono anche le gioie e le dolcezze della maternità, per cui il nome di madre diventa sinonimo di amore. 
Le gioie e le dolcezze della maternità di Mamma Licia, noi figli e figlie le avvertivamo già da piccoli, quando, ad esempio, vedevamo la mamma che si coccolava uno dei bambini fin quasi a... mangiarselo di baci, o quando ella si fermava a guardarci giocare, e osservava e gustava la nostra felicità in ogni sorta di giochi suggeriti dalla fantasia di bimbi e bimbe...
Giocavamo: a organizzare un ristorante; a fare viaggi in treno (sulle sedie distese a terra...); ad assistere alla Santa Messa di... Stefano; a fare anche processioni religiose; a cantare... nelle finte trasmissioni radio; a giocare a “nascondino” (o mucciarella) [1]; a fare gare di corsa sul prato. 
Ugualmente, era gioia dolce per la mamma quando ogni sera, di solito, noi ci sedevamo attorno a lei, attenti ad ascoltare le sue meravigliose storie di Gesù o della Madonna (di Lourdes...) o le storie di santi e di sante, o anche altre storie di padre Pio, e alcune favole bellissime...
Ancora più dolce era per la mamma quando ci vedeva tutti a tavola, con papà, prima di tutto a pregare, e poi a mangiare sempre con buon appetito, sani e belli, seduti, non sempre tutti, per la mancanza di qualche sedia, tutti contenti dei cibi della provvidenza che la mamma condiva di immenso amore...
E non era gioia per la mamma e per tutti noi quando eravamo attorno a Lei mentre preparava i dolci, e la mamma ci guardava poi tutta compiaciuta mentre li mangiavamo con gusto e con gioia senza fine?
E che cosa dire della mamma quando ci svegliava presto la mattina dell’Epifania e ci portava nella camera grande dove, durante la notte, era venuta la “Befana” e ci aveva lasciato i suoi doni e i suoi giocattoli...? Allora erano scoppi di gioia incontenibile... L’infanzia e la fanciullezza ripiene di innocenza e di ingenuità pura compensavano almeno in parte i pesi della maternità della mamma, riempiendo il suo volto di amore e di tanti sorrisi, sempre così materni e dolci verso i suoi figli.
Con la crescita dei bambini, invece, bisognò ricordare il detto popolare che anche la mamma ci ripeteva talvolta: «Quando i figli sono piccoli, i guai sono piccoli; quando i figli diventano grandi, anche i guai diventano grandi». 
Allora aumentano le ansie e le preoccupazioni per i genitori e in special modo per le mamme. Tanto più è necessario allora il carico della grazia divina che aiuta ogni mamma a sostenere il martirio da soffrire giorno dopo giorno per salvaguardare i figli che crescono da ogni sbandamento e seduzione di questo mondo, che – lo sappiamo bene –, come ha scritto san Giovanni evangelista, «è posto tutto sotto il maligno» (1Gv 5,19). 


Il primo miracolo di san Pio per Mamma Licia
Mamma Licia ottenne da san Pio da Pietrelcina il primo miracolo prima ancora di conoscerlo di persona. E fu un miracolo bellissimo e molto importante. Senza il miracolo, di fatto, la data del suo matrimonio con Settimio Manelli si sarebbe dovuta posticipare forse di parecchi mesi, e forse di qualche anno.
Che cosa era successo? Era successo che il papà di Licia, onesto e infaticabile nel suo lavoro presso la ditta Crespi di Bergamo, venne colpito da un grave infarto qualche mese prima della data del matrimonio di Licia con Settimio. Il papà non poteva più lavorare. Soltanto Licia, quindi, doveva continuare a lavorare per sostentare la famiglia, rimandando perciò il matrimonio chissà fino a quando... 
Settimio, però, il fidanzato, propose subito a Licia di scrivere a padre Pio e chiedere il suo intervento. Settimio scrisse a padre Pio, e poco dopo, infatti, con sorpresa di tutti, il papà, guarì perfettamente, e riprese il suo lavoro. In tal modo, Licia poté così sposarsi nella data stabilita. Il suo papà, intanto, visse tranquillamente per altri venti anni.


Viaggio di nozze di Settimio e Licia a San Giovanni Rotondo
La conoscenza personale di padre Pio da parte di Mamma Licia avvenne durante il viaggio di nozze da Bergamo a San Giovanni Rotondo. Fu un incontro splendido che segnò tutta la vita della giovane Licia, sposa novella.
Licia rimase molto colpita e attratta da san Pio da Pietrelcina. Tre “frasi” di padre Pio, poi, la illuminarono in modo particolare e le penetrarono nel cuore per tutta la vita.
La prima frase di padre Pio fu al primo incontro e saluto con lui, che benedisse i due sposi novelli rivolgendo loro le stesse parole che Dio disse ad Adamo ed Eva: «Crescete e moltiplicatevi» (Gn 1,22). Parole divine, parole sante, parole profetiche!
La seconda frase di padre Pio fu anch’essa profetica e ancor più dettagliata: «Supererete i venti figli!». Questa espressione di padre Pio fu particolarmente significativa perché veniva a confermare in pieno l’espressione che Papà Settimio, al suo primo incontro con Licia, incantato dalla sua bellezza le disse d’impulso: «Vorrei scolpirti in venti figli di bronzo!».
La terza frase di padre Pio fu la risposta che egli diede subito alla domanda di Licia: «Padre, protegga sempre questa famiglia che sta per nascere...». Padre Pio le rispose subito: «Assistervi e proteggervi me lo assumo come un mio primo dovere: voi siete la mia famiglia!». Parole splendide, parole consolanti e confortanti!


La Madonna di Loreto
È certamente molto significativo che la Madonna di Loreto abbia occupato un posto particolare nella vita di Mamma Licia e di Papà Settimio.
Proprio la Santa Casa della Sacra Famiglia a Loreto è alla radice feconda di ogni casa e di ogni famiglia cristiana. La Famiglia di Nazareth, infatti, è il modello divino della famiglia, e ogni visita alla Santa Casa di Nazareth, che si trova a Loreto, non può non essere fonte di benedizione per ogni famiglia.
Quando la famiglia Manelli dimorava a Fiume, ogni anno, in estate, non mancava mai il viaggio a San Giovanni Rotondo, per incontrare padre Pio. Il viaggio, però, era molto lungo, ed esigeva perciò una sosta a Loreto per visitare la Santa Casa di Nazareth con la venerata statua della Madonna Nera.
Tenendo presente che quasi ogni anno Mamma Licia aveva un neonato in braccio, la visita annuale che si faceva a Loreto offriva l’occasione felice di affidare ogni volta alla Madonna di Loreto il neonato di turno, facendolo poi benedire anche da padre Pio a San Giovanni Rotondo.
Nell’anno della mia nascita, invece – 1° maggio 1933 –, capitò di andare due volte dalla lontanissima città di Fiume (nella Venezia Giulia) a San Giovanni Rotondo, prima della mia nascita e dopo la mia nascita, e così venni offerto alla Madonna e a padre Pio due volte: prima nel grembo della mamma, e poi fra le braccia della mia mamma.
Come non pensare alla ricchezza delle benedizioni che la Madonna di Loreto effondeva ogni volta sul papà e sulla mamma per la famiglia che cresceva fecondamente di anno in anno? La Madonna e san Pio! Queste sono le sante devozioni della famiglia cristiana che Papà Settimio e Mamma Licia hanno trasmesso anche ai loro figli.


Le prime Comunioni da padre Pio
Il “sensus fidei” nel popolo di Dio è un tesoro nascosto, potrebbe dirsi, da cui possiamo trarre gioielli di vita spirituale che abbelliscono e arricchiscono la nostra vita cristiana più genuina. Uno di questi gioielli, per Mamma Licia, d’accordo e spinta da Papà Settimio, è stata la sua preoccupazione di far ricevere a ognuno dei tredici figli viventi la prima Comunione da padre Pio da Pietrelcina.
Fin dall’inizio, Mamma Licia, ricordando la bellezza e dolcezza della sua prima Comunione fatta a Nembro, suo paese natale in provincia di Bergamo, si è sempre preoccupata di dare anche ad ognuno dei figli questa grande gioia, tanto più che a dare la prima Comunione era padre Pio, considerato il Santo della nostra famiglia.
Mamma Licia stessa si faceva catechista per insegnare ai figli il catechismo della prima Comunione, anche se i figli avevano 5 o 6 anni di età, dal momento che padre Pio era ben contento di dare la prima Comunione anche ai bambini di 5 anni, purché preparati.
È stato un vero gioiello di grazia questo dono di Mamma Licia fatto ad ogni figlio, grazie a quel “sensus fidei” di cui le anime di Mamma Licia e di Papà Settimio erano veramente piene.
Una prova per Mamma Licia!
Anche nei riguardi di san Pio da Pietrelcina non mancarono a Mamma Licia alcune di quelle prove dolorose che fanno parte del cammino di perfezione cristiana nella salita del monte Calvario.
Se ben ricordo, ecco che cosa mi capitò negli anni ’60. Recatomi a San Giovanni Rotondo, dove si trovava la mia famiglia per l’estate, la mamma mi disse che stava soffrendo molto a causa di padre Pio.
Perché?... La sua risposta fu questa: «Non so perché, ma mi accorgo che padre Pio, quando mi vede, mi guarda brutto... e ciò non può non farmi stare male».
Per alcuni giorni, infatti, notai che Mamma Licia realmente soffriva, era sotto prova, e non sapeva che cosa fare, perché anche l’intera famiglia risentiva della sua sofferenza, pur assicurandole che padre Pio, invece, non la guardava mai “brutto”.
Un pomeriggio mi trovavo all’interno del convento dei padri cappuccini, e nel corridoio del convento vedo padre Pio che sta da solo. Mi avvicino immediatamente a lui e gli dico: «Padre, che cosa debbo dire a mamma che sta molto soffrendo perché è convinta che quando lei la vede, la guarda “molto brutto”?».
Padre Pio, sorpreso, mi risponde subito con queste parole: «Che cosa dice la mamma?... Sta soffrendo perché io la guardo “molto brutto”?... – e qui la sua voce era commossa – Ma io la guardo tanto bello... Povera mamma, con tanti figli da allevare!».
Appena riferite a Mamma Licia queste parole di padre Pio, immediatamente la prova scomparve, e mamma si rasserenò lietamente.


Mamma Licia e il fazzoletto “sacerdotale” a Stefano
Nei mesi di preparazione alla mia ordinazione sacerdotale, da farsi nella chiesa di san Francesco Saverio alla Garbatella (a Roma) – che era la parrocchia della mia famiglia –, Mamma Licia si preoccupò di regalarmi qualcosa in particolare, che servisse alla celebrazione della mia ordinazione sacerdotale.
Quando Mamma Licia venne a sapere che occorreva, in particolare, un fazzoletto per legare le mani appena unte dell’olio della consacrazione sacerdotale, volle impegnarsi a ricamare questo fazzoletto con tutto il suo cuore di mamma e con tutta la sua arte di fine ricamatrice.
Ella, infatti, fece rapidamente un bellissimo disegno di simboli eucaristici, e lo ricamò delicatissimamente. In più, volle che tutti i membri della famiglia cooperassero al lavoro del ricamo mettendo, ciascuno, almeno qualche punto di ricamo sul fazzoletto così prezioso. Ella, infatti, iniziò a impegnare papà a mettere qualche punto di ricamo sul fazzoletto, fino all’ultimo fratellino di 5 anni.
Tutta la famiglia, quindi, era presente in quel fazzoletto, e fa pensare al bellissimo pensiero materno di Mamma Licia per le “cose di lassù” che il mondo non può affatto capire. 


Mamma Licia, terziaria francescana!
Una delle grandi grazie ricevute da Mamma Licia è stata quella di diventare terziaria francescana nel gruppo del Terz’Ordine Francescano presente nel convento dei padri cappuccini di San Giovanni Rotondo. Papà Settimio, invece, era diventato terziario francescano molti anni prima, nella città di Fiume, dove era apprezzatissimo dai padri francescani, e scriveva anche articoli sulla rivista dei francescani.
Il gruppo del Terz’Ordine Francescano, a San Giovanni Rotondo, aveva la grazia di essere guidato personalmente dallo stesso padre Pio da Pietrelcina, e si conserva ancora, come una reliquia, la pagellina della vestizione di Mamma Licia terziaria francescana, firmata dallo stesso padre Pio.  
Nei frequenti viaggi, almeno mensili, da Lucera a Foggia e a San Giovanni Rotondo, Mamma Licia partecipava ogni volta agli incontri del Terz’Ordine Francescano, e non mancava di apprendere come vivere santamente la vita di terziaria francescana, con i consigli e le esortazioni che riceveva direttamente da padre Pio.
La vita di preghiera e di sacrificio di Mamma Licia, infatti, giorno dopo giorno, si svolgeva e si consumava nell’esercizio continuo della pratica delle virtù cristiane, raggiungendo ella, in tal modo, anche quella eroicità delle virtù che è propria dei santi e delle sante terziari, conoscendo ella molto bene anche la vita di santa Elisabetta, regina d’Ungheria, patrona del Terz’Ordine Francescano con san Luigi, re di Francia. 


Incontri frequenti con padre Pio
Papà Settimio, ottenuto – nel 1935 – il trasferimento di cattedra per l’insegnamento nella scuola di Lucera (in provincia di Foggia), si spostò con l’intera famiglia ed ottenne, in tal modo, il grande vantaggio di trovarsi a vivere molto vicino a San Giovanni Rotondo, dove c’era san Pio da Pietrelcina.
Da Lucera a Foggia-San Giovanni Rotondo, infatti, c’erano soltanto sessanta chilometri di distanza, viaggiando poco più di un’ora. È vero che fino agli anni ’50 le strade e i mezzi di trasporto pubblici erano un... pianto; ma, nonostante ciò, almeno una volta al mese l’intera famiglia si trasferiva a San Giovanni Rotondo per incontrare padre Pio, confessarsi da lui, partecipare alla sua Santa Messa e ricevere da lui la santa Comunione. Era un bagno salutare di grazie e di benedizioni per tutti.
È divertente oggi ricordare quei viaggi che diventavano anche drammatici, da Foggia a San Giovanni Rotondo, per riuscire a tenere a bada, nella nostra famiglia, sette-otto-nove-dieci figli, per riuscire a salire sull’unico autobus affollatissimo, che partiva da Foggia, per andare a vivere in una o due stanze, in una pensione familiare del paese, per andare la mattina presto alla chiesa dei cappuccini, facendo due chilometri a piedi su una strada di terra battuta, cercando di arrivare in tempo per la celebrazione della Santa Messa di padre Pio.
Per papà e mamma, il muoversi dell’intera famiglia doveva essere ogni volta un piccolo dramma da vivere, ed è certo che non sono mancate grazie speciali di assistenza per far andare bene le cose. Non per nulla, del resto, la nostra era davvero la “famiglia di padre Pio”. 
Bellissimo fu un incontro con padre Pio, mentre egli stava confessando le donne al mattino. Dovendo la nostra famiglia lasciare San Giovanni Rotondo e partire, si chiese e si ottenne, per grazia a sorpresa, che il padre cappuccino facesse entrare l’intera famiglia nello spazio davanti al confessionale dove si trovava padre Pio. 
Noi stavamo tutti in ginocchio e, pochi istanti dopo, padre Pio scostò la tendina del confessionale, ci guardò, e si mise a ridere di gusto, fissandoci per diversi secondi; quindi noi tutti, d’istinto, ci alzammo e andammo vicino a lui per baciargli la mano. Io mi trovavo per ultimo, dopo papà, per baciare la mano a padre Pio, e sentii che padre Pio, guardando papà, esclamò, sottovoce, queste parole che io sentii bene: «Beato te per questa famiglia!». 


L’estate a San Giovanni Rotondo
I due mesi estivi di luglio e agosto erano i mesi che ai professori delle scuole restavano liberi dall’insegnamento per la chiusura estiva delle scuole. Papà e mamma, perciò, si preoccupavano di portare la famiglia fuori, per far cambiare aria soprattutto ai bambini. I luoghi preferiti per l’estate erano Roccaraso o Pineto, in Abruzzo, oppure San Giovanni Rotondo sul Gargano.
Roccaraso era un paesino di alta montagna dall’aria balsamica, ideale per fare belle passeggiate o arrampicate fra i monti alla ricerca delle sorgenti di acqua molto limpida e fresca. Bellissimi sono i ricordi di Roccaraso, oggi purtroppo diventato luogo di turismo caotico e tutto mondano.
Pineto, invece, posta sul mare Adriatico, era un paesino da sogno, vicino a Pescara, con una magnifica e molto salutare pineta sul mare. Si andava là per l’aria di mare e per i bagni al mare, su quella splendida spiaggia, dove, fino agli anni ’50, ben poche persone andavano ed erano modestamente vestite con i costumi da bagno di allora. 
San Giovanni Rotondo è stato il nostro luogo preferito al di sopra di ogni altro per le ricchezze di ordine spirituale che vi trovavamo stando vicini a padre Pio. E la poesia dei ricordi più belli si fa tanto più dolce riandando ai nostri luoghi di abitazione in case di campagna, non distanti dal convento di padre Pio, piuttosto isolate, con molto verde attorno per far correre e scorrazzare i ragazzi.
Erano belle soprattutto le ore del vespro, quando papà e mamma, seduti, vedevano i figli sul prato impegnati a giocare, a correre, a gridare... Ancora più, era bello sentirli cantare in coro i canti sacri e soprattutto i canti alpini, facendo arrivare l’eco delle loro voci addirittura fino al convento di padre Pio, che definì la nostra famiglia una “famiglia di canterini”...


L’ultimo saluto alla morte di padre Pio: miracolo!
La notizia della morte di padre Pio fu per noi un vero “fulmine a ciel sereno”!
Noi eravamo tranquilli sulla morte futura di padre Pio, perché da parecchio tempo si sentiva dire in giro che padre Pio avrebbe raggiunto i 90 anni di età. 
E, invece!... Dovemmo tutti rassegnarci subito alla verità e alla realtà delle cose, venendo a conoscere la morte anticipata del nostro Santo, e dovendo dunque disporci presto all’ultimo saluto a lui.
Due giorni dopo la notizia della morte di padre Pio, papà e mamma arrivarono da Roma a San Giovanni Rotondo. Io mi trovavo già lì da cinque giorni per la celebrazione del 50° delle stigmate di padre Pio, e sarei dovuto partire proprio quella mattina del 23 settembre 1968, per ritornare nel mio convento.
L’arrivo di papà e mamma da Roma fu molto tranquillo. Sofferenti ambedue per la morte di padre Pio, li trovai tuttavia molto sereni. Papà mi parlò subito della “gloria nei Cieli” per padre Pio, a coronamento della sua vita santa e crocifissa sulla terra. Mamma Licia lo considerava già “beato” fra gli angeli e i santi del Paradiso, dove un giorno avrebbe accolto anche noi, la sua “famiglia”.
Rimasi ben contento di questo loro stato d’animo non solo sereno, ma anche sopraelevato alle realtà divine dell’Aldilà che attende chi vive santamente sulla terra. Ma intanto mi premeva che papà e mamma potessero stare molto vicini alla salma di padre Pio, esposta nella bara aperta, ma protetta con uno sbarramento da parte di diversi padri cappuccini, attenti a permettere soltanto che i pellegrini scorressero davanti alla salma di padre Pio, ai suoi piedi, per salutarlo pregando.
Così stava già scorrendo la lunghissima fila di pellegrini che stava arrivando davvero da ogni parte del mondo (con gli aerei...). Papà e mamma, però, non potevano stare né fare la lunghissima fila, e stavano vicino a me, a poca distanza dalla salma ben controllata dagli austeri padri cappuccini.
Papà e mamma stavano vicini a me, ma io non sapevo proprio che cosa fare per avvicinarli direttamente alla salma di padre Pio, che era a poca distanza da me. Essi erano fra i primi figli spirituali del Padre, ma come fare perché potessero dargli l’ultimo saluto?... Ad un certo momento, però, vedo un frate francescano che non conoscevo, e questi si rivolge proprio a me, pensoso, e mi chiede, con un fare molto dolce, di che cosa ho bisogno, e subito gli dico la pena che ho per fare avvicinare papà e mamma, anziani, alla salma di padre Pio, quali suoi figli spirituali fin dai primi tempi. Quel frate sconosciuto, immediatamente, con gioia, mi disse: «Ci penso io».
Immediatamente, egli fece avvicinare papà e mamma alla salma di padre Pio e li spinse in avanti accanto ad essa – papà alla destra, e mamma alla sinistra di padre Pio –, tenendosi essi per mano, sul petto di padre Pio, restando fermi, in preghiera tranquilla e serena. Stettero così, fermi, tenendosi per mano sul petto della salma di san Pio per circa dieci minuti, mentre io stavo in fondo alla salma, osservando l’incredibile scena di papà e mamma, commosso fino alle lacrime!
E i padri cappuccini che erano i guardiani della salma di padre Pio, perché non intervennero a impedire quella scena?... L’unica risposta possibile era che papà e mamma, per miracolo davvero speciale, erano stati resi “invisibili” ai padri cappuccini guardiani della salma. Non si può spiegare diversamente il silenzio completo dei frati messi a guardia rigorosa della santa salma di padre Pio; e quel frate francescano sconosciuto che mi disse che avrebbe provveduto lui a mettere papà e mamma tanto vicini alla salma di san Pio, mi si rivelò con il carissimo nome di sant’Antonio di Padova!  

Nota
1) “Mucciarella”: era il gergo familiare con cui i bambini chiamavano “nascondino” [ndr]. 

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