SPIRITUALITÀ
30 minuti con se stessi | La bontà: il volto dell’amore
dal Numero 18 del 7 maggio 2023
di Don Mario Proietti

Si confonde spesso la virtù della bontà con il buonismo o con una mera bontà umana. La nostra bontà, invece, deve rispecchiare quella del Signore...

Anima che ami il Signore, voglio dirti qualche cosa sulla bontà o benevolenza. Anzitutto, non confondere la bontà con il buonismo: ciò è tipico dei caratteri deboli. In verità, spesso si reputa buono chi compiace, chi asseconda tutto e chi sorvola su tutto, ma tu non fermarti davanti a queste manifestazioni, penetra invece le motivazioni che portano a tali azioni.
Spesso si incontrano uomini che godono della reputazione di essere buoni, perché sono persone abbordabili, che non dicono mai di no, che si entusiasmano di tutto, che assecondano ogni voglia altrui; ma non bisogna ritenerli buoni fintanto che non si saranno sperimentati i frutti delle loro azioni.
La bontà, per essere un vero frutto dello Spirito Santo, si manifesta attraverso due azioni sempre unite: la gentilezza dei modi, della voce, del portamento e del tratto, affiancata alla decisione ferma, convinta, fondata, ben informata e spiegata.
Quando la bontà è frutto dello Spirito Santo non si avvilisce dinanzi alle difficoltà, non viene meno nella prova e non muta di fronte al nemico.
La bontà si presenta in due forme: bontà riferita all’uomo e bontà riferita a Dio. La tua bontà, se desideri che provenga dal Signore, deve respirare le qualità della bontà di Dio, altrimenti essa sarà gretta, interessata, calcolatrice, dannosa perché non educativa.
La bontà umana si manifesta gioiosa nei confronti dei potenti, degli adulatori, dei fidati, degli amici, dei conoscenti e si nasconde davanti ai deboli, agli indifesi, agli ingiusti, ai nemici, ai persecutori, agli estranei. Tu stesso vedi come molti uomini ricevono sempre grande stima, massima fiducia, profondo ossequio e affabili sorrisi pur dimostrandosi fallimentari in molte cose, mentre altri sono sempre trattati male, umiliati, derisi, offesi e scoraggiati pur essendo meritevoli.
Conoscevo un uomo che appariva amabile nei modi, gentile nelle parole, preciso nel comportamento e perfino dotto; l’ho considerato tale fintanto che non seppi come stava gestendo il suo incarico. Utilizzava i suoi dipendenti in funzione dei suoi interessi, affabile con chi aveva amici potenti, scontroso e irascibile verso chi non gli ispirava fiducia. Mandava ad altro incarico le stesse persone, tenendosi cari quanti opponevano resistenza. In privato sbraitava con chi miagolava e miagolava con chi sbraitava, rovinò la vita a molti e non riuscì a far emergere il meglio di ciascuno.
Comprendi, o anima felice, come non può essere separata la bontà dai doveri del proprio stato?
La tua bontà rispecchi quella del Signore quando ti dice di non amare solo coloro che ti amano e di non rendere i servizi solo a chi può ricambiare (cf Mt 5,38-48).
A cosa serve l’essere dolce e benevolo con chi ti approva e scontroso e poco benigno con chi ti è contrario, di fronte a freddezze, a ingratitudini, a offese, e talvolta perfino davanti a piccole mancanze di riguardo, la tua bontà non si deve fermare, non si deve rinchiudere in se stessa ma devi essere sempre capace di benevolenza.
Medita la bontà del Padre celeste: «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,44-45). 
Apparso in forma u­­ma­­na, Cristo è venuto a fa­­re del bene, a mostrare il volto buono e bello del Padre, che non fa distinzioni o preferenze. 
La bontà come dono dello Spirito Santo puoi contemplarla, in particolare, nel discorso meraviglioso delle beatitudini. Da quella pagina evangelica puoi ricavare come il Signore vuole il tuo rapporto con gli altri e come Cristo mostra apprezzamento nei confronti di chi ha più bisogno. Cristo ha amato i poveri, i bisognosi, i derelitti, i piccoli, i sofferenti; così tu vivrai della bontà di Dio se saprai piegare il tuo cuore e le tue attenzioni verso di loro.
La bontà come dono dello Spirito Santo è il prendersi cura con tutte le forze di ogni cosa che ti è affidata. Mi chiederai cosa ti sia stato affidato; ti rispondo che tutto ciò che sfiora la tua mano è un dono che il Signore ti affida, non farti sfuggire nulla ma arricchisci tutti perché puoi fare molto. 
La tua capacità di bontà non te la sei data tu, ma proviene dal Padre, è Lui il solo buono. Osserva il modo di essere buono del Signore: si prende cura degli uccelli, dei fiori del campo (cf Mt 6,25-33), non permette che un solo capello del nostro capo cada senza che Lui lo sappia (cf Mt 10,30), fa nascere il sole sui buoni e sui cattivi e assiste tutti continuamente (cf Mt 5,45). 
La bontà diventa il volto più prossimo dell’amore, un amore che non sa offendere, non sa ghettizzare, sa rimproverare e, soprattutto, sa recuperare. 
Gesù è stato buono con tutti. Con la Maddalena, che va da Lui con tante speranze nel cuore e che alla fine non resta delusa perché assapora il dolce incontro dell’anima con Dio. E Gesù perdona e difende colei che lo ha offeso; fossimo noi capaci di difendere chi ci ha offeso! 
Ricorda il miracolo di Nain: quel miracolo non era stato richiesto, ma il cuore di Dio va oltre ciò che gli è chiesto; Lui vede quella povera donna che piange dietro a suo figlio: lei vedova, il figlio unico, una scena straziante; Gesù si commuove e compie il miracolo (cf Lc 7,11-17). 
Se il tuo cuore è ricolmo della bontà del Signore, non hai bisogno che ti sia chiesto qualcosa, ma ti sforzerai di andare oltre l’apparenza per cogliere il gemito di ciascun cuore e rispondere adeguatamente.
La vera bontà, inoltre, è arricchita di affettuosità, di pazienza, di consolazione e di tenerezza; è più di un padre e di una madre. È nel momento estremo della sua vita che Gesù ci manifesta la dolcezza infinita della sua anima, della sua bontà e del suo amore quando accetta la sofferenza totale. La sua volontà di soffrire è stata il segno più bello della bontà di Dio, perché il suo amore si esprime come amore che capisce, che perdona, che scusa, che abbraccia; un amore che dimentica tutto. Ecco come Gesù ha amato e ci insegna ad amare: con una bontà dolce, con una benevolenza capace davvero di fare il bene e di spanderlo attorno a sé.
Ricorda, o anima che desideri la bontà del Signore, che non ci sarà bontà in te fintanto che non sceglierai di condividere la sorte di chi ti è affidato o di chi ti sta al fianco.
Il grande Pastore d’Israele è buono perché agisce in questo modo: «Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d’Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia» (Ez 34,10-17).  

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