SPIRITUALITÀ
30 minuti con se stessi | Il sonno delle vergini stolte
dal Numero 39 del 23 ottobre 2022
di Don Mario Proietti

Un certo torpore spirituale può cogliere chiunque sia incamminato verso la meta della santità, ma le anime fervorose, come le “vergini prudenti”, devono reagire con fermezza, perseverando nell’orazione e nella fedeltà al bene.

Anima che aneli alla benevolenza, rifletti sulla parabola delle dieci vergini che dice: «Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono» (Mt 25,5). 
Non hai notato che il Signore accomuna alla stessa sorte sia le sagge che le stolte? Tutte dormono perché appesantite dall’attesa e dal ritardo dello Sposo. Come interpretare questo cedere al sonno di queste vergini?
Il primo pensiero va subito alla morte che coglie ogni uomo, sia buono che empio, sia stolto che saggio, sia santo che peccatore. Tutti dovranno fare l’esperienza di questo sonno. Ma perché considerare la morte un sonno? Questa immagine della morte come un profondo sonno da cui si verrà svegliati alla fine del tempo ci viene dalla Sacra Scrittura che rivela, con questa espressione, la realtà biblica della morte: «Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché non mi sorprenda il sonno della morte, perché il mio nemico non dica: “L’ho vinto!” e non esultino i miei avversari quando vacillo» (Sal 13,4-5). «Tu fai ritornare l’uomo in polvere e dici: “Ritornate, figli dell’uomo”. Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l’erba che germoglia al mattino; al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca» (Sal 90,3-6). 
Osserva come questo concetto è espresso anche nel secondo libro dei Maccabei, in riferimento all’episodio in cui Giuda Maccabeo agì per riparare il peccato dei caduti in guerra: «Se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato» (2Mac 12,45).
Anche Gesù disse della morte che è un sonno; Lazzaro si era “addormentato” e Lui andava a svegliarlo: «Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo”. Gli dissero allora i discepoli: “Signore, se si è addormentato, guarirà”. Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno» (Gv 11,11-13). Come vedi, il dormire delle vergini può essere riferito anche alla morte proprio a motivo della futura risurrezione, che sarà, anche per il corpo, un risveglio alla vita beata o alla vita di condanna. Perciò, o anima devota, ricordati che ci sarà un tempo in cui tra le tribolazioni di questa vita dovrai aspettare e sperare, da un momento all’altro, l’arrivo del Signore e non dovrai farti trovare impreparata a questo incontro.
Detto ciò, la morte non esaurisce il significato allegorico del sonno delle vergini. Il Vangelo di Matteo, infatti, offre un insegnamento che appartiene alla vita della Chiesa, una vita che vive “un già” di santità ed anche un’attesa del compiersi del “non ancora” di questa pienezza. Visto in questa prospettiva ecclesiale, il sonno delle Vergini allude anche al torpore spirituale e alla freddezza dell’anima causati dalla stanchezza spirituale.
San Paolo, in più riprese, sollecita il cristiano a svegliarsi, a scuotersi da questo torpore: «Non dormiamo come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri» (1Ts 5,6). E ancora: «È tempo ormai di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti» (Rm 13,11).
Ma non credere che questo sonno sia uguale per tutti. Già la parabola ci presenta una differenza tra il sonno delle stolte e quello delle sagge. Le vergini stolte si abbandonano a un sonno che prende anche il loro cuore, mentre le sagge, anche se si assopiscono, hanno il cuore vigile, che attende l’arrivo dello Sposo. Il loro cuore è desto e pronto: l’annuncio dell’arrivo dello Sposo non le deprime e non le agita, ma subito ricevono da quel grido, udito nel cuore della notte, la certezza che quel ritardo non aveva recato loro danno perché le loro lampade non si erano spente.
Il sonno delle vergini è, quindi, il rallentamento o la cessazione dei regolari esercizi di pietà e dell’attesa di Cristo. Queste vergini hanno trascurato l’uso dei mezzi di grazia che Dio ha provveduto per loro come il culto, i sacramenti, la preghiera, la lettura, la meditazione sulla Parola di Dio. 
Abbiamo visto, negli articoli precedenti, come la notte oscura dell’anima porti a questo rallentamento e appesantimento anche della preghiera; tuttavia essa non dev’essere interrotta, ma bisogna perseverarvi nonostante le difficoltà e ripugnanze.
Una volta, un’anima amata dal Signore mi chiese se avesse dovuto pregare anche quando non ne avvertiva il desiderio. Le risposi che non si deve mai cessare di pregare, anche quando il pregare diventa molto faticoso e difficile col venir meno del desiderio e del sentimento.  
 

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