SPIRITUALITÀ
30 minuti con se stessi | Dove sboccia la vera gioia
dal Numero 27 del 17 luglio 2022
di Don Mario Proietti

La gioia ha le sue fondamenta in Dio, anzi è Dio stesso e la Chiesa può offrirti questa gioia che cerchi. Se vuoi fare la tua vera fortuna e giungere al vero successo, ascolta i consigli amorevoli della Chiesa e lasciati guidare alla fonte della vera gioia.

Anima capace di gioire della vera gioia, ti esorto a cercare la gioia la dove essa si nasconde. Non pensare che quanto ti dirò non sia già stato frutto di ricerca per gli uomini antichi, ma essi non giunsero ad uniformare il desiderio della gioia che premeva nell’animo ad una vita di gioia, perché essi non conoscevano Gesù.

Tu però osserva come la ragione dell’uomo, quando non è schermata da ideologie e vane pretese, possa intuire l’essenza spirituale da cui proviene la vera gioia. Ascolta il contenuto della Lettera che Seneca scrive all’amico Lucilio, guarda come la ragione intuisce la residenza della gioia: «Desidero che non ti manchi mai la gioia, anzi che ti nasca in casa; e nascerà, purché essa sia dentro di te. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore, sono esteriori e vane; almeno che tu non creda che uno sia allegro solo perché ride. È lo spirito che deve essere allegro ed ergersi pieno di fiducia al di sopra di ogni evento. Credimi, la vera gioia è austera.

Pensi forse che qualcuno possa, con volto gioviale e spensierato, disprezzare la morte, aprire la porta alla povertà, tenere a freno le passioni, esercitarsi a sopportare il dolore? Chi medita su queste cose, sente nell’intimo una gioia grande, anche se poco appariscente. 

Vorrei che tu possedessi questa gioia, essa non ti verrà meno, una volta che ne avrai trovato la sorgente. I metalli di scarso valore si trovano a fior di terra; quelli preziosi si nascondono nelle profondità del sottosuolo, ma daranno una soddisfazione più piena alla tenacia di chi riesce ad estrarli.

Ti scongiuro, o Lucilio, fa la sola cosa che può darti felicità: disprezza e calpesta codesti beni che vengono dal di fuori, che ti sono promessi da questo o che speri da quello; mira al vero bene e gioisci di ciò che ti appartiene. Mi domandi: che cosa mi appartiene? Sei tu stesso e la parte migliore di te! Anche questo nostro povero corpo consideralo una cosa piuttosto necessaria che importante. Esso tende ai piaceri vani e passeggeri, seguiti poi dal pentimento e destinati, se manca il freno di una grande moderazione, a passare al loro contrario: intendo dire che il piacere sta in bilico, e se non ha misura si volge in dolore. Ma è difficile avere il senso della misura riguardo a ciò che si crede un bene. Solo il desiderio del vero bene, per quanto grande, è senza pericoli. 

Mi chiedi che cos’è questo vero bene e dove ha origine? Te lo dirò: nasce dalla buona coscienza, dai pensieri onesti e dal retto operare, dal disprezzo degli avvenimenti fortuiti, dal sereno e costante sviluppo di un’esistenza che batte sempre la stessa via» (Lettera n. 23).

Già Seneca, uno dei maggiori pensatori della letteratura antica, ti rimanda a trovare la gioia dentro di te, perché è in te che essa abita. Essa non viene dalle cose della terra né dalle vittorie che l’uomo può conseguire. La gioia è un sentimento interiore del tuo intimo rapporto con te stesso, con Dio, con l’uomo, con la creazione ed essa è composta e non urlata.

La gioia, nella sua etimologia greca di “chara”, è riferita il più delle volte a quella gioia che ha la sua base nel sentimento religioso dell’uomo. È un piacere senza corpo, che però non lo nega ma, accettandolo, lo supera. 

Non credere che essa possa giungere a te dall’approvazione che avrai del popolo o dal successo delle tue imprese, gli altri non possono darti la gioia né possono togliertela.

Per sperimentare la vera gioia devi guardare dentro di te, nel tuo cuore; guarda come ti esorta il Santo Padre Paolo VI nella Gaudente in Domino: «Giovani cristiani del nostro tempo, vi invito a rendervi attenti ai richiami interiori che vi pervengono. Elevate il vostro sguardo, il vostro cuore, le vostre fresche energie verso le altezze, ad affrontare lo sforzo delle ascensioni dello spirito. Dalla Chiesa attingete la gioia profonda e liberatrice della Verità. Questa è la gioia che vi offriamo. Essa si dona a chi l’ama tanto da cercarla tenacemente. Disponendovi ad accoglierla e a comunicarla, voi garantite nello stesso tempo il vostro personale perfezionamento secondo il Cristo, e la prossima tappa storica del popolo di Dio».

La gioia ha le sue fondamenta in Dio, anzi è Dio stesso e la Chiesa può offrirti questa gioia che cerchi. Se vuoi fare la tua vera fortuna e giungere al vero successo, mettiti nei consigli amorevoli della Chiesa e lasciati guidare alla fonte della vera gioia.

Come prima cosa provvedi a promuovere le condizioni che agevolano in te il frutto del tuo essere abitato dallo Spirito: combatti il chiasso, elimina la fretta, non accelerare il ritmo della tua corsa, non seguirne il suo passo perché essa richiede di non fermarsi mai a domandarsi il perché del tuo correre.

Ecco perché Seneca dice a Lucilio che molti muoiono prima ancora di iniziare a vivere, perché è tanto frenetico il movimento che ti porta che non ti rendi conto di stare a vivere e molti giungono alla morte come coloro che sono stati condannati a vivere.

La seconda cosa che provvedi a preparare è di non impegnare il tuo cuore con l’odio, il rancore, l’indifferenza, la gelosia o l’invidia perché la gioia che il Signore fa fiorire in te richiede molto spazio e può occupare quello che oggi riservi a ciò che la nega.

Mi chiedi quali sono le caratteristiche della gioia, ti rispondo che sono molte, ma tu soffermati su queste che la Chiesa ti dà.

Essa è il segno di quel Regno che tu chiedi al Padre nella preghiera, nata che è nel tuo cuore ti chiede responsabilità, non si impone ma si espande dall’amore, tocca il presente ma ti proietta continuamente al suo compimento finale.

«Non temete, vi annunzio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi vi è nato un Salvatore» (Lc 2,10). L’arrivo di Gesù fu un’esplosione di gioia, perché Lui è la gioia, la speranza e la salvezza dell’uomo. Accogliendo Gesù parteciperai di questa gioia che non ti abbandonerà più. Tutta la Bibbia è piena di gioia, perché tutta la Scrittura s’incamminava a quella pienezza del tempo dove l’uomo avrebbe gioito del suo riscatto dall’iniquità. 

Non staccarti mai dall’amore perché la vera gioia, cioè la gioia cristiana, è intrisa di amore, di quell’amore che è frutto dello Spirito Santo e perciò è una gioia diffusiva. Non puoi chiuderla dentro qualche forziere bancario, o dietro alte mura, o nei fragili argini del cuore, la gioia vera è profonda, ma non può restare nascosta. Traspare dai tuoi occhi, dal tuo volto e ne fanno esperienza anche coloro che ti passano vicino. Essa coinciderà con la tua serenità di spirito, con il tuo ben stare con gli altri e ribollirà e sobbalzerà di quella comunione ecclesiale e fraterna.

Se il tuo cuore respira della vera gioia, non amerai isolarti, anche se essa ti farà cercare molti silenzi per meglio vibrare in te. Se il tuo cuore respira della vera gioia, non ti mancherà la tenerezza nei tratti, nei modi e nel parlare, saprai commuoverti dinanzi ad un fiore e solo anche il pronunciare il nome di Gesù ti susciterà bella commozione e non ti curerai se dinanzi a folle immense, la tua parola si fermerà in gola.

La vera gioia non si rallegra del male altrui, non ricerca punizioni al peccatore, non spinge a mete di un momento, non ricerca il piacere di un giorno, non aspira a ciò che è puramente umano.

In tutto il Vangelo traspare questa carica di gioia: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11); «Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7); «Voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia» (Gv 16,20); «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt 13,44). 

La gioia abita nel profondo del tuo credere perché consiste nella tua vita nascosta con Dio. È la gioia che nessuno ti può estirpare perché nessuno ti può impedire di amare il Signore e i fratelli anche in quelle situazioni che tutti definiscono impossibili. Ti ho detto anche che essa è una responsabilità, devi, dunque, esercitarti nella gioia. Lo puoi fare sconfiggendo continuamente la tentazione allo spirito di tristezza che sempre ti minaccia. 

Mi chiedi, allora, come puoi possedere questa gioia? Amando gli altri come Gesù ci ha amati, vivendo in una totale donazione agli altri senza cercare alcuna gratificazione di sorta.

Quando ti doni nella fede e sei in comunione nella Chiesa con Gesù, allora nasce in te questa gioia. Dall’amore con cui amerai Dio e i fratelli, nasce la vera gioia e nasce anche la tua vera vita. Allora i momenti difficili non ti spaventeranno perché il tuo cuore sprigionerà quel senso di serenità che coinvolgerà tutti e la gioia, dono del Signore, diventa in te la stessa cosa che è nella Chiesa: misericordia, perdono, accoglienza e intenso legame di preghiera. 

La tua gioia saprà rispettare gli stati d’animo di tutti, non ti limiterà dinanzi alla sofferenza dell’altro ma ti coinvolgerà per aiutarlo a superare la tristezza.

La gioia è condivisione, essa ti fa sussurrare il tuo amore agli orecchi più disparati e non solo ascolteranno che dirai loro che gli vuoi bene, ma sperimenteranno pure che quello che dici è vero. Sentirsi voluti bene è il seme che cala nelle profondità del cuore d’ogni uomo, è il seme che fa germogliare il gran frutto della gioia. Ecco perché il Vangelo ti ricorda sempre che Dio ti ama, scopriti amato e non ti mancherà la gioia.

Il vero discepolo non volge mai indietro lo sguardo; egli vive nell’attesa gioiosa del suo Signore perché è Lui che ci ha comandato di gioire. Se credi che il Signore ti ama e tu lo ami allora sperimenterai la gioia, ed essa non potrà venire meno anche quando sembra tramontare la vita perché l’amore gioisce per la venuta dell’amato. Vive di questa gioia chi aspetta il ritorno del Signore. 

Anima che attendi gioiosa il ritorno del Signore, ti ho detto molte cose sulla preghiera e sulla gioia, nelle settimane che seguiranno ti dirò di non fermarti alle prime soddisfazioni che la preghiera produce. Proverò a farti vedere come nella fede diventa importante anche l’aridità e la tenebra. È la notte dell’anima in cui la sposa dice: «Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amato del mio cuore; l’ho cercato ma non l’ho trovato» (Ct 3,1). Sembrerà di perdere tutto, anche la fede.

Ma tu non spaventarti, continua a cercare il tuo Sposo, Lui ama nascondersi per farsi trovare. Lui ama sussurrare al tuo cuore, dopo tanta pena e tanta notte, le più tenere parole che possa pronunciare e che tu aneli a sentire nel tuo tanto cercare: «Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo […]. Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia» (Ct 4,1.7).

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