SPIRITUALITÀ
Quando la Chiesa è prospera, è in ginocchio davanti all’Eucaristia
dal Numero 24 del 26 giugno 2022
di Paolo Risso

«Se l’Eucaristia è tutto – afferma il celebre passionista padre Zoffoli –, è anche tremendamente vero: o l’Eucaristia o il nulla». Senza l’Eucaristia si dissolve il Sacerdozio, la gerarchia, il deposito della Fede; mentre con l’Eucaristia rifiorisce la Chiesa e rinasce l’uomo a immagine di Cristo.

L’enciclica Ecclesia de Eucharistia pubblicata dal Santo Padre Giovanni Paolo II il 17 aprile 2003, Giovedì Santo, riafferma in stile chiaro e autorevole il dogma della Presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare e la sua realtà di Sacrificio offerto in adorazione a Dio e in espiazione dei peccati e per la salvezza del mondo.

Presenza e sacrificio

Ci sembra di trovare il cuore di questa enciclica là dove al capitolo 11, il Papa scrive: «La Chiesa ha ricevuto l’Eucaristia da Cristo suo Signore, non come un dono prezioso tra tanti altri, ma come il dono per eccellenza perché dono di Se stesso, della sua Persona, nella sua santa Umanità, nonché della sua opera di salvezza. Questa opera di salvezza non rimane confinata nel passato, giacché tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che Egli ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell’eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi».

Il Papa continua, contemplando e illuminando: «Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, Memoriale della morte del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è realmente presente e si effettua l’opera della nostra Redenzione. Questo Sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo lo ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi, come se fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente. Questa è la fede di cui le generazioni cristiane hanno vissuto lungo i secoli. Questa fede, il Magistero della Chiesa ha continuamente ribadito con gioiosa gratitudine per l’inestimabile dono».

Che cosa dobbiamo fare davanti a questo dono?

Il Papa risponde: «Desidero ancora una volta richiamare questa Verità, ponendomi con voi in adorazione davanti a questo Mistero: Mistero grande, Mistero di misericordia. Che cosa poteva fare di più per noi? Davvero l’Eucaristia ci mostra un amore che va fino all’estremo (Gv 13,1), un amore che non conosce misura».

Adorare Gesù Eucaristico significa riconoscere che Lui, vivo e vero, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, è presente sull’altare e si offre in sacrificio per noi e, conclusa la Santa Messa, continua a essere presente nel Tabernacolo, davvero “Dio-con-noi” (Emmanuel!), nostro Compagno e Amico di viaggio, nostro Cibo divino che ci trasfigura in Lui, Viatico per la Vita eterna, già su questa terra, fatto Vita della nostra vita.

Dono cristifico

Là dove tutto questo è vissuto, fiorisce la Chiesa, perché davvero Ecclesia de Eucharistia vivit, come afferma il Santo Padre Giovanni Paolo II, aprendo l’Enciclica; davvero inizia e si sviluppa la primavera della Chiesa, qualora davvero vivessimo questa Enciclica, su cui a suo tempo si è taciuto, non presa nella dovuta considerazione, ritenuta incomprensibile da qualcuno che non vuole saperne, preferendo argomenti sociali o civili.

Quando questa dottrina dell’Enciclica, sulla linea dei papi Leone XIII, san Pio X e il venerabile Pio XII, sia fatta conoscere, meditata e vissuta, realizzata anche nel suo capitolo 52, là dove il Santo Padre lamenta gli abusi che si commettono oggi contro l’Eucaristia, e richiama al massimo rispetto, culto e amore per Gesù Eucaristico, vedremo la novità, l’unica vera novità di cui abbiamo bisogno: nasce o rinasce l’uomo a immagine di Cristo di cui parla l’apostolo Paolo, come è chiamato a essere ogni cristiano, nella pienezza della grazia santificante.

Il dono che abbiamo dall’Eucaristia, attraverso l’offerta del Santo Sacrificio della Messa, la Comunione e l’adorazione eucaristica, è il dono cristifico: siamo resi conformi a Gesù Cristo.

Abbiamo nella mente per affermarlo le pagine e la vita dei santi scaturiti tutti dall’Eucaristia che è appunto “officina sanctorum”, e l’insegnamento di grandi esemplari teologi quali il padre Reginaldo Garrigou-Lagrange († 1964) e mons. Antonio Piolanti († 2001), forse il massimo maestro sull’Eucaristia, in Italia, nel XX secolo. Ma di questo dono cristifico, ci parlano anche giovani d’oggi che meditano questa dottrina e ne vivono con gioia e intensità il messaggio: «Gesù sul Calvario ha offerto al Padre tutto se stesso nel Sacrificio totale di sé, per ciascuno di noi. Mi ha amato come se io solo esistessi al mondo. Sull’altare Egli continua a offrire per noi il medesimo Sacrificio e ci dona ancora se stesso come alimento celeste delle nostre anime. Che fare per Lui? Dobbiamo dargli le primizie, quanto di più bello abbiamo, nel culto, negli arredi e nei paramenti sacri, nello stile davvero sacro e anche austero delle celebrazioni; occorre anzi che gli diamo noi stessi, interamente, e che ci lasciamo divinizzare da Lui. Mai avrebbe dovuto essere permessa la Comunione sulla mano, ma ora che l’emergenza sanitaria sta passando, si ritorni al più presto alla Comunione sulla lingua secondo l’uso tradizionale della Chiesa... Non siamo “maneschi” con un gioiello prezioso per paura di romperlo; tanto meno siamo maneschi con un bambino per rispetto alla sua fragilità e al suo candore. Come possiamo essere maneschi, rozzamente maneschi con Gesù-Dio?... Ma ecco la meraviglia, ecco ciò che avviene: Gesù nella Santa Messa, nella Comunione, nell’adorazione a Lui nel tabernacolo, ci divinizza. È la gioia della vita» (Piergiorgio V.).

Così parla e vive la gioventù buona, che ancora esiste là dove, pur nella odierna confusione e negazione di tutto, per un dono speciale dello Spirito Santo che si riserva “un resto fedele”, è vissuta la Verità tutta intera del Credo cattolico e si sa che cos’è la Santa Messa, la quale ha un fascino segreto, avvincente, il fascino di Colui che, senza temere smentita, ha garantito: «Quando sarò innalzato da terra [sulla croce] attirerò tutti a me» (Gv 12,31).

“L’Eucaristia è tutto”

Sono pure le menti più alte, più appassionate della Verità e più acute nell’approfondimento del mistero, che danno a Gesù Eucaristico l’ossequio totale della mente – mente luminosa e santa nello splendore della Verità –, del cuore e della vita.

Mai dimenticheremo l’impegno profuso, anche con intima e dolente sofferenza del cuore, da padre Enrico Zoffoli († 1996), passionista, nella illustrazione del dogma eucaristico e nella sua difesa contro gli abusi di singoli, di gruppi e di movimenti, con la sua predicazione, con i suoi libri, con la sua preghiera di riparazione e di amore. 

Nel 50° del suo sacerdozio (1989) scrisse il libro La Messa è tutto (Edizioni Fonti Vive, Roma), giudicato «grandioso e allettante» da mons. Piolanti, in cui appare, in tutta la sua grandezza sublime, il mistero eucaristico, presenza reale di Cristo, suo Sacrificio e compendio di tutto il Credo cattolico. A questo libro ne farà seguire altri quali Questa è la Messa. Null’altro (Segno, Udine 1994), in cui con la forza stringente dell’apologeta, scrisse: «Se l’Eucaristia non è Cristo stesso e non ripresenta il suo Sacrificio, ma soltanto un ricordo vago di Lui, un simbolo di fraternità, allora cade pure il sacerdozio cattolico voluto da Cristo per celebrarla, cade la costituzione gerarchica della Chiesa con a capo il Sommo Pontefice, si dissolve tutto il “depositum fidei”, tutto il Credo cattolico [...] e non resta più nulla. Questa è la realtà, come aveva visto e voleva Lutero».

«Allora occorre dire – qui padre Zoffoli sembrava un cherubino con la spada in pugno – che chi abusa dell’Eucaristia, fa parte di una segreta congiura che mira a distruggere l’intero Cattolicesimo. Davvero se l’Eucaristia è tutto, è anche tremendamente vero: o l’Eucaristia o il nulla».

Accanto a padre Enrico, mai dimenticheremo ciò che predicava il giovane domenicano padre Tomas Tyn (1950-1990), sacerdote e apostolo della Verità, docente di Teologia allo Studio domenicano di Bologna, il quale, nel giorno della sua Ordinazione (19 giugno 1975) per le mani del Santo Padre Paolo VI, offrì la sua vita per la libertà della Chiesa nella sua patria, la Cecoslovacchia, allora oppressa dai comunisti, e in seguito, nel 1989 rinnovò la sua offerta vittimale (così abbiamo sentito raccontare) affinché mai l’Eucaristia avesse a essere profanata dalla presa di mani scanzonate.

Di padre Tomas vorremmo ora ricordare quanto disse al riguardo in una conferenza a Bologna nell’autunno del 1985, mentre a Roma si svolgeva il Sinodo dei Vescovi nel XX anniversario del Concilio Vaticano II: «C’è stato tutto quell’affievolimento che voi sapete, della pietà eucaristica, veramente tremendo, ma vedete, il Signore non ci abbandona. Il Signore è sempre con noi nella sua divina Presenza, così commovente, così umile, così nascosta, proprio all’ultimo grado dell’umiliazione del Servo di Jahvè, come insegna Isaia: questa preziosissima Presenza nascosta sotto le Sacre Specie, l’umiltà del nostro Salvatore, il quale ha assunto la nostra natura umana, proprio per farsi umile.

Così abbiamo questa bellissima e grandissima Presenza, questa “Tenda” piantata in mezzo al suo popolo, che ci accompagna lungo il cammino del deserto, fino alla Patria celeste. Ed è così che la pietà eucaristica segna sempre i tempi forti, i migliori della Chiesa. Quando la Chiesa è prospera, è in ginocchio davanti all’Eucaristia».

«Che cosa succede invece oggi?», si domanda padre Tomas. E risponde: «Gesù Eucaristico è messo in un angolo spesso abbastanza squallido, poi non ci si inginocchia più davanti al Santissimo Sacramento. Ma io dico – e con me tutti i santi della Chiesa – l’uomo non è mai così grande come quando si fa piccolo, come quando si inginocchia davanti al Tabernacolo. Vedete ciò che è orrendo, proprio questa indifferenza, questa insensibilità davanti all’Eucaristia, e persino la profanazione dell’Eucaristia. Anche il Santo Padre stesso, Giovanni Paolo II, accennò a questi fatti (cf. Dominicae Cenae, 1980) chiedendo perdono al popolo cristiano per gli scandali causati da certi sacerdoti indifferenti nei riguardi dell’Eucaristia».

Anche quest’anno 2022, siamo arrivati alla solennità del Corpus Domini, del Corpo e Sangue di Cristo: occorre riprendere ad ascoltare questa voce, la voce dei Pontefici, dei santi, di giovani buoni, e ancora più di sacerdoti e di teologi veri ed esemplari: «Gesù, l’Uomo-Dio, è là, sull’altare e nel tabernacolo. Se Lui è là ed è tutto, tu dove vuoi andare?».

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