SPIRITUALITÀ
L’Anno di san Giuseppe | Come è diventato padre san Giuseppe?
dal Numero 2 del 10 gennaio 2021
di Padre Stefano M. Manelli, FI

Quando non lo dà la natura, dove andare a prendere un cuore di padre? Direttamente dal seno di Dio san Giuseppe ha attinto la grazia per svolgere la sua missione con paterna autorità e tenerezza.

La domanda è giusta perché san Giuseppe è diventato “padre” non secondo natura, cioè non di “sangue”, ma in modo straordinario, in quanto scelto da Dio alla missione di fare da “padre” a Gesù, il Verbo Incarnato, che è stato fatto ed è nato da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, secondo la nostra divina Fede, e che è stato sottomesso, obbedendo sempre a Maria e Giuseppe (cf. Lc 2,41-43.51); e quando Gesù è stato ritrovato nel Tempio a Gerusalemme dopo tre giorni di angosciosa ricerca da parte di san Giuseppe e della Madonna, rivolgendosi a Gesù, la Madre antepone l’autorità paterna di Giuseppe alla sua autorità materna, dicendo: «Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo» (Lc 2,48). Quando poi la gente di Nazareth ascoltò Gesù che predicava nella Sinagoga, si chiese meravigliata: «Donde a lui tanta sapienza?... Non è costui il figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22) e anche: «Di lui conosciamo il padre e la madre…» (Gv 6,42).

Di fatto, a Nazareth la paternità di san Giuseppe era indispensabile per salvaguardare e onorare la maternità di Maria; era poi indispensabile, alla circoncisione, per l’imposizione del nome di Gesù al Bambino (cf. Mt 1,21); ugualmente, era necessaria a Betlemme per la registrazione di Gesù, figlio di Davide, nei registri dell’Impero romano; era necessaria anche a Gerusalemme per la presentazione del “primogenito” al Tempio (cf. Lc 2,22-40). Come spiegare questa “paternità” di san Giuseppe, allora?

Chi ha scritto una pagina veramente ammirabile su questo punto è il celebre vescovo Bossuet, e vogliamo riportarla ed essere tutti illuminati e rafforzati nella nostra conoscenza di san Giuseppe per poterlo amare e venerare di più.

Così scrive, infatti, il Bossuet: «Quando non lo dà la natura stessa, dove andare a prendere un cuore paterno? In una parola, san Giuseppe come potrà, senza essere padre, avere un cuore paterno per Gesù? Proprio su questo punto dobbiamo capire che la potenza divina agisce in quest’opera. Proprio per un effetto di questa potenza Giuseppe ha un cuore di padre, e se la natura non lo dà, Dio gliene fa uno con le sue stesse mani. Perché di lui è scritto che volge le inclinazioni dove gli piace… Fa un cuore di carne negli uni, quando li intenerisce con la carità… Non è lui che crea in tutti i fedeli, non un cuore di schiavi, ma di figli, quando manda in essi lo spirito del Figlio suo?

Gli Apostoli tremavano al minimo pericolo, ma Dio dà loro un cuore nuovo e il loro coraggio diventa invincibile… È dunque quella stessa mano che dà un cuore di padre in Giuseppe e un cuore di figlio in Gesù. Per questo Gesù obbedisce e Giuseppe non teme di comandargli. E donde gli viene l’ardire di comandare al suo Creatore?

È che il vero Padre di Gesù Cristo, quel Dio che lo genera da tutta l’eternità, avendo scelto il divin Giuseppe per far da padre nella pienezza dei tempi al suo Figlio unigenito, ha in qualche modo riversato nel suo seno qualche raggio o qualche scintilla di quell’amore infinito che ha per il suo Figlio; ed è ciò che gli cambia il cuore, ciò che gli dà un amore di padre; cosicché il giusto Giuseppe che sente in se stesso un cuore paterno, formato improvvisamente dalla mano di Dio, sente anche che Dio gli ordina di usare un’autorità paterna, ed osa comandare a colui che riconosce per suo padrone».

Si comprende bene, da queste illuminate parole, la grazia specialissima della paternità di san Giuseppe nei riguardi di Gesù, e aveva ben ragione uno degli antichi Padri della Chiesa, sant’Efrem Siro, di scrivere con fervore di teologo e di santo queste parole rivolte a san Giuseppe: «Beato te, giusto Giuseppe, perché al tuo fianco è cresciuto colui che si è fatto bimbo piccolo per adeguarsi alla tua dimensione. Il Verbo abitò sotto il tuo tetto senza abbandonare per questo il seno del Padre… Colui che è Figlio del Padre, si chiama figlio di Davide e figlio di Giuseppe».

La venerabile Maria d’Agreda

Questa Venerabile descrive in maniera deliziosa una delle sue visioni del Bambino Gesù che, nell’uscire dal grembo materno, con il prodigioso parto verginale nella santa grotta di Betlemme, aprendo i suoi occhietti divini e portandoli su san Giuseppe, ferì l’anima del suo santo Papà verginale con una freccia del suo santo amore, e san Giuseppe, così ferito, avrebbe preferito morire mille volte anziché guarire da quella ferita d’amore divino, che lo faceva penetrare ogni giorno di più nel Cuore di Gesù Bambino con le inesprimibili sollecitudini e tenerezze che egli aveva per Lui.

San Bernardino da Siena

Nell’Ordine Francescano, san Bernardino da Siena fu il primo grande devoto e studioso di san Giuseppe. In una grande predica che san Bernardino tenne a Padova, dinanzi a un grandissimo uditorio, egli volle parlare della riconoscenza di Gesù verso san Giuseppe che fu il suo “padre” terreno, il padre verginale, il padre “putativo e nutrizio”. Quanto grande, di fatto, fu la riconoscenza di Gesù? San Bernardino, ardente di amore, così parlò, dicendo: «Se il divin Salvatore, per soddisfare alla sua pietà filiale, ha voluto glorificare la Santissima Vergine con l’Assunzione di Lei al Cielo in anima e corpo, si può piamente credere che non abbia fatto meno per san Giuseppe, così grande fra tutti i Santi, e che l’abbia risuscitato il giorno della sua Risurrezione, quando fece uscire dalla polvere della tomba tanti altri Patriarchi».

Appena san Bernardino, acceso d’amore ardente a san Giuseppe, ebbe pronunciato queste parole, successe un grande prodigio alla vista di tutti i presenti, ossia: si vide apparire sopra la sua testa una croce luminosa, come se il Cielo avesse voluto confermare con quell’apparizione ciò che san Bernardino aveva detto intorno alla risurrezione di san Giuseppe.

Altri santi Dottori della Chiesa, come san Pier Damiani, san Francesco di Sales e sant’Alfonso Maria de’ Liguori, insieme a grandi santi e teologi, ammettono questa credenza dell’assunzione del corpo di san Giuseppe, che sembra essere confermata dal fatto che di san Giuseppe si trovano chiese con diverse sue reliquie da venerare, ma in nessuna di queste chiese si trovano reliquie del suo corpo.

E anche san Pio da Pietrelcina era convinto di questa santa verità. E difatti, quando una figlia spirituale un giorno gli disse: «Padre, io credo che san Giuseppe, per quello che è stato, è in Paradiso in anima e corpo», il Padre le rispose subito: «Ci puoi credere!...».

Uniamoci anche noi ai più grandi devoti di san Giuseppe, che credono a questa anticipata risurrezione del suo corpo, presente già in Paradiso, per l’amore di riconoscenza che Gesù portò a lui, suo verginale Padre tanto ricco di amore divino, da chiedere e ottenere anche per i nostri poveri cuori.

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits