SPIRITUALITÀ
L’Anno di San Giuseppe | L’adorazione silenziosa e la custodia della Bellezza
dal Numero 49 del 27 dicembre 2020
di Corrado Gnerre

Lo sguardo adorante e innamorato posato su Gesù: è un insegnamento prezioso che san Giuseppe dona all’umanità. Lo raccogliamo, al principio dell’Anno che la Chiesa gli ha dedicato.

San Giuseppe è uno tra i santi più dimenticati, nonostante dopo Gesù Cristo e Maria Santissima non vi sia che lui.

Egli fu l’uomo che si “innalzò” agli occhi di Dio tramite il suo nascondimento, vissuto in perpetua adorazione della Bellezza che gli si offriva immensa e splendente nel volto del figlioletto Gesù e della dolcissima Vergine Maria.

Questa continua e perseverante contemplazione della Bellezza riempiva le sue giornate ed era lo slancio spirituale che lo portava a custodire gelosamente dal male i beni più preziosi che gli erano stati affidati da Dio: Gesù e Maria. La sua straordinaria gloria consistette in una ordinaria esistenza volta in contemplazione e in difesa della Bellezza.

Nel silenzio della notte di Natale, i suoi occhi erano fissi al tesoro che custodiva già con immenso amore. Così san Bernardo di Chiaravalle descrive lo stupore che invase il cuore di quell’umile falegname di Nazareth: «Lingua umana non vale a descrivere i sensi di san Giuseppe presso il Bambino Gesù e neppure un angelo saprebbe ridire la felicità del Santo Patriarca, quando Maria Santissima, volendo rendere meno duro il giaciglio al Pargoletto divino, lo pose fra le braccia di san Giuseppe. Egli lo ricevette con le ginocchia a terra dalle mani dell’Augusta Vergine, se lo strinse al seno con inesprimibile amore e rispetto, lo bagnò di lacrime, lo coprì di baci, l’offrì all’Eterno Padre come il riscatto del suo popolo, la speranza e la gioia di Israele. Oh, quanto si stimò fortunato l’umile figlio di Davide! Più ricco dei suoi antenati, in mezzo a tanta povertà egli possedeva il più prezioso tesoro del Cielo; la sua gloria eclissava tutta quella della sua stirpe. Egli poteva contemplare con i suoi occhi, stringere al suo cuore quell’Emmanuele, che Davide salutava da lontano, con gli accenti profetici, come suo Signore e suo Dio».

Quello sguardo adorante e innamorato è l’insegnamento più grande che san Giuseppe abbia donato all’umanità.

Il Natale è la Bellezza che si fa carne, si fa vita umana e palpita e sorride come solo un bambino sa fare. Festeggiare questo “compleanno” significa nient’altro che porsi, come san Giuseppe, in silenzio adorante di questa Bellezza viva; viva perché l’Incarnazione non si è mai conclusa. Una Bellezza che si pone innocentemente nelle nostre mani, attendendo con fiducioso affidamento nient’altro che un bacio o un abbraccio.

L’Innocenza stessa è venuta a farsi accarezzare dai peccatori, nella certezza che l’amore chiesto da un bambino, ossia la rivelazione della Bellezza non intaccata dal male che continua a manifestarsi e ad avanzare nel mondo quale che sia la decadenza umana, è l’arma più potente per convertire al bene un cuore ostinato, arruolandolo nell’armata luminosa di Dio.

A Natale affidarsi e affidare i nostri cari a san Giuseppe, adoratore silenzioso e custode di questa Bellezza, significa ricordare anche questo alla nostra mente e al nostro cuore intorpiditi dalla mediocrità del male: la Bellezza, la vera Bellezza che è Dio, ha una potestà immensa sui cuori e la vera gloria dell’uomo non è nient’altro che un umile servizio verso questo straordinario Incanto che ha irradiato l’intera storia dalla povera mangiatoia di Betlemme.

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