SPIRITUALITÀ
Il beato Giovanni Duns Scoto, vero francescano tutto dell’Immacolata
dal Numero 43 del 8 novembre 2020
di Mariano Fernandez Garcia

L’8 novembre ricordiamo il beato Duns Scoto, nitida stella dell’Ordine serafico. Uomo di intelligenza sottile, si è dedicato con egual passione alla pietà e alla scienza teologica: tanto più diventava dotto, tanto più diventava santo. Legato alla Vergine Immacolata da un patto segreto, bevve torrenti d’acqua viva al sacro petto di Colei che generò la Sapienza incarnata.

È utile raccontare, benché con poche parole, quale astro fulgentissimo di sapienza e di pietà sia stato Giovanni Duns Scoto, la cui fama e memoria sono in benedizione, per aver riempito e fatto risuonare il mondo intero con la sua sacra e profonda dottrina, a gloria di Cristo e della sua Immacolata Madre. Sin da quando cominciò in lui l’uso della ragione, apparve dotato di doni naturali e soprannaturali non comuni. Passò i primi anni della sua innocente giovinezza dedito alla pastorizia. Aveva imparato da un frate minore il Padre Nostro, e questa preghiera amava recitare con grande devozione, non solo in Chiesa, ma anche in mezzo ai campi, incitando i suoi compagni a pregare Dio con l’esempio e la parola. Questo gli meritò una grande stima presso i suoi coetanei e anche presso i più grandi. Molte sono le virtù che spiccavano in lui e lo resero pio e santo: l’amore alla Verità, la modestia, la mansuetudine, l’umiltà, la carità, la preghiera.

La sua vocazione di entrare nell’Ordine Serafico è dovuta ad un prodigio della grazia. È certo, in ogni modo, che, udita la voce della Madre celeste, obbedì prontamente: indossò la ruvida tunica, si cinse con una vile corda, cominciò a condurre una vita austera e umile, divenendo ben presto un modello anche per i più grandi.

Nei sacri ritiri di san Francesco, visse sotto una santissima disciplina tanto da fiorire e portare un grande frutto a tutto il mondo; si adoperò ad acquisire la sapienza tanto da diventare sapientissimo; adornò la sua vita di tante virtù, da diventare santissimo.

Si dedicava a tutti gli uffici della perfetta vita comune, ma non per questo tralasciò lo studio della Sacra Dottrina. Anzi, si impegnò tanto nella contemplazione e nello studio, da riuscire, con la luce divina, a penetrare problemi difficilissimi. La rapidità della sua intelligenza era tale, che difficilmente tutta la sua breve vita basterebbe solo a leggere gli autori che egli cita, confuta e riporta. Morì, infatti, a soli 42 anni.

Fu un uomo di intelligenza sottile e acuta fino al miracolo, fatta per le scienze speculative. Fu impegnatissimo nel ricercare la verità, e amicissimo della verità che trovava, di eccellenti costumi, splendido per la sua vita santa; non cominciava mai lo studio, senza prima dedicarsi alla preghiera.

Con il passare del tempo, cresceva in lui la forza dell’intelligenza e assieme cresceva in lui la pietà e l’amore per la divina Madre, così che, quanto più diventava dotto, tanto più diventava santo.

Scrutando più profondamente quelle verità che comunemente erano ritenute ovvie, riconosceva che molte cose gli rimanevano nascoste, e supplicava di ricevere la luce divina per intuirle più profondamente.

Così un giorno, affaticato da tanti pensieri, si mise a pregare e, alla fine, si addormentò sotto un albero. La Regina del Cielo, Maria, gli apparve, già sapendo che Scoto sarebbe diventato il fortissimo propugnatore della sua Immacolata Concezione. Lo convinse a dedicarsi agli studi e gli promise che Lei stessa gli avrebbe ottenuto con abbondanza scienza e intelligenza dall’infinita Sapienza che Ella generò nelle sue viscere, a condizione che egli promettesse di servirla fedelmente. Duns Scoto accettò, rimase fedele alla promessa e, da quel giorno, bevve torrenti d’acqua viva dallo stesso sacro seno della Vergine.

Nella stessa adolescenza, a Oxford, Scoto brillò per il progresso negli studi filosofici, tanto che sembrava superare il comune corso della natura, e da provare la verità di quella apparizione della Vergine, dalla quale ricevette quel dono singolare. Nulla era per lui tanto difficile o tanto oscuro, da non poter penetrare con la sua perspicace intelligenza.

In questo modo, la dottrina si condensava in lui come la pioggia, il suo eloquio fluiva come la rugiada, e in ogni circostanza dava esempio di buone opere: nella dottrina, nell’integrità, nella serietà, superava facilmente i migliori, tanto che i superiori, testimoni di questo fatto, lo misero a capo dei giovani studenti, quando non aveva che vent’anni, e ad essi egli insegnò dapprima la letteratura, poi le discipline filosofiche e infine quelle teologiche nell’università di Oxford, riportando tanto plauso, che in poco tempo la sua fama si divulgò al punto che masse di uditori confluivano da ogni angolo dell’Europa per ascoltarlo; nel 1300, anno in cui insegnava Scoto a Oxford, gli studenti iscritti all’università di Oxford furono più che triplicati. Non fa meraviglia perché, come attesta l’illustre Cornelio a Lapide (SJ), nel commento al libro della Sapienza (cap. 7, v. 22), dove si parla dello «spirito di intelligenza sottile», egli dice: «La Sapienza ha comunicato questo spirito di sottigliezza nella speculazione, più che ad ogni altro, a Giovanni Duns Scoto, dell’Ordine di San Francesco, il quale Ordine venera e segue Duns Scoto come suo maestro in filosofia e teologia. Perciò, egli è chiamato comunemente, Dottore Sottile. Questa sottigliezza, inoltre, gli venne in parte per via naturale dalla sottile intelligenza nella quale eccelleva, in parte per via soprannaturale, dalla Grazia e dallo Spirito Santo». Duns Scoto, che innanzitutto ricercava la massima santità, non poteva non essere sapientissimo. A cosa ci serve, infatti, conoscere il primato, l’unità, del Primo Ente, se non a bene agire, pregare e contemplare, così che, purificato l’occhio e l’affetto, sia veramente visto e gustato il glorioso Iddio?

Nel 1304, Gonsalvo di Balboa, ministro generale dell’Ordine, scrisse al guardiano del convento francescano di Parigi la seguente lettera di presentazione del «Padre Giovanni Scoto, amato in Cristo, del quale sono pienamente informato circa la vita lodevole, scienza eccellente, intelligenza sottilissima, e altre sue insigni prerogative, sia per lunga esperienza diretta, sia per la fama che si è diffusa dovunque». Laureato con il titolo di Dottore e subito dopo creato Maestro Reggente, in primo luogo entrò nella scuola di Parigi, onorando molto quella Università. Morì prematuramente a Colonia, l’8 novembre 1308, circondato dall’affetto e dalla venerazione dei confratelli e allievi. Il suo esempio e insegnamento sono destinati ad illuminare l’Ordine Francescano e la Chiesa, lungo il corso dei secoli. 

* Liberamente tradotto da: Lexicon Scholasticum philosophico theologicum

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