Meditare la Passione di Gesù è mezzo efficacissimo di progresso spirituale. Numerosi sono i benefici che essa apporta all’anima che si accosta devotamente a questa pratica. Vediamoli brevemente e, soprattutto, facciamone esperienza!
San Bonaventura da Bagnoregio, giustamente definito il “Dottore Serafico”, come un vero serafino del Paradiso, consigliava ad ogni cristiano di «nutrire il fuoco dell’amor di Dio nel suo cuore mediante la continua contemplazione delle acerbissime pene del Figlio di Dio, il quale volle morire per noi sopra il legno della Croce». E da grande esperto di questo “fuoco”, assicurava che la meditazione della Passione di Nostro Signore produce un cambiamento nell’anima tale da divinizzarla, trasformarla, elevarla. Applicando questo principio alla nostra vita concreta, potremmo far prova del consiglio del nostro Dottore, per verificare se tale esercizio porti veramente frutti così copiosi. Ed è bello constatare come un Dottore di dogmatica, metafisica, cardinale e generale dell’Ordine Francescano potesse dare consigli così pratici e semplici per tutti; diceva, infatti: «Se state fermi, se camminate, se siete solitari, se conversate, se trattate affari, se vi ponete a fare orazione, in tutti i luoghi, in qualsiasi occasione abbiate dinanzi agli occhi Gesù in Croce per i peccati vostri e del mondo». A ben guardare, questa direttiva è quella che i santi hanno sempre seguito, con tanto di “accensione di quel fuoco”, poi divenuto divorante, desideroso di condivisione e capace di trasformare interiormente fino alla seraficità. Basti pensare a san Francesco, il serafino identificato al Cristo Crocifisso, il quale aveva lo sguardo interiore sempre rivolto verso la Passione di Gesù: in ogni istante, ad essa si ispirava, con essa si elevava e trasformava. Il Poverello di Assisi aveva talmente impressa nella mente la Passione di Gesù che in tutte le cose ne vedeva l’immagine, a tal punto che nello scorgere un agnello legato si struggeva al pensiero che il vero Agnello così legato fu condotto a morte! Perfino un verme incontrato per strada non veniva da lui calpestato, e non per motivi ecologici... ma perché anche quel piccolo esserino gli ricordava Gesù trattato come un verme per la nostra salvezza. Ora, per coloro che si trovano ai primi passi nella meditazione della Passione, è bene considerare alcuni dei motivi principali per cui tale meditazione sia insostituibile e apporti all’anima dei benefici tanto validi. Il padre Giacomo Pesce, da fervente Passionista, presenta nelle sue Lettere sulla Passione di Gesù Cristo principalmente sei motivi che confermano ulteriormente questa tesi. Ci sembra molto utile elencarli, così da invitare chi legge a sperimentarne gli effetti. Essi sono:
- la meditazione della Passione ci libera dal timore della morte;
- ci allontana dai peccati;
- ci sostiene nelle avversità;
- è fonte di vita cristiana;
- ci riempie di dolcezze spirituali;
- ci rimette la colpa e la pena dei peccati.
Guardando nell’insieme a quest’elenco, è più semplice intuire come l’anima venga veramente trasformata, fortificata, alimentata ed elevata così come ci ha indicato san Bonaventura. Ovviamente più la meditazione sarà fervente, costante ed interiorizzata, più tali effetti formeranno un abito interiore all’anima, tutto tessuto di luce soprannaturale. Tuttavia, tornando al nostro elenco, ci sembra che possano mancare almeno altri tre punti altrettanto rilevanti. Se pensiamo all’esperienza dei santi, infatti, essi ci insegnano che la meditazione della Passione:
- è la via per cristificarci e identificarci al divino Modello;
- trasforma la giustizia divina in misericordia, non solo per noi, ma anche per molti peccatori e per le anime purganti;
- stimola il nostro ricambio di tanto Amore non amato, sull’esempio e per intercessione della Madre Corredentrice.
L’aggiunta dell’ultimo punto non vuol essere una postilla “di coda”, poiché, sempre guardando all’esperienza dei santi, la compassione della nostra Madre ai piedi della Croce è quel segreto che ravviva tutti i vantaggi possibili, pensabili e raggiungibili. Anche santa Chiara d’Assisi, come san Bonaventura, spronava le sue figlie a non stancarsi mai di meditare questo mistero d’amore per noi. Diceva, infatti: «Medita senza stancarti il mistero della Croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della Croce». Lo diceva, ben consapevole dei meravigliosi effetti interiori che essa apporta all’anima, aggiungendo sempre quel nostro “nono punto” tutto mariano, punto essenziale per penetrare un mistero tanto prezioso.