I FIORETTI
Il vero senso della vita di san Pio
dal Numero 16 del 21 aprile 2024

Al momento del Battesimo, Dio infinitamente buono che ha creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata, imprime nel cuore dell’uomo il desiderio di vederlo e per aiutarlo gli infonde nell’anima le virtù soprannaturali che lo rendono capace di operare a tal fine. Per cui, mentre attraverso la grazia santificante lo Spirito Santo divinizza l’essere dell’uomo, mediante le virtù soprannaturali ne divinizza le facoltà spirituali – intelletto e volontà – rendendole atte a compiere azioni soprannaturali. Tra queste virtù le prime sono quelle teologali, fede, speranza e carità, chiamate così perché si rapportano direttamente a Dio divenendo base essenziale della vita spirituale. In particolare, la fede è virtù necessaria alla salvezza: con essa l’uomo aderisce a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando l’assenso a tutte le verità rivelate, non perché ne vede la chiarezza, ma unicamente perché Colui che le ha rivelate è la Verità stessa. Chi ha fede vede le cose non più da un punto di vista umano, bensì dal punto di vista di Dio, dunque con l’occhio della fede, mediante il quale si rapporta al Creatore e al creato nel modo giusto. Con questo “occhio divino” l’uomo vede che solo Dio è tutto, che la croce è un tesoro, che la rinuncia è il vero guadagno, che l’umiltà è il vero innalzarsi, che il perdonare è il sommo trionfo, che è follia rinunciare alle ricchezze spirituali per un po’ di denaro, per un volgare piacere, per una miserabile vendetta... 


Alla luce di quanto detto si comprende perché i santi erano desiderosi e pronti a rinunciare a tutto, anche alla vita, pur di guadagnare Dio solo, e tra questi il nostro caro san Pio è stato senza dubbio uno di quelli che ha vissuto la fede in maniera più che eroica, tenendo conto delle tante prove, sofferenze e vicissitudini che hanno fortemente caratterizzato la sua vita, tanto che a trentanove anni dalla sua morte di lui rimane, come scrive padre Pellegrino Funicelli, «il vero senso della sua persona­lità e di tutta la sua vita: la sua incrolla­bile fede». Certamente in padre Pio il piccolo seme della fede trovò terreno fertilissimo onde trasformarsi in albero maestoso, non solo nell’ambiente schiettamente religioso di Pietrelcina, ma soprattutto nel piccolo nido familiare, dove ricevé l’esempio dei genitori, dalle cui labbra apprese i primi rudimenti di quella fede genuina e semplice che caratterizza coloro che hanno la loro unica ricchezza nella divina Provvidenza, i poveri. La casa dei Forgione era una scuola di vita cristiana: la madre inculcava nei figli sentimenti di viva devozione, tutte le domeniche si partecipava alla Santa Messa, tutte le sere si recitava in famiglia il santo Rosario e tra quelle mura non risuonò mai una bestemmia. Favorito da quest’atmosfera sana, Francesco cresceva buono e risoluto nel professare la propria fede, basti pensare che già a 4 o 5 anni se sentiva qualcuno del vicinato bestemmiare, tornava a casa tutto sconvolto e si metteva a piangere dietro la porta, e siccome i compagni spesso dicevano parolacce, non voleva giocare con loro preferendo rimanere da solo; a 5 anni egli pensava già al Signore, alle cose celesti e desiderava dedicare la sua vita alla religione; era ligio nel dovere, obbediente ai genitori, generoso nel sacrificio e pronto a riprendere anche la propria mamma, come avvenne quella volta che passando davanti a un campo di rape, la povera donna, esclamò: «Che belle rape! Come le mangerei volentieri!», facendole notare che «è peccato» il desiderare la roba altrui!


La domenica pomeriggio, poi, Francesco era il primo ad accorrere alla campanella del sacrestano che andando per le strade chiamava i bambini al catechismo nella chiesetta di Sant’Anna dove l’arciprete insegnava loro le principali verità di fede su Dio, la Santissima Trinità, l’Eucaristia, la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, la Madre di Dio, i dieci Comandamenti, ecc., insieme a preghiere e canzoncine religiose. Francesco, neanche a dirlo, seguiva tutto con particolare interesse e frequentava con molta assiduità la parrocchia, e non solo la domenica; infatti, aveva imparato a servire la Messa e lo faceva con una tale devozione da attirare l’attenzione di tutti.


In tal modo il granellino di senape gettato da Dio nel terreno di quel cuore puro, si irrobustiva sempre più diventando così forte da «spostare le montagne» (Mt 17,20) e... da far miracoli! Chi non ricorda il miracolo del piccolo moribondo risanato, avvenuto sotto gli occhi di tutti nel santuario di San Pellegrino, grazie alla preghiera del piccolo Francesco?


Oggi, spesso ci si lamenta che i giovani non hanno fede, ma piuttosto bisognerebbe chiedersi se il piccolo seme piantato da Dio nel loro cuore trova nel focolare domestico il clima favorevole per crescere e svilupparsi. Padre Pio aiuti le famiglie ad essere realmente scuola di virtù umane e cristiane, luogo del primo annuncio della fede ai figli.  

 

di Suor M. Eucaristica Pia Lopez

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