SANTO NATALE
Nevica su Betlemme
dal Numero 50 del 21 dicembre 2014
di Antonio Farina

Il Natale, il Presepe, Betlemme... tutto nel nostro immaginario è cosparso di un candido manto di neve. Ma è realistico tutto ciò? C’era veramente il freddo e la neve nella famosa Cittadina palestinese? Le risposte della scienza e della fede.

Il santo Presepe, la geniale e santa invenzione di san Francesco di Assisi, è la rappresentazione, a volte statica a volte dinamica e animata (come capita nei “presepi viventi”), dell’evento più straordinario della storia umana dopo la creazione del mondo e cioè la Nascita del Nostro Signore Gesù Cristo.
Nei secoli si è consolidato e cristallizzato uno stereotipo, tradizionale ma molto suggestivo, in cui si vede una capanna oppure una grotta, un ricovero per animali, nel quale ci sono la Santissima Vergine Maria, san Giuseppe, il Pargoletto Gesù deposto in una mangiatoia, la Stella cometa e poi uno stuolo di comprimari sia umani che animali: impossibile che manchino il bue e l’asinello, gli angioletti, i pastorelli, le pecorelle, a volte dei cammelli... e poi il fabbro, il falegname ed altri artigiani al lavoro... insomma è il bellissimo quadro del Presepe che ci portiamo dietro fin dall’infanzia, fin da quando ci piaceva sistemare i personaggi e crearne di nuovi, nell’ansia di raffigurare la scena nel modo più vivido possibile. E su tutto, immancabile... la neve, neve, tanta neve. Chi la fa con la farina, chi con la carta pesta, chi se la trova già bell’e fatta e incollata sulla capanna e sui palmizi. Ma è realistico tutto ciò? C’era veramente la neve in Medio Oriente a Betlemme cittadina della Palestina? O è una fantasia, un escamotage scenografico per arricchire di pathos il paesaggio? Per sottolineare le sofferenze precocissime patite dal Bambinello, concepito, nato e morto come Agnello sacrificale?
Stranamente gli Evangelisti, san Matteo e san Luca, sono stringatissimi al riguardo, descrivono lo stretto necessario, soprattutto si soffermano sui simboli e sulla grande verità che la Nascita di Gesù dava compimento ad un’antica profezia (Michea 5,1). Di neve non ne parlano e neanche fanno cenno al “clima” di allora, in cui si svolse l’evento. Eppure siamo sicuri di questo: il povero Redentore batteva i dentini (che ancora dovevano spuntare) per il freddo a malapena confortato dal calore corporeo emanato dal bue e dall’asinello e dai pannicelli caldi in cui la Santissima Madre lo aveva avvolto strettamente.
La scienza moderna forse ci può aiutare a risolvere questo piccolo arcano. Allora: Betlemme (in arabo: Bayti La?min, lett. “Casa della Carne”; in ebraico ?????? ?????, [Beit Lehem], lett. “Casa del Pane”) attualmente fa parte della Cisgiordania. È situata a circa 10 km a Sud di Gerusalemme, ad un’altezza di 765 m sul livello del mare. Dunque a una discreta altitudine.
Essa gode di un clima mediterraneo, nel senso che si alternano estati calde e secche ma anche inverni freddi e piovosi. Precisamente: le temperature invernali possono essere molto basse e le giornate spesso sono piovose. Gennaio è certamente il mese più rigido, con temperature che oscillano tra 1-13°C. Da maggio a settembre, il clima è mite e soleggiato. Il mese più caldo è agosto, con massime fino a 27°C. L’umidità media annuale è del 60%, con punte di massimo tra gennaio e febbraio e minimi nel mese di maggio. Il fenomeno della rugiada notturna può arrivare a verificarsi fino anche 180 giorni in un anno. Inoltre, verso mezzogiorno, la città è colpita dalla brezza che spira dal Mar Mediterraneo e da annuali ondate del caldo, secco e sabbioso vento Khamaseen proveniente dal deserto Arabico nei mesi di aprile, maggio e a metà giugno.
Il dato con cui fare i conti è che la temperatura alla fine del mese di dicembre scende normalmente al di sotto dei 2-3°C e sfiora lo zero. In queste condizioni – lo sappiamo – la neve non è affatto una sorpresa o un fatto eccezionale. Perfino il termometro delle automobili segnala, al di sotto dei 3°C, la possibilità di trovare ghiaccio sulla carreggiata. Già, ma cos’è la neve e come si forma? Di che cosa sono fatti quegli impalpabili fiocchi che scendono dal cielo silenziosi come farfalle e che si posano al suolo? In realtà la neve si forma nell’alta atmosfera quando il vapore acqueo, a temperatura inferiore a 0°C, passa dallo stato gassoso a quello solido formando una moltitudine di minuscoli cristalli di ghiaccio tutti aventi una simmetria esagonale attorno ai cosiddetti “germi di formazione” che sono piccole impurità. Quando il loro peso supera la spinta contraria di galleggiamento nell’aria (principio di Archimede) questi raggiungono il terreno aggregati fra di loro e formando la fantasmagoria dei “fiocchi” per cui non c’è un fiocco uguale ad un altro. In tale processo la temperatura al suolo è in genere minore di 2°C, tuttavia gli studiosi di “nivologia” (la scienza che studia neve, ghiaccio, brina, ecc.) precisano che in presenza di uno o più dei seguenti fattori: violente precipitazioni, violenti moti d’aria verticali, bassa umidità, aria estremamente gelida in quota, la neve può cadere, anche se per brevi periodi, con temperature positive superiori ai 2°C.
In definitiva è scientificamente possibile che a Betlemme qualche giorno prima avesse nevicato ed anche abbondantemente. Alcuni autori sacri e scrittori di cose sante veramente ispirati aggiungono il particolare non secondario che il cielo doveva essere sereno perché altrimenti non si spiega la visione della Stella Cometa. Così la pensa Don Dolindo Ruotolo: «Venne la notte. Era algida ma serena, e brillavano gli astri nel cielo. Un silenzio grande circondava quel luogo, ed una solennità più grande vi regnava, perché l’invisibile corte celeste già veniva in terra a corteggiare il Re divino, e rifulgeva nella sua placida luce spirituale, fatta tutta di conoscenza e di amore. Gli uomini e le cose dormivano, e lontano lontano si vedeva solo qualche bagliore dei fuochi dei pastori che vigilavano il gregge...». Che meraviglia! Impossibile resistere al fascino spirituale del connubio, del binomio tra l’atmosfera bianchissima che avvolgeva tutte le cose e tutti i manufatti umani e la Vergine Immacolata Purissima e Serenissima. Immacolata come la coltre bianca e Serena come il cielo stellato! «Maria era tutta un fulgore di contemplazione e di estasi. Bella nella sua innocenza purissima, circondata da un tenue nembo di luce che la delineava nella notte come placida luna nel firmamento, genuflessa, con le mani congiunte e lo sguardo al Cielo, era l’immagine del seno del Padre, e rifletteva da sé qualche barlume dell’eterno mistero. Contemplava». Certo! Ella contemplava il Divin Pargoletto che si era come “materializzato” tra le sue braccia («...tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato», Sal 109) e che ora giaceva piangente nella mangiatoia.
Che Mistero è mai questo: Gesù è voluto nascere non in un posto rumoroso, fumoso e affollato di un improbabile albergo di duemila anni fa, non a caso «non c’era posto per loro nell’albergo» (Lc 2,7), ma ha scelto un’umile grotta, spoglia, povera, gelida ma pura, candida, innocente, lontana dai rumori del mondo: un angolo di eternità incorrotta ritagliato sulla terra.
Pertanto la presenza della neve e del cielo stellato lungi dall’essere casuali “accidenti” meteorologici assurgono al più sublime simbolismo. I nostri Presepi sarebbero irriconoscibili e perfino menzogneri se vi mancassero la neve e le stelle.
Dinanzi all’impianto scenografico così suggestivo che rievoca i primi momenti del nuovo corso della Storia (al punto tale che il calcolo del tempo si distingue in avanti Cristo e dopo Cristo) è inevitabile innalzare una sommessa preghiera all’Immacolata: “O Madre Santissima fa’ che il mio Cuore non sia come il fumoso albergo, come la triviale locanda, piena di insulse e scomposte risate, che non è capace di accogliere il Messia e dove Egli non troverebbe mai posto. Fa’ invece che il mio Cuore sia un’umile silenziosa dimora, semplice, schietta, di ritrovata innocenza, capace di accogliere Dio nello stato di grazia e di riscaldarlo col fuoco dell’Amore”.

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