SANTO NATALE
La Stella che non c’è
dal Numero 51 del 29 dicembre 2013
di Antonio Farina

Una cometa mancata nel cielo dicembrino del 2013! Mentre gli astrologi commentano rassegnati l’evento della scomparsa della cometa ISON, gli uomini di buona volontà rimangono pensosi: che si sia forse persa la “Stella del Natale”?

Il suo nome per esteso è C/2012 S1 (ISON) ed è dovuto alla nomenclatura con la quale vengono assegnati i nomi alle comete da parte della comunità scientifica: C sta per “non periodica”; 2012 perché è stata scoperta in tale anno; S1 in quanto è stata la prima cometa scoperta nel mese di settembre ed infine ISON perché rinvenuta nell’ambito del programma di ricerca International Scientific Optical Network (il cui acronimo è appunto ISON).
Il 21 settembre 2012 il bielorusso Vitaly Nevski e il russo Artyom Novichonok si avvicendavano come di consueto nell’osservazione del cielo boreale con il telescopio riflettore di 0,4 m di diametro nella fredda notte di Kislovodsk in Russia quando un debole astro non segnato sulle carte attirava la loro attenzione.
La caratteristica delle comete quando sono ancora lontane dal Sistema solare non è la “chioma” perché sono ancora troppo distanti dal Sole che le fa “evaporare” generando il loro meraviglioso alone; piuttosto esse appaiono come stelline evanescenti che si spostano rispetto al “fondo” delle stelle fisse e sembrano vagare smarrite nello sterminato luccichìo del cielo notturno. Subito la domanda angosciosa: qual è la traiettoria di quest’oggetto? Può avvicinarsi pericolosamente alla Terra? È possibile addirittura un impatto catastrofico col nostro Pianeta? Gli scienziati russi immediatamente si mettono al lavoro al computer per calcolare l’orbita e per vedere se vi fossero precedenti segnalazioni di questo nuovo “ospite” celeste. Il 24 settembre 2012, dopo aver stimato la sua magnitudine e la sua velocità, viene annunciata ufficialmente la scoperta e la traiettoria presunta.
La notizia fa il giro del mondo, non solo tra gli astronomi e gli astrofili, anche perché si prevede un grandioso spettacolo nel cielo notturno del mese di novembre e dicembre dell’anno successivo, cioè adesso, nel 2013. I dati tecnici possono sembrare aridi e poco significativi: nel 2012 ISON si trovava fra l’orbita di Giove e quella di Saturno, quasi certamente essa proveniva dalla “nube di Oort” che è una zona del Sistema solare affollata di oggetti scuri e misteriosi composti praticamente di ghiaccio e ricoperti di polveri nati miliardi di anni fa durante la formazione del Sistema planetario del Sole. Questi “macigni” di ghiaccio che possono essere grandi quanto una montagna, ruotano pigramente intorno al Sole ma di tanto in tanto per motivi di instabilità gravitazionale qualcuno di essi abbandona l’orbita solare e si precipita all’interno del Sistema, verso il Sole, verso la Terra e gli altri Pianeti più interni seminando panico ed incertezza perché non si può stabilire a priori dove vanno a finire.
La ISON si è subito mostrata come una cometa “particolare”. Un po’ perché la sua orbita iperbolica è particolarmente inclinata rispetto all’equatore celeste, un po’ per la sua massa considerevole (il suo diametro è stato stimato tra i 3 e i 4 km!, come una grossa montagna, ed un impatto con la Terra sarebbe stato altamente distruttivo), un po’ perché è stato calcolato che il 28 novembre 2013 si sarebbe avvicinata al Sole con una velocità pazzesca (400 chilometri al secondo!) a soli 1,2 milioni di km rischiando così di venir disintegrata dal calore della nostra Stella per poi frantumarsi in detriti impazziti che corrono in modo imprevedibile di qua e di là. Il che è proprio quello che è successo. Tuttavia la ISON è stata definita la cometa delle grandi aspettative perché nel suo solcare lo spazio avrebbe dovuto regalare uno spettacolo indimenticabile, con una coda enorme, maestosa e lucente, sarebbe dovuta essere la regina del cielo notturno del Natale 2013. Tutti si aspettavano un Natale “da cartolina”, pari, se non addirittura più appariscente di quello della Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo. Ed invece niente! La cometa ISON è semplicemente “sparita”, inghiottita dal bagliore rovente del Sole nel suo perielio non è riemersa dall’altra parte, o ne è sopravvissuta una minima parte praticamente insignificante.
La sera del giovedì 28 novembre attraverso le riprese del satellite SoHO si documenta la disfatta dell’Astro: il suo nucleo, da ben compatto e definito che era, diventa sempre più debole e puntiforme, la coda comincia a “sfarfallare” in un processo tipico di una cometa che frammenta il suo nucleo e si dissolve sotto le sferzate delle emissioni solari a 3.000 gradi centigradi e delle forze mareali. Che dire? Grande delusione non solo da parte degli scienziati della NASA e della Agenzia Spaziale Europea che avevano seguito e studiato la cometa in questi mesi, ma da parte di tutti coloro che pensavano di poterla ammirare nel cielo invernale e magari di immortalarla con splendide fotografie. Perché? Come mai Dio non ha concesso all’umanità un simile suggestivo e simbolico incontro con un astro che è praticamente il simbolo del Natale?
Riguardiamo cioè da un punto di vista spirituale questo mancato appuntamento nel cielo. La risposta a nostro avviso c’è ed è ben triste. Se si sfogliano le pagine delle riviste scientifiche oppure se si sbircia tra i commenti degli “addetti ai lavori” disseminati nella rete (internet) ecco che cosa emerge: qual è l’interesse con cui l’umanità accoglie la cometa ISON? Lo scienziato Gian Paolo Tozzi, astrofisico ad Arcetri, afferma: «La cometa ISON ha rivelato informazioni preziose sulla sua composizione e struttura, la parte esterna di ghiaccio è ricca di materia organica come metano, acetilene e molecole più complesse. È una viaggiatrice che ha portato con sé una storia di 4 miliardi di anni subendo varie vicissitudini...». Gli fa eco la ricercatrice dell’INAF Sara Faggi: «Non possiamo sbilanciarci nel confermare, ad esempio, l’identificazione della riga dell’ammoniaca emessa dal materiale cometario [...], ma siamo molto soddisfatti dei risultati preliminari». Altri commenti sono più laconici: la dott. Michelle Thalier specialista della NASA spiega contenta qualche giorno prima del 29 novembre: «Se si disintegra tutto sommato per noi scienziati sarebbe un bene perché saremmo in grado di osservare l’interno della cometa dal punto di vista chimico [...] e tentare di comprendere quali erano le condizioni dell’universo 4 miliardi e mezzo di anni fa».
I più non fanno mistero del tentativo degli scienziati di dimostrare che proprio le comete avrebbero portato negli oceani primordiali, miliardi di anni fa, gli amminoacidi e quei “mattoni” chimici indispensabili per la nascita spontanea della vita sulla Terra! Cioè dinanzi al mistero della Vita gli scienziati guardano con ottimismo le comete che sarebbero le “inseminatrici aliene” della Vita biologica sul pianeta Terra! Si legga per esempio quanto afferma il noto divulgatore scientifico Piero Angela nel suo libro Viaggio nella Scienza: «Un’altra ipotesi sull’origine della vita chiama in causa uno spettacolare fenomeno celeste: le comete. La materia prebiotica, i mattoncini fondamentali per costruire il primo organismo capace di replicarsi, sarebbe stata portata da questi corpi celesti. Sicuramente la terra primordiale venne sottoposta a un intenso bombardamento, e le comete fecero la loro parte. In realtà, come hanno dimostrato in questi anni le osservazioni astronomiche, le comete contengono numerosi composti organici» (p. 110). È paradossale: nessuno crede più a Dio Creatore che ha plasmato gli esseri viventi formandoli attraverso cause seconde dalla madre Terra, nessuno riguarda più la cometa come il segno celeste della Nascita del Re dell’Universo! Nessuno segue l’esempio dei Magi che hanno interpretato la Stella chiomata come guida dell’umanità al Mistero della Nascita del Messia! Al contrario! Vogliono usare le comete per dimostrare (a modo loro) che Dio non esiste! Che l’umanità non ha più bisogno di invocare la figura di un Creatore della Vita perché la vita proverrebbe dallo Spazio, dagli alieni, dagli extraterrestri ed altre baggianate del genere. E allora, come può il Signore gratificare il mondo con un segno del soprannaturale quando l’uomo ha perduto completamente il senso del soprannaturale e della trascendenza? Ci rammentiamo le parole del Libro della Sapienza: «Dai beni visibili non riconobbero Colui che è, non riconobbero l’artefice pur considerandone le opere [...] occupandosi delle sue opere, compiono indagini, ma si lasciano sedurre dall’apparenza, perché le cose vedute sono tanto belle» (13,1ss). Adesso siamo arrivati al punto che le “indagini”, come le chiama l’autore del Testo Sacro (forse lo stesso re Salomone), non solo mancano il bersaglio di condurre l’uomo a Dio, ma addirittura lo distolgono dal credere nell’Artefice di tutte le cose. San Paolo rincara la dose: «Hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti» (Rm 1,21-22). Ahimé! Questa è la triste condizione della gran parte degli uomini di cultura e dell’“intelleghentia” dominante che ha “laicizzato” la conoscenza, anzi la ha ateizzata, staccandola artificiosamente ed indebitamente da ogni apertura ultra-mondana approdando così alla triste condizione di una intelligenza depravata.
Per il credente, per colui che crede e ama Nostro Signore Gesù Cristo e l’Immacolata Madre di Dio, la suggestione ed il fascino del Santo Natale rimangono inalterati e inossidabili all’azione corrosiva degli “immanentisti” che vogliono ridurre tutto a materia. L’unico rimpianto che resta è che l’umanità con lo svanire nel Sole della cometa ISON, la cometa che c’era e che ora non c’è, ha perduto un’altra preziosa occasione per adorare Dio.

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