FEDE E CULTURA
4 personaggi a confronto
dal Numero 12 del 22 marzo 2015
di Fabio Trevisan

L’inizio della storia cristiana e l’epoca moderna sembrano accomunate da due “terribili compromessi” riscontrati in quattro personaggi storici. è il famoso scrittore G. K. Chesterton ad asserirlo. Si tratta di due vili “patti d’alleanza” contro Dio...

In uno dei suoi ultimi scritti, Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) confrontò l’inizio della storia cristiana con quella dell’epoca moderna attraverso quattro personaggi storici emblematici: Erode, Pilato, Voltaire e Federico il Grande. Dei primi due egli scrisse: «Tutta la storia cristiana ebbe inizio da quel grande avvenimento mondano in cui Erode e Pilato si strinsero la mano». Parlando di «grande avvenimento mondano» egli intendeva porre in rilievo il gesto eclatante, il mettersi sotto i riflettori mediatici (potremmo dire con un linguaggio contemporaneo) di due personaggi che non potevano vedersi. Allora perché si strinsero la mano?
Se allarghiamo il nostro campo visivo e percettivo, ci suggerisce Chesterton, potremmo vedere sullo sfondo il Cristo morente sulla Croce, la ragione di quell’ignobile patto, il motivo del loro accordo: «I due capi si riconciliarono precisamente il giorno in cui uno di quei condannati fu crocefisso... fino a quel giorno, lo sapevano tutti nella buona società, i due non si parlavano quasi neppure». Che cosa rappresentano ancor oggi Erode e Pilato? Perché trovarono un accordo?
Erode, lo sappiamo, ha legato il suo nome alla strage degli innocenti, all’infanticidio, alla brama di potere; Pilato è passato alla storia per quel gesto simbolico del “lavarsi le mani” tipico di chi non vuole avere grane, di chi vuol starsene fuori dai problemi. Una cosa li accomunava: il desiderio di conservare il potere e l’irrisione della verità. Eppure si strinsero la mano, avvertendo un clima nuovo iniziato da quella Crocifissione: «Qualcosa li indusse a cercare un reciproco appoggio, la vaga sensazione di una crisi».
Nell’incertezza di un futuro aleatorio i due convennero nel significato della “pace” instaurato da quel darsi la mano; i loro corpi barcollanti si sostennero in un reciproco appoggio: «Ecco ciò che intendono con la parola “pace”: la sostituzione di un regno d’amore con uno di odio». Dinanzi alla Verità trovarono un accordo che apparentemente li avrebbe protetti.
Il medesimo terribile compromesso avvenne, secondo le suggestive e persuasive parole di Chesterton, all’inizio della storia moderna: «L’incontro di quei due uomini [Voltaire e Federico il Grande], avvenuto in un inverno del diciottesimo secolo scettico e laico, è una specie di spirituale connubio dal quale è nato il mondo moderno». Come l’indifferentismo e la brutalità disumana della conservazione del potere avevano sancito l’accordo grondante sangue tra Erode e Pilato, così avvenne tra Voltaire e Federico il Grande: «Da Voltaire i latini avrebbero appreso le furie dello scetticismo. Da Federico i teutoni avrebbero appreso le frenesie dell’orgoglio».
Su che cosa trovarono, quest’ultimi, le ragioni del loro patto d’alleanza? Chesterton rispondeva in questo modo: «Quei due grandi scettici s’incontrarono su di un piano concreto, solido e duro come la pianura baltica; sul fatto cioè che Dio non esiste, oppure che Dio non si preoccupa un bel nulla degli uomini, come non si occupa dei vermi del formaggio. Su questa base andavano d’accordo».
Ed ora, su che base i personaggi del mondo post-moderno hanno trovato l’accordo? Se guardiamo all’Europa ci sembra che nel rinnegamento delle vitali radici cristiane che hanno costituito l’Europa stessa si sia trovato ancora quel vile ed irresponsabile accordo e che sullo sfondo ci sia ancora la stessa Verità crocifissa, la stessa Verità ignorata. E che si viva, alla stregua di Voltaire e Federico il Grande, come se Dio non ci fosse.

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