FEDE E SCIENZA
L’astro del silenzio
dal Numero 25 del 4 luglio 2021
di Antonio Farina

La Luna ha sempre suscitato domande nell’animo umano, non solo tra poeti ma anche tra uomini di scienza. Questi, studiando i suoi parametri planetari, si sono accorti che ogni cosa in essa è calibrata in modo ottimale per favorire e preservare la vita sulla Terra. Ecco perché l’astro del silenzio ha una voce molto eloquente per parlarci di Dio.

Tra gli spettacoli più affascinanti e incantevoli che ci può offrire il cielo notturno c’è sicuramente quello del sorgere e del tramontare della Luna all’orizzonte. Che sia piena, che sia un quarto, che sia uno spicchio o solo una piccola falce eterea ammiccante tra le nubi, la Luna è sempre una meraviglia per gli occhi e per lo spirito. Nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia il Leopardi declama estasiato: «Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga di riandare i sempiterni calli?...». 

 

La Luna passa tra le stelle come una regina maestosa e solenne e rischiara la notte più oscura. Poeti, scrittori, pittori, artisti, naviganti e sognatori... tutti rimaniamo affascinati dalla bellezza della Luna, dal suo fulgore che non abbaglia, dal suo immacolato candore. Più strano potrà sembrare che anche gli scienziati si sono posti la medesima domanda del Poeta di Recanati: “Che fa la luna nel cielo?”. Incredibilmente la risposta trovata è meno prosaica e banale di quanto ci si aspetterebbe da un’indagine scientifica, fredda, numerica e quantitativa: la Luna è la compagna indissolubile della Terra. Alcune apparenti “coincidenze” cosmiche la rendono perfetta e necessaria alla nostra esistenza quasi quanto l’astro del giorno: il Sole. 

 

Lo studio è partito da una attenta valutazione dei parametri planetari: il suo raggio è di 1.738 km, un quarto di quello terrestre. La sua massa è di 73.500 miliardi di miliardi di kg (un ottantesimo della Terra) e la sua densità media tre volte e mezzo quella dell’acqua. Questo fa sì che la forza gravitazionale sulla superficie selenica vale un sesto di quella terrestre. Il peso di un uomo di 72 Kg sulla Terra diventa di soli 12 kg sulla Luna. Questo è il motivo per cui gli astronauti delle missioni Apollo negli anni ’70 potevano fare balzi prodigiosi e quasi “volare” tra dune e micro crateri. La distanza che la separa da noi è di circa 384.000 km (in media) e questo valore è singolare perché produce due fenomeni più unici che rari. Il primo è che al contrario di quanto si osserva in tutti i pianeti del sistema solare ed anche in quelli extra solari, il nostro non è un semplice satellite che orbita intorno ad un pianeta “dominante” senza influenzarlo più di tanto, ma la Terra e la Luna formano letteralmente un “pianeta doppio”. Orbitano l’uno intorno all’altro esercitando una potente interazione gravitazionale reciproca.

 

Se la Luna fosse di poco più vicina o di poco più “massiva” di quanto lo è, le maree sarebbero catastrofiche e il mescolamento degli oceani calamitoso. Se la Luna fosse poco più lontana o poco più leggera la rotazione della Terra sarebbe instabile e non avremmo le normali stagioni, ma regnerebbe il caos climatico. Infatti i poli diventerebbero in poco tempo caldi come i tropici e viceversa; le specie viventi non potrebbero mai adattarsi ad una simile mutazione. 

 

Pochi istanti dopo la formazione della Luna la velocità di rotazione terrestre che era di sole 5 ore (!) diventò di 24 ore. Pertanto, se abbiamo la giornata così com’è attualmente lo dobbiamo proprio alla Luna.

 

In secondo luogo quando si verificano le eclissi di Sole si verifica un fatto praticamente eccezionale: il disco lunare copre esattamente il disco solare con la precisione di una frazione di grado. Ora questa è una coincidenza veramente notevole perché il Sole dista da noi 150 milioni di chilometri ed è una stella enormemente più grande sia della Terra che della Luna... eppure ci “appare” della stessa grandezza (angolare) dell’astro notturno. Non si conoscono casi simili in tutto lo spazio osservato. Il periodo di rivoluzione intorno alla Terra è di 27 giorni, 7 ore e 43 minuti, però tra una Luna piena e la successiva passano 29 giorni, 12 ore e 44 minuti. Altra coincidenza cronologica: come il sistema Terra-Sole scandisce i giorni e gli anni, così all’incirca la Luna scandisce i mesi e ce ne sono 12 in un anno con uno scarto ben calcolabile. Se ci affidassimo alla numerologia, tutte queste combinazioni “fatali” ci apparirebbero ben strane ed è stato realmente così fin dalla notte dei tempi. Il Sole e la Luna sono stati ritenuti delle “divinità” da tutte le culture e le religioni dei popoli antichi. Noi non vediamo la Luna ruotare su se stessa, ma è così. La Luna possiede un periodo di rotazione, cioè ruota intorno al suo asse, ma, e questo è anch’esso un effetto della “giusta” distanza che la separa da noi, il periodo di rotazione e quello di rivoluzione coincidono, per cui essa ci mostra sempre la stessa faccia. Solo nel 1959 con la sonda sovietica Luna 3 siamo riusciti a scorgere la faccia nascosta della Luna, un mistero che perdurava da migliaia di anni. Una domanda sorge spontanea: come si è formata la Luna? 

 

Una risposta sicura non esiste e l’origine della Luna è ancor oggi un argomento controverso.

Tre sono le ipotesi più accreditate: 

- che la Luna si sia formata in una regione lontana della stessa nebulosa da cui proviene il nostro pianeta ma che poi sia stata “catturata” dalla forza di gravità. Un tempo si pensava che la Luna fosse molto diversa dalla Terra in quanto a composizione chimica e questa teoria sembrava spiegare tali differenze. Fu ben presto scartata non appena le missioni Apollo riuscirono ad analizzare dei campioni lunari e confermare la presenza degli stessi isotopi dell’ossigeno presenti sulla Terra;

 

- che la Luna sarebbe compagna della Terra fin dalle origini. Questa teoria dovuta a Georges H. Darwin (figlio di Charles Darwin) ha tentato di spiegare la nascita della Luna come una sorta di “fissione”, o di separazione, avvenuta durante la formazione del sistema solare e dei primi proto-pianeti. L’alta velocità di rotazione e fluidità della Terra primordiale avrebbero comportato che una parte della stessa massa magmatica si staccasse via provocando un’enorme frattura nelle zone equatoriali. Tale ipotesi venne a cadere quando si confrontò il momento angolare, cioè la massa per la velocità di rotazione del sistema Terra-Luna con quello che avrebbe dovuto avere la sola Terra prima che una sua parte si staccasse via. Si vide che era impossibile che ruotasse così velocemente; 

 

- infine la teoria dell’impatto che sembra essere quella più accreditata. Un corpo grande forse il 14% della Terra (alcuni pensano più o meno delle dimensioni di Marte!) sarebbe impattato sulla superficie terrestre con uno specifico e preciso angolo di incidenza comportando l’espulsione di materiale extra fuso che cominciò a ruotarle attorno. Si spiegherebbe così l’orbita leggermente inclinata che possiede la Luna rispetto al nostro piano orbitale. Gas e polveri cominciarono ad addensarsi ad una distanza ottimale, dando vita ad un ammasso roccioso. Così descrive l’evento la studiosa Matilde Italiano su sciencecue.it: «Il caldissimo strato di magma che rivestiva la Luna fece sì che moltissimi materiali si volatilizzarono, e questo spiega la parziale differenza tra composizione chimica della Terra e della Luna. A seguito di tale espulsione, il suolo lunare si stabilizzò divenendo ciò che è emerso fin dai primi rilievi delle missioni Apollo».

 

Qualunque sia l’ipotesi giusta (forse nessuna di quelle che abbiamo citato lo è), una cosa è certa: tutto appare congegnato in modo perfetto. Tutto sembra essere avvenuto in modo ottimale

 

Le osservazioni scientifiche, se sono scevre da pregiudizi, se conservano quell’umiltà e il necessario distacco da ideologismi positivistici, portano ad una conclusione ineludibile: un “intelligent design”, un progetto intelligente sembra soggiacere dietro la realtà effettuale. 

 

Troppe sono le variabili libere ed indipendenti che sono state perfettamente calibrate per ospitare, conservare e proteggere la vita sulla Terra. Non è realistico, e nessuno scienziato onesto lo proporrebbe, invocare il potere del caso quale causa prima ed efficiente del processo di formazione della Terra, della Luna e, in definitiva, di tutto l’universo, fin dalle origini. 

 

Per meglio dire: anche se la casualità, l’alea, l’indeterminazione quantistica, la moltitudine immensa, il numero esorbitante di stelle e pianeti che formano l’universo sono ingredienti insiti ed espliciti della Creazione, la presenza di leggi matematiche perfette che regolano il funzionamento del tutto e la precisione infinita con cui sono state fissate le condizioni al contorno, mostrano che esiste un Ordine assoluto, un cosmo e non un caos, una Intelligenza suprema soggiacente e di origine (scientificamente) sconosciuta. Più comprendiamo le leggi della natura e più l’universo ci appare come un “evento” unico, irripetibile, eziologicamente inspiegabile e guidato da una Entità sovrumana. In questo senso la vera scienza agevola l’atto di fede nell’esistenza di Dio. 

 

Tornando alla Luna, ci piace infine notare come essa sia un concentrato di mistero e di allegoria. Porta in sé i semi fecondi di una teologia semplice, essenziale ed inespressa. La sua armonia, la sua danza silenziosa nella trapunta di stelle la rendono più eloquente di un trattato di cosmologia. È così che essa è assurta a simbolo della Vergine Immacolata Maria: la Luna non brilla di luce propria ma di luce riflessa dal Sole esattamente come l’Immacolata non è “divina” ma brilla della luce pienissima e spirituale della grazia di Dio. Ella è la Piena di grazia! Allora si comprende bene il linguaggio sapienziale dei mistici che esclamano: «Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiera a vessilli spiegati?» (Ct 6,10). Ed anche, la «Donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi coronata di dodici stelle» (Ap 12,1) (1). La Luna, un piccolo oggetto celeste quasi invisibile nell’immensità del cosmo, reca in sé l’impronta dell’Eterno.   

 

 

Nota

1) Vedi: P. Stefano M. Manelli, FI, Mariologia Biblica, p. 76: «La figura di Maria, qui disegnata con le immagini più seducenti del cosmo (l’aurora, la luna, il sole) e della forza degli uomini preannuncia suggestivamente il “grande segno” dell’Apocalisse [...]»Casa Mariana Editrice, Frigento 2005. Molti la pensano equivalentemente: cf. R. Laurentin, La Vergine Maria, Roma 1983.

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