I FIORETTI
“Sii mite come Gesù”
dal Numero 6 del 7 febbraio 2016

Terza visita: 3 gennaio 1939 [...]. «Giannetto, come stai?», disse il Padre vedendomi e mi abbracciò. Poi soggiunse: «Ora lasciami un po’ solo e ci rivedremo dopo». Ed io: «Prega per me!». «Io prego sempre, ma i frutti non li vedo». Avevo capito bene, ma feci vista di non aver capito: «Come hai detto?». «Ho detto che io ho pregato sempre, ma i frutti non li vedo. Ciò dipende da me o da te». Risposi: «Dipende da me».
Dopo venne in cella mia e sedemmo l’uno di fronte all’altro. Ex abrupto, mi disse: «Tu hai giudicato male di un Frate». Io risposi: «Chi te l’ha detto?». «Non ci pensare: è vero che hai pensato male di un Frate?». «Qualcuno te l’ha scritto o te l’ha detto a voce!». «Ti assicuro che nessuno mi ha scritto o me l’ha detto». (Io lì per lì non riflettei che era un giudizio fatto da me e non manifestato a nessuno e quindi nessuno glielo poteva aver detto).
«E allora come hai fatto a saperlo?». «Tu non ci pensare: dimmi se è vero o no che hai pensato male». «È vero; ma io ho le mie buone ragioni per pensare così».
Allora mi consigliò a non credere alle apparenze e che certe incoerenze di fatti e di parole non indicano sempre finzione, ma fragilità, che tutti conosciamo in Confessione ove si dice di fare in un modo e poi si fa in un altro.
«Del resto – soggiunse –, anche se ci fosse finzione, ciò non giustifica il modo aspro che usi con lui e con i fatti». «Ma che modi aspri!». «Sì, sì, tu sei troppo amaro, alle volte aspro nel riprendere. Bisogna, anche nel riprendere, saper condire la riprensione con modi garbati e dolci». «Hai ragione – risposi –, ma mi pare di essermi sforzato di essere gentile e garbato, ma quando vedo che con ciò non ottengo nulla, allora scatto».
In breve, mi fece una bella paternale, perché fossi mite: «Ricordati di Gesù: “mitis et humilis corde”. L’“irascimini et nolite peccare” è dei grandi Santi. Io non mi sono mai pentito della dolcezza usata, ma mi sono sentito un rimorso di coscienza e mi sono dovuto confessare, quando ho usato un po’ di durezza. Però: quando dico mitezza, non dico quella che lascia tutto andare. Quella no! Ma intendo quella che rende dolce la disciplina, la quale non va mai trascurata».
Interruppi: «Ma devi tener conto anche del carattere. Io ho un carattere serio, una faccia burbera e chi mi vede pensa che sia un tiranno. E poi se do 99 baci e una frustrata, vale solo la frustrata e nulla i 99 baci».
«Il carattere lo devi modificare. Metti nelle riprensioni bontà e cuore. Io vorrei che invece di 99 baci e una frustrata, fossero 100 frustrate, ma date con delicatezza, con mitezza e amore. Tu hai delle belle qualità di governo, ma hai questo difetto: sei amaro. Gesù è contento di te, ma vuole che ti emendi di questo difetto. Tu hai intelligenza e cuore, ma non sai accordarli. A volte, predomina l’intelligenza e allora divieni aspro. Alle volte predomina il cuore e allora divieni troppo dolce. Uniscili insieme e allora sarai un ragazzo per bene».
Io allora domando: «Vorrei sapere con certezza quello che Gesù vuole da me».
«Che vuole? Questo vuole: che acquisti la mitezza e allora potrai anche camminare più spedito nella via della perfezione».

Padre Giovanni da Baggio,
Padre Pio visto dall’interno,
pp. 30-34

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