Nel 130°anniversario della nascita di san Massimiliano M. Kolbe vogliamo riscoprirne la spiritualità mariana, radicata in una esperienza di vita sia speculativa che mistica, che lo accomuna, sebbene con movenze e misure diverse, al grande Stigmatizzato del Gargano.
Li accomuna la stessa vocazione, quella di religiosi nel glorioso Ordine Francescano, la cui magnificenza è stata e rimane quella di aver contribuito in maniera determinante alla definizione del dogma dell’Immacolata Concezione; li accomuna un amore alla Madre di Dio fuori dal comune; li accomuna l’ardente zelo per la salvezza delle anime... Stiamo parlando dei due giganti del ricco albero francescano, colonne portanti della spiritualità mariana del XX secolo: san Pio da Pietrelcina e san Massimiliano M. Kolbe.
Italiano l’uno, polacco l’altro, quasi coetanei ? san Pio nacque nel 1887, san Massimiliano nel 1894 ?, devono il loro amore viscerale per Maria Santissima all’ambientazione di vita, in primis a quella famigliare. La primigenia maturazione, o meglio il primo sorgivo sboccio di una spiritualità mariana sia in padre Pio che in san Massimiliano, infatti, è legata all’ambientazione mariana della loro patria e della loro famiglia, dato esistenziale per nulla trascurabile.
Pensiamo all’ambientazione mariana di due nazioni cattoliche come l’Italia e la Polonia, ambedue così ricche di tradizione, di arte, di cultura e di folklore mariano. Pensiamo in particolare ai santuari di Loreto e Pompei, in Italia, meta di folle continue che si ritrovano in preghiera ai piedi di Maria, e al santuario mariano di Cz?stochowa, in Polonia, anima e gloria del popolo polacco.
Ricordiamo Pietrelcina che ha per Patrona la bellissima Madonna della Libera. Nella famiglia di padre Pio, la pietà religiosa dei genitori, la recita quotidiana immancabile del santo Rosario erano legami che tenevano tutti, genitori e figli, stretti alla Madonna. E che dire della formazione mariana in seno alla famiglia Kolbe con l’immagine di Maria posta sull’altarino domestico che era il cuore della casa, il centro della famiglia riunita in preghiera attorno alla Regina?
A questo punto una riflessione sorge spontanea: il radicale sfiorire della spiritualità mariana in noi è dovuto proprio alla nuova ambientazione di vita, creatasi e impostasi nella famiglia, ormai da molti decenni, all’insegna del benessere materiale, del consumismo, del “magistero terrenista e carnalista” dei mass-media, che ci rendono del tutto alienati dai valori spirituali e sempre più proni a terra.
La spiritualità mariana di san Pio e di san Massimiliano hanno un connotato evidente: offrire il massimo e la massima gloria a Maria, far sì che ogni anima la conosca, la ami e, attraverso Lei, conosca e ami Dio. Entrambi si rivelano grandi apostoli mariani attraverso il loro ministero sacerdotale, la preghiera del santo Rosario, il sacrificio in primis, e, in secondo luogo, con l’apostolato a tutto campo. La dottrina teologica su cui si basa tale spiritualità è fondamentalmente quella che costituisce il patrimonio della Chiesa, nella sua immutabile e perenne fede in Maria Santissima. Tutte le verità, i dogmi e il culto mariano sono professati da loro in modo esplicito e fedelissimo, con il chiaro timbro dell’ardore di fede e di amore che fa puntare al massimo dell’ammirazione e della lode a Lei, ricalcando da vicino il «de Maria nunquam satis» di san Bernardo.
Di padre Pio basti riportare qui una sua risposta data a un confratello studioso che un giorno gli chiese: «Padre, che cosa pensa lei della Madonna?». «La Madonna ? rispose padre Pio ? vale più che la teologia e la filosofia». Conosciamo anche le sue parole dette durante un’estasi ineffabile: «Ah, Madonnina bella, sei bella... Se non ci fosse la fede, gli uomini ti direbbero dea». Specialmente san Massimiliano ha espressioni incisive e profonde come queste: «Tutto quello che è stato detto della Madonna fino ad oggi è ancora nulla»; «non temete di amare troppo la Madonna, perché non arriverete mai ad amarla come l’ha amata Gesù»; «il nome dell’Immacolata contiene ben altri misteri che i tempi futuri sveleranno»; «l’Immacolata è la più perfetta rassomiglianza dell’essenza di Dio»; «Ella è stata talmente innalzata da Dio che tutto ciò che le anime più amanti faranno per Lei fino alla fine del mondo non uguaglierà mai la gloria di cui Ella è degna».
Questi pochi elementi sono sufficienti a comprendere la differenza fondamentale dell’atteggiamento del Santo del Gargano e del Folle dell’Immacolata, rispetto a quello di tutti i minimisti e demitizzatori della Madonna.
Quelli puntano sempre più in alto, aperti ad ogni meraviglia di fronte agli arcani contenuti nel mistero di Maria Santissima; questi, invece, credono che si sia già scoperto troppo, e vorrebbero ridurre, ridimensionare il discorso su Maria, correndo il rischio concreto di far chiudere sia gli occhi che il cuore dei fedeli sulle grandezze incommensurabili di Maria «tutta deificata», come la definiva san Pier Damiani.
I primi non si saziano mai di tessere inni di lode e di amore alla Maternità divina, all’Immacolata Concezione, alla Verginità Perpetua, alla Mediazione e Corredenzione, all’Assunzione e Regalità sublime della «divina Maria», come la chiamava sant’Alfonso M. de’ Liguori. I secondi, invece, tentano di intaccare la Maternità divina negando la divinità di Cristo, di negare che la Madonna credesse nella divinità di Gesù (forse fino alla Pentecoste!), di svuotare l’Immacolata Concezione negando la realtà del peccato originale, di negare la verità della Verginità (almeno nel parto), di ridurre la Mediazione e la Corredenzione ad una pia intercessione, di svalorizzare il dogma dell’Assunzione riducendolo ad una realtà di pura presenza ideale. Quasi tutti i demitizzatori, poi, non vogliono proprio sentir parlare di Regalità mariana, perché preferiscono considerare la loro celeste Madre alla pari o al di sotto di una povera servetta ebrea. Quanto è stridente tutto ciò con il «ti direbbero dea!» di padre Pio!
L’amore alla Madonna è la porzione più dolce della spiritualità di san Pio da Pietrelcina e di san Massimiliano M. Kolbe. Come francescani essi si ritrovano uniti a perfezione nell’impegno di amare e imitare, di glorificare e benedire la celeste Madre e Regina dell’Ordine Serafico; come apostoli si ritrovano ambedue a formare nelle anime l’immagine di Maria Santissima facendola conoscere, amare e imitare con ogni mezzo a disposizione. Sono questi i tratti della spiritualità mariana comuni a questi due grandi confratelli, figli del Serafico Padre, spiritualità che si integra e si armonizza in una complementarietà di parti, che è tutta a beneficio del regno di Dio da impiantare sulla terra, fra tutti gli uomini.
Sia lode a Dio e alla Beatissima Vergine per il dono fatto all’umanità, nei nostri tempi, di questi due serafici e ammirabili santi mariani.