I FIORETTI
Il Sacerdozio di Padre Pio: alter Christus
dal Numero 10 del 6 marzo 2022

Non è facile riuscire a parlare convenientemente del Sacerdozio di san Pio, e sicuramente non si potrà farlo in maniera esaustiva, nello spazio limitato di una rivista periodica. Le parole mancano per esprimere la sublimità di questo mistero, partecipato così pienamente al Santo di Pietrelcina, che lo ha fatto fruttificare in pienezza. Però forse basterà sintetizzare il tutto in poche parole: padre Pio ha vissuto in pieno la grazia del sacramento dell’Ordine sacro che è la partecipazione al Sacerdozio di Cristo, come insegna la Chiesa attraverso la voce del Vicario di Cristo: «Il sacerdozio, in ogni suo grado, e quindi sia nei Vescovi sia nei Presbiteri, è una partecipazione del sacerdozio di Cristo, che, secondo la Lettera agli Ebrei, è l’unico “Sommo Sacerdote” della nuova ed eterna Alleanza, che “ha offerto se stesso una volta per tutte” con un sacrificio di valore infinito, che rimane immutabile e intramontabile al centro della economia della salvezza. […]. I Presbiteri portano in sé “l’immagine di Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote” (Lumen gentium, n. 28). Essi dunque partecipano dell’autorità pastorale di Cristo: ed è questa la nota specifica del loro ministero, fondata sul sacramento dell’Ordine che viene loro conferito. Come leggiamo nel decreto Presbyterorum Ordinis“il sacerdozio dei Presbiteri, pur presupponendo i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, viene conferito da quel particolare sacramento per il quale i Presbiteri, in virtù dell’unzione dello Spirito Santo, sono segnati da uno speciale carattere che li configura a Cristo Sacerdote, in modo da poter agire in nome e nella persona di Cristo, Capo» (n. 2; cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1563)» (1). 

Ogni sacerdote, segnato dal “carattere” proprio del sacramento dell’Ordine, è quindi configurato a Cristo e agisce in nome e in persona Christi. Infatti, se egli può consacrare il pane e il vino, se egli può assolvere i peccati, è solo perché agisce «in nome e nella persona di Cristo, Capo». 

«Il carattere – continua il Papa – è anche segno e veicolo nell’anima del Presbitero delle grazie speciali per l’esercizio del ministero, legate alla grazia santificante che l’Ordine comporta come sacramento, sia nel momento del conferimento, sia in tutto il suo esercizio e sviluppo nel ministero. Esso dunque avvolge e coinvolge il Presbitero in una economia di santificazione, che lo stesso ministero comporta in favore sia di chi lo esercita, sia di coloro che ne usufruiscono nei vari Sacramenti e nelle altre attività svolte dai loro pastori» (ibidem).

Nell’esercizio del suo ministero il sacerdote è accompagnato da «grazie speciali», che lo «avvolgono e coinvolgono» in una economia di santificazione personale, innanzitutto, ma finalizzata anche alla salvezza e santificazione delle anime. Queste grazie vengono distribuite «nei vari Sacramenti e nelle altre attività svolte dai pastori».

Alla luce di ciò la sublime esperienza sacerdotale di san Pio può essere letta come una naturale conseguenza della sua piena corrispondenza alle grazie speciali legate alla sua Ordinazione sacerdotale, con il valore aggiunto di carismi particolari che gli hanno permesso di mettere a frutto tali grazie con ancora maggiore efficacia.   

Per questa piena corrispondenza e per la sua offerta sacrificale e vittimale, Gesù ha potuto renderlo pienamente partecipe del suo Sacerdozio, facendo di lui lo strumento eletto per condurre le anime verso la salvezza. Non a caso, nell’immaginetta ricordo della sua Ordinazione e della celebrazione della Prima Messa (10 e 14 agosto 1910) il giovane padre Pio scrisse: «Gesù / mio sospiro e mia vita / oggi che trepidante ti elevo / in un mistero di amore / con te io sia pel mondo / via, verità, vita, / e per te / sacerdote santo, vittima perfetta». 

Programma profetico, ma programma che egli stesso aveva già ben delineato nella sua anima e che, in una certa misura, già viveva, se pensiamo che neanche un mese dopo dalla sua Ordinazione riceveva a Pietrelcina le stimmate, divenute poi invisibili, e che tre mesi dopo chiedeva al suo Padre spirituale di offrirsi vittima per i peccatori e le anime purganti, affermando di aver già fatto questa offerta e di volere solo la ratifica dell’obbedienza. In effetti, c’è da pensare, come molti ritengono, che la sua offerta vittimale coincida con la sua Ordinazione sacerdotale: in quel giorno padre Pio diveniva «sacerdote e vittima, vittima e sacerdote come Gesù» (2). 

San Giovanni Paolo II, nel discorso tenuto a San Giovanni Rotondo in occasione della sua visita apostolica, disse: «Un aspetto essenziale del sacro ministero, e ravvisabile nella vita di padre Pio, è l’offerta che il sacerdote fa di se stesso, in Cristo e con Cristo, come vittima di espiazione e di riparazione per i peccati degli uomini»; un’offerta che, continua il Papa santo, «deve raggiungere la sua massima espressione nella celebrazione del Sacrificio eucaristico. E chi non ricorda il fervore col quale padre Pio riviveva, nella Messa, la passione di Cristo? Da qui la stima che egli aveva della Messa – da lui chiamata “un mistero tremendo” – come momento decisivo della salvezza e della santificazione dell’uomo mediante la partecipazione alle sofferenze stesse del Crocifisso».

Nel pensiero scritto da san Pio per i ricordini del suo 25° di Sacerdozio, ritorna lo stesso tema dell’immaginetta dell’Ordinazione, esplicitato con espressioni più ardenti – molto belle: «O Gesù mia vita, mio tutto. / Nel gaudio di ebbrezze rinnovate rendimi / altare per la tua croce / calice d’oro per il tuo sangue / ostia pura per il tuo sacrificio /olocausto / amore / preghiera / per me / per quanti vivi e defunti / sono cari al mio cuore». 

È evidente che san Pio da Pietrelcina viveva il suo Sacerdozio in perfetta simbiosi con quello di Cristo, Vittima d’amore, “ostia pura santa e immacolata” il cui sacrificio e olocausto della Croce si rinnova ogni giorno sull’altare. La configurazione a Cristo Crocifisso che egli viveva interiormente non tardò, per volere di Dio, a manifestarsi anche all’esterno con l’impressione delle stimmate, che egli portò nel suo corpo vive e sanguinanti, senza intermittenze, per 50 anni di seguito: chi incontrava san Pio aveva la netta percezione di entrare in contatto con il divino, con una persona totalmente trasfigurata in Gesù.

È proprio vero quello che fu scritto del Santo in occasione del suo 50° anniversario di Sacerdozio: «Nessuno meglio di lui ha fornito la dimostrazione convincente che “ogni vero sacerdote è un alter Christus» (3). 

 

Note

1) San Giovanni Paolo II, Catechesi del 31 marzo 1993.

2) Cf. G. Di Flumeri, Il mistero della croce in Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo 1977, p. 20. 

3) Filippo De Capua, Sacerdos, alter Christus in Cinquant’anni di Sacerdozio. A Padre Pio. Omaggio dei suoi figli spirituali sparsi in tutto il mondo, San Giovanni Rotondo 1960. 

 

 

di Suor M. Gabriella Iannelli, FI, Il Settimanale di Padre Pio, N. 10/2022

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