I FIORETTI
Dall’alba al tramonto, Maria nella vita di San Pio
dal Numero 18 del 9 maggio 2021

Fin da principio troviamo Maria nella vita di padre Pio, dalla culla alla gloria degli altari (beatificato nel mese di maggio). Vide la luce nel mese di maggio, il mese profumato dalla natura in fiore ed ammantata di fiori, pure battezzato nel mese di maggio.

Quel mese rimase stampato fisiologicamente nel suo cuore, ed ogni anno, poi a San Giovanni Rotondo, lo voleva celebrato solennemente, predicato ed i fedeli riempivano la chiesa.

Tutta una vita pervasa da Maria, da principio alla fine, infatti, giunto al passo estremo, mentre la morte si avvicinava, ha detto ai presenti di vedere “due Mamme”, e le vedeva mentre lo accompagnavano all’amplesso del Padre celeste, quella terrena e quella celeste. Si è spento mentre la sua flebile voce diceva: «Ave Maria... Ave Maria» e la corona del Rosario gli cadde dalle mani.

Da Santa Maria degli Angeli, la Madonna della Libera, la chiesa della sua Pietrelcina, alla Madonna delle Grazie di San Giovanni Rotondo, il filo conduttore non viene mai spezzato nella geografia della sua vita, come pure le ore della sua giornata vengono scandite da Lei. In famiglia e in parrocchia, quotidianamente, si recitava il Rosario ed egli ancor bimbo si recava ogni mattina ed ogni sera “in chiesa a visitare Gesù e la Madonna”. Pure quando accompagnava i suoi nei lavori dei campi, egli intrecciava il ricordo di Gesù e della Madonna. Racconterà, poi, che la mamma era altamente devota della Madonna del Carmine ed in suo onore non mangiava carne al mercoledì e al venerdì. Non stupisce allora se al confessore scriverà più tardi: «Gesù e Maria seguitano a farmi da genitori» (Epistolario I, p. 285). “Seguitano”... quindi da tempo, anzi sin dal principio: bimbo di Maria.

Le notizie che abbiamo sul tempo del suo noviziato fanno intendere che fra’ Pio già possedeva il “dono della pietà”, preghiera dono dello Spirito Santo. Qui l’orazione si intensificava nel tracciato della sua giornata, iniziando al mattino con invocazioni personali a Lei, poi con l’Angelus nelle preghiere comuni. Un dettaglio interessante fa sapere che sopra un quadro, che pendeva dalla parete di un pianerottolo, stava scritto in latino: «Guardati dal passare di qua se prima non avrai recitata un’Ave Maria» ed ovviamente fra’ Pio su quel pianerottolo ha lasciato miriadi di Ave Maria. Verso sera, dopo la meditazione, seguiva il Rosario. Alle preghiere si affiancava il digiuno della “Benedetta”, pratica francescana a devozione della Madonna, dal 30 giugno al 15 agosto. Nelle feste della Madonna si mangiava in ginocchio. Infine nella formula della consacrazione alla vita religiosa aveva fatto la sua “promessa di vivere la Regola dei Frati Minori a Dio Onnipotente e alla Beata Vergine Maria”.

Fin qui la vita comune, ma egli ne aveva una personale di costante contatto con il soprannaturale. Nella vita spirituale, diceva lui, si inizia camminando, poi si corre e si finisce per volare e lui dopo il noviziato volava ad altezze celesti, come testimoniano i suoi confratelli, ma volava sulle ali di Lei. Accanto alla Madre del Sacerdote per eccellenza, Cristo, studiava, si avvicinava al Sacerdozio-vittima e quando scriveva una lettera intestava il foglio coi nomi di Jesus, Maria, Joseph, Franciscus. Quando la malattia lo riporterà a Pietrelcina, non ancora sacerdote, sappiamo che per studiare si ritirava pure nella stanza di via Santa Maria degli Angeli e celebrava la sua prima Messa in parrocchia ai piedi della Madonna della Libera. Nella nuova patria, ove l’ha condotto un mandato divino, San Giovanni Rotondo, viene accolto in una chiesetta dedicata alla Madonna delle Grazie. Sul portale d’ingresso una lunetta di ceramica bianca con la Madonna e quella piccola chiesa a Lei dedicata poi è divenuta famosa nel mondo, per le Messe che egli vi celebrava, per le sue Confessioni, per il sangue che egli vi ha versato, per i prodigi, tutto sotto quel quadro della Madonna delle grazie a cui tanto egli era affezionato, tra mura ove tutto parlava di Lei, e quell’altare laterale dedicato all’Immacolata.

Prescindendo dal fatto che egli dirà più volte che la sua vita scorreva in un “vivere morendo e morendo vivere”, e in queste condizioni lo poneva il suo stato mistico, ben due volte la Madonna gli ridonò, prodigiosamente, la salute a Venafro, nel 1911, e nel 1959 a San Giovanni Rotondo.

Egli visse nell’ordinario, ma sostenuto da forze di cielo, visse di grazia della Mediatrice di ogni grazia, mentre gli occhi di lui contemplavano il volto ed i sorrisi di Lei, come le stelle del firmamento in una notte d’incanto. In casa sua non mancava il quadro della Madonna, lungo la caletta di via Vico Storto, nel suo quartiere di Pietrelcina, e poi a San Giovanni Rotondo tra i quadri delle pareti lungo i corridoi, nel bancone della sacrestia quell’Addolorata, che ancor si fa ammirare per la sua dolcezza.

La sua opera terrena, la Casa Sollievo della Sofferenza, la riconosceva proprietà della Madonna. Nel 1960, mentre una tempesta infernale minacciava di distruggerla, egli torna ad affidarne i destini ancora a Lei e scrive: «O Mammina dolcissima... la tua Casa Sollievo della Sofferenza».

La sua vita fu veramente convivenza con la Madre, infatti sappiamo bene che la domanda di chi osava, umilmente, cercare di entrare nel suo mistero, ha avuto risposte come questa: Padre, la Madonna viene mai nella vostra cella? «Chiedimi piuttosto se qualche volta se n’è mai andata!».

Convivenza e collaborazione, dunque. Le sue finezze mariane arrivavano al punto che, in precedenza alle festività della Madonna, porgeva gli auguri di santamente celebrarle... Nel recitare la preghiera di sant’Alfonso a Maria Santissima, alle parole: «...non mi abbandonate fintanto che non mi vedrete già salvo in Cielo...» si commuoveva, avvolgendo nella sua commozione pure noi, durante l’adorazione del pomeriggio. Come si affondava nell’orazione durante quella preghiera!

Il confessore del secolo, il confessore che pagava i peccati sino al sangue, ogni giorno, scendendo per le Confessioni, a metà della scala verso la sacrestia sostava, ammirava, pregava davanti ad un’immagine della Madonna prospiciente quel pianerottolo che divideva, in due tratti, la scala. Ci siamo trovati vicini, alcune volte, in contemplazione del suo raccoglimento. La cella, ora aperta ai visitatori, rispetto alle altre, è a doppia dimensione, il nostro Padre prevalentemente ha occupato la cella numero 5, nella quale più volte sono entrato e alla quale sono legate le mie prime esperienze, quelle più care. Ebbene sopra la porta si legge ancor oggi: «Maria è tutta la ragione della mia speranza». Quella cella fu altare per lui vittima d’amore orante, bruciante, consumante.

E nella Messa-Calvario con Cristo, ove condivideva – me lo confidava proprio lui – le ore di agonia di Cristo, fino al consummatum est, quando le rubriche lo consentivano, preferiva la Liturgia della Madonna e negli ultimi anni costantemente celebrava la Messa della Madonna, per indulto particolare, in latino, poiché la conosceva a memoria.

«O Maria, mamma dolcissima dei sacerdoti,
mediatrice di tutte le grazie,
dal profondo del mio cuore
ti prego, ti supplico, ti scongiuro
a ringraziare oggi domani e sempre
per il dono inestimabile
del 50° del mio sacerdozio
Gesù...».


Con questa didascalia, nella immaginetta ricordo del 50° del Sacerdozio, il 10 agosto del 1960, padre Pio riconosce il suo Sacerdozio dono della Mediatrice di tutte le grazie. Si riconosce sacerdote di Cristo, germinato dalla maternità di Maria, mentre poi nella celebrazione del 60° anniversario del sua vestizione religiosa, scrive che pure da Lei era fiorita la vocazione all’Ordine serafico.

Non solo il Sacerdozio, ma pure la santità di questo santo sacerdote trova radice nella Mediatrice della grazia e di ogni grazia, la Santissima Vergine. Padre Pio, chiamato alla missione di “santificare” – «santificati e santifica», ecco le parole con cui è stato invitato a seguire Cristo (Ep. III, p. 1010) –, ovviamente doveva trovare in Lei il punto germinale di tutto in lui, dall’alba al tramonto, del suo essere e del suo fare.

Tutto con Maria, in Maria e da Maria. Era Lei che rifrangeva in lui i raggi del Sole, Cristo, che ha illuminato, riscaldato, vivificato e, spesso, santificato le anime che hanno trovato rifugio sotto quel mantello francescano, per cinquant’anni. Come pure quanti oggi continuano a cercarlo, a scendere vicino a quella tomba, a sostare nel tempio sotto quel gigantesco mosaico della Madonna delle Grazie, ove Lei e Gesù si offrono insieme allo sguardo del pellegrino, mentre Gesù indica e porge ad ognuno di noi il di Lei seno materno, fonte unica di vita per lui e per ognuno.

Dunque padre Pio religioso, sacerdote, stimmate, carismi e prodigi, insomma tutta intera la sua vicenda esistenziale, tutto deve alla «Mamma dolcissima dei sacerdoti». Padre Pio francescano puro, autentico e totale, è germoglio che ha trovato radice nel terreno della culla di quest’Ordine glorioso, Santa Maria degli Angeli, «quel piccolo tempio... annerito dall’ala dei tempi, dove attraverso i sette secoli di religiosa ammirazione, i baci hanno levigato, come marmo ed alabastro le rozze pareti...» (Ep. III, p. 1089). Sono parole di un canto meraviglioso alla Porziuncola, che egli ci ha lasciato in una lettera scritta ad una figlia spirituale del Terz’Ordine.

Questo gigante del Sacerdozio risulta, non solo, frutto del seno della Regina degli angeli, ma da Lei accompagnato e seguito fino alla crocifissione e consumazione nel Calvario con Cristo: una vita pervasa da Maria. 


di Don Nello Castello,
Il Settimanale di Padre Pio, N. 18/2021

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