Mi piangeva il cuore nell’apprendere che padre Pio era ormai tanto invecchiato. Finalmente arrivò il momento dell’incontro. Non appena entrai nella sua cella, ebbi la conferma alla mia prima impressione e ai racconti dell’anticamera. Padre Pio appariva affaticato e invecchiato. Soltanto gli occhi conservavano quella mobilità e lucentezza che costringevano chiunque ad abbassare lo sguardo e a chinare il capo. Il “Santo del Gargano” era davanti alla piccola finestra che dà sull’orto del cortile del convento. Aveva tra le mani una coroncina nera del Rosario. Ci guardò con stupore e poi si rivolse al frate che ci accompagnava: «Che vogliono questi da me?». «Padre – disse il frate – sono nostri amici venuti da Roma per salutarvi». «Come si chiamano?», incalzò padre Pio. Il frate gli ricordò che già molte volte eravamo stati da lui. Mi feci avanti per baciargli la mano e dissi: «Padre, innanzitutto vorrei la vostra benedizione». «Benedico te e tutta la tua famiglia», disse segnandomi la fronte con il segno della croce. E subito dopo: «Che fai tu?». «Il giornalista, padre». «E di che scrivi?». «Di ciò che accade attorno a me, padre, ma vorrei particolarmente scrivere di voi». «Di me? E che scriveresti di me?». «Della vostra vita, delle vostre sofferenze, del bene che fate all’umanità, delle vostre azioni miracolose». «Miracoli, eh? Miracoli... Ma che dici, che dici? Io non faccio miracoli, io prego soltanto». La voce di padre Pio si fece aspra, quasi di rimprovero per averlo paragonato ad un santo. «Ma se tutti vi chiamano il “Santo del Gargano”», dissi. E padre Pio, con sguardo severo: «Guagliò, i santi stanno solo in Paradiso». «Padre, vi ricordate di me ora?». «Sì che mi ricordo, tu sei quello che ogni tanto mi fa morire, scrivendolo sui giornali». «L’ultima volta che sono venuto da voi, padre, non ho potuto incontrarvi perché eravate a letto ammalato. Come vi sentite adesso?». «Meglio, meglio, e non preoccuparti tanto della mia salute, perché arriverà il giorno che mi porteranno a celebrare la Messa sulla sedia», rispose con malizia poi si alzò e uscì dalla cella, lasciandosi sorreggere. [...] «Padre, vorremmo avere qualche vostra fotografia», intervenni io. «E va bene, sia fatta la volontà di Dio», rispose tirando un lungo sospiro. Poi ci porse la mano per farcela baciare e congedarci, ma noi esitammo. E padre Pio: «E mo’ che volete? Vi ho benedetto, vi ho lasciato fare la fotografia con quell’aggeggio, perché non ve ne andate?». «Padre Pio, diteci qualche pensiero per i nostri lettori», chiesi quasi implorando. «E che vi posso dire io? Pregate e fate del bene a chi soffre. Pregate per la pace nel mondo; pregate sempre e ascoltate la Santa Messa. Specialmente voi giovani, dovete stare più vicini al Signore».
Antonio Pandiscia,
Un contadino cerca Dio. Padre Pio, pp. 104-105