Anche l’attore Carlo Campanini fu testimone di una bilocazione di padre Pio, che così ha raccontato: «Era il 1955. Ricevetti una cartolina da frate Daniele, il religioso che stava sempre accanto a padre Pio come infermiere. Nella cartolina c’era scritto: “Tanti auguri da padre Pio. Verrà a trovarvi: sappiate chiedergli e sappiate riceverlo”.
Frasi convenzionali. Pensavo che si riferissero a una visita spirituale del Padre e ne ero felice.
Il giorno dopo, alle otto, ero in cucina e stavo parlando con mio figlio, che mi chiedeva i soldi per pagare le tasse dell’università. Alzo lo sguardo e nel corridoio vedo padre Pio. Era in piedi, mi guardava e sorrideva. Rimasi allibito, non sapevo che fare, gli feci un cenno come per dirgli adesso mando via mio figlio e poi ci troviamo noi due soli.
Diedi i soldi a mio figlio, lo spinsi frettolosamente verso la porta e poi corsi nel punto del corridoio dove c’era padre Pio ma, mentre mi avvicinavo lui, come succhiato dal muro, sparì. Rimasi incredulo e smarrito. Continuavo a camminare per la stanza chiedendomi se avevo veramente visto padre Pio o se avevo avuto un’allucinazione. Avevo sentito parlare tante volte di bilocazioni del Padre ma ero sempre rimasto incredulo. Anche se avevo una fede cieca in lui, pensavo che la gente che mi raccontava quelle cose fosse esaltata. Adesso era toccata a me un’esperienza del genere e non riuscivo a catalogarla.
Per tutto il giorno continuai a pensare e a riflettere. Ricordavo distintamente la figura del Padre che avevo visto e mi dicevo: “Ma era proprio lui”. Poi aggiungevo: “No, non è possibile”. Mi fermavo per la strada, mi prendevo la testa tra le mani esclamando: “Sto diventando matto”. Poi mi ricordavo della cartolina di frate Daniele e il cervello riprendeva da capo a fare congetture e supposizioni.
Dopo tre giorni di questo tormento decisi di andare a San Giovanni Rotondo per chiarire la questione. Appena arrivato incontrai frate Daniele e gli dissi: “Sai che ho visto padre Pio?”. “Ringrazia Gesù” rispose, e se ne andò di corsa perché aveva da fare. Lo rividi poco dopo e aggiunse: “Ma almeno potresti ringraziarlo”. “Certo che lo voglio ringraziare – dissi –, così almeno mi tolgo questo dubbio che mi divora”.
Quando scese padre Pio lo avvicinai. Lui mi guardava con un sorriso ironico. “Posso ringraziarla per la visita che è venuto a farmi a casa mia?” gli dissi. E lui: “Certo che lo puoi”. Dopo un po’ aggiunsi: “Padre, ma era proprio lei?”. Divenne serio e mi fulminò con uno sguardo terribile. “E lo metteresti in dubbio proprio tu?” disse, e mi piantò in asso.
Raccontai ai frati di questa visione e loro mi rimproverarono dicendo che ero un fanatico e con il mio atteggiamento facevo un danno a padre Pio. Sapevano però che io non ero un fanatico e che prima di fare certe affermazioni controllavo tutto scrupolosamente. Per questo, due di quei frati cercarono di avere spiegazioni da padre Pio. Frate Eusebio, che stava sempre vicino al Padre, quella sera stessa gli chiese: “Conoscete la casa di Campanini a Roma?”. “Manco da Roma dal 1917”, rispose padre Pio. “Campanini dice che siete andato a Roma a trovarlo a casa sua” aggiunse frate Eusebio. “Un momento – disse allora padre Pio –. Dobbiamo chiarire. Tu mi hai chiesto se conosco la casa. Quando il Signore permette “quelle cose”, ci manda non per visitare le case ma per fare del bene alle anime”. Questa risposta di padre Pio è significativa. Egli non ha negato di essere venuto a casa mia, ma ha semplicemente detto che non si è fermato a visitare la casa.
Ma anche un altro frate, padre Mariano, ha voluto chiedere spiegazioni a padre Pio su questo fatto. La sera, davanti ad altri confratelli si è messo a prendere in giro il Padre dicendo in tono canzonatorio: “Così, Padre, voi ve ne siete andato a Roma a trovare Campanini”. E padre Pio, burbero, rispose: “Perché, credi che non lo possa fare?”».
Renzo Allegri,
Padre Pio. Il Santo dei miracoli, pp. 389-391