I FIORETTI
La sua mano alzata su di noi
dal Numero 42 del 29 ottobre 2017

Il Padre era contro il peccato ed ammoniva con forza i peccatori ad allontanarsi dalla via del male, ma di fronte all’umile constatazione della propria debolezza esortava il penitente a fidare sempre sulla bontà del Padre celeste, ricco di misericordia e di perdono. [...].
Un figlio spirituale ci narra che un giorno, mentre in un momento fortunato passeggiava in giardino con il Santo e si parlava della tenerezza di Dio per le sue creature, si sentì dire: «Don Raffaele, pensa che cos’è il Signore, fino a quando stiamo sulla terra. Come Padre affettuoso tutto ci dà, se ci rivolgiamo fiduciosi a Lui. Anche quando l’offendiamo e pecchiamo, ci dà il perdono; basta che noi glielo chiediamo con sentito pentimento. Ciò varrebbe anche per Giuda e per gli angeli ribelli. Pensa: se questi si pentissero, sarebbero perdonati ed il paradiso tornerebbe sulla terra come una volta». [...]. Il Padre dunque spingeva i suoi figli ad abbandonarsi nelle braccia della misericordia di Dio, però li metteva in guardia dall’abuso di tanta bontà.
«Non era tutta dolcezza Padre Pio – racconta un figlio spirituale, Gherardo Leone –. Non passava giorno in cui non facesse sentire la sua severità per qualcosa o qualcuno. In confessione e fuori confessione. Di fronte a certi peccati, agiva d’istinto cacciando via il peccatore. Indignato per la trasgressione. Come un arcangelo sulla soglia dell’eden, montava la guardia alla Legge del suo Signore, combattendo impietosamente le prevaricazioni.
Ma anche quello era amore. Desiderio che si conoscesse tutta la bellezza dell’anima purificata. La felicità primordiale di poter guardare al mondo, alla vita, con gli occhi sereni di bimbo.
Era quello che provavamo quando uscivamo dalla Confessione con Padre Pio assolti. Ci sentivamo forti, in armonia con tutto e con tutti. Come se non esistesse più nulla delle tante cose che potevano turbarci: i colpi e contraccolpi, i contrasti, le piccole e grandi serie di ogni giorno.
Eravamo in pace con Dio. Tutto il resto non contava più, non c’era più. Ci sentivamo capaci, in quei momenti, di qualunque eroismo, di qualunque generosità. Ed era stupefacente che tutto questo ce lo avesse dato un uomo che aveva alzato la mano su di noi per perdonarci nel nome del Signore. Che sentivamo vero, presente, incombente paternamente su di noi.
Era presente anche quando quella stessa mano si alzava ad ammonirci, a percuoterci, con l’autorità di chi ha un mandato sicuro. Ma paterno anche allora. Perché la durezza del rimprovero veniva dall’amore.   

Padre Marcellino IasenzaNiro,
“Il Padre”. San Pio da Pietrelcina.
La missione di salvare anime
, pp. 224; 229-230

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