Nel dicembre del 1928, la madre di Padre Pio, che tutti chiamano affettuosamente «mamma Peppa», accompagnata da Maria Pyle, si trasferisce a San Giovanni Rotondo per trascorrere il Natale con il figlio.
L’incontro tra i due avviene sul piazzale della chiesetta. Padre Pio non ha mai permesso che sua madre gli baciasse le mani. Ogni volta che ha tentato di farlo, l’ha sgridata dicendole: «È il figlio che deve baciare le mani alla madre, non il contrario». In questa occasione, mamma Peppa ricorre a uno stratagemma, come racconta Maria Pyle in un suo scritto: «Nascondendo la sua grande gioia sotto un’apparente calma, mamma Peppa prese la mano del figlio e, prima che egli la ritirasse, disse: “Padre Pio, ti bacio la mano per zia Libera (primo bacio) e per zia Pellegrina (secondo bacio), e per zia Filomena (terzo bacio)” e così oltre per circa dieci e più comari. E per finire disse: “E adesso, Padre Pio, la bacio per me”. Tentò ma non vi riuscì. Mentre si piegava per baciare, Padre Pio alzò di scatto le mani e, tenendole alzate, disse: “Questo mai. Il figlio deve baciare la mano alla mamma e non la mamma al figlio”».
Tutte le mattine mamma Peppa va ad ascoltare la Messa celebrata dal figlio nella chiesetta del convento. Dopo aver ricevuto la Comunione, si inginocchia per terra e bacia dove il figlio ha camminato. Dopo la Messa si reca in sacrestia per incentrarlo.
L’inverno è particolarmente rigido. C’è molta neve per terra e a volte tira un vento gelido, ma mamma Peppa tutte le mattine sale al convento.
La sera del 23 dicembre dice al Padre guardiano: «Vogliate bene al mio figlio». Lui risponde: «Zia Peppa, state tranquilla, non temete di nulla. Piuttosto fate attenzione che c’è molto freddo».
Mamma Peppa indossa abiti dimessi e leggeri per la stagione invernale. Glielo fanno notare, ma nessuno riesce a convincerla a mettersi il vestito di lana che alcune amiche le hanno regalato. Teme di sembrare una signora.
La notte di Natale segue le funzioni religiose confusa con la gente che riempie la chiesetta. Dopo la Messa, scende a casa di Maria Pyle e vuole essere lei a portare la statuetta del Bambino Gesù nella grotta del presepio fatto in casa, come Padre Pio ha fatto in chiesa. Poi si mette a letto.
In chiesa quella sera ha preso troppo freddo e ora il suo corpo è scosso da brividi. Al mattino si alza con la febbre. Il giorno successivo, 27 dicembre, la febbre è molto alta e mamma Peppa non riesce ad alzarsi dal letto. Si pensa a un po’ di influenza. Ma la febbre non passa e tre giorni dopo il medico scopre che ha una polmonite doppia.
Ogni giorno Padre Pio, accompagnato dal Guardiano, va a trovare la mamma. Quando si rende conto che le sue condizioni sono gravi, non si muove più dal suo capezzale. La assiste fino all’ultimo. Le amministra l’Estrema Unzione, e quando vede che sta per esalare l’ultimo respiro, la bacia in fronte, poi, con un forte singulto, cade svenuto. Due medici lo portano in una camera accanto. Maria Pyle prende il suo posto e mamma Peppa spira tra le braccia dell’americana. Sono le 6:15 del 3 gennaio 1929.
Nella camera attigua, Padre Pio sfoga il proprio dolore in un mare di lacrime. È, il suo, un pianto straziante. Piange e continua a invocare: «Mamma mia, mamma mia bella, mammella mia». Qualcuno gli dice: «Padre, lei stesso ci ha insegnato che il dolore altro non deve essere che l’espressione dell’amore che dobbiamo offrire a Dio: perché piange così?». Ed egli risponde: «Queste sono lacrime d’amore, nient’altro che d’amore. E poi, non ho mica cento mamme, ma una sola».
Mamma Peppa viene sepolta nel cimitero di San Giovanni Rotondo il 4 gennaio con grande concorso di gente. I medici, preoccupati per la salute di Padre Pio, lo tengono nella casa di Maria Pyle per due giorni ancora. In tutto quel tempo non viene mai lasciato solo. Nel pomeriggio del 5 gennaio viene riaccompagnato in convento.
Renzo Allegri,
Padre Pio. Il Santo dei miracoli, pp. 223-225