APOLOGETICA
Vuoi davvero riuscire nel lavoro? Ridona i tuoi talenti a Dio
dal Numero 25 del 3 luglio 2022
di Corrado Gnerre

Laureato a pieni voti con una tesi considerata degna di stampa. Vincitore del concorso per assistente ordinario agli Ospedali Riuniti degli Incurabili di Napoli. Libero docente di Chimica fisiologica e Chimica clinica. Direttore dell’Istituto di Anatomia Patologica, poi primario dell’Ospedale Incurabili. Ricercatore appassionato e apprezzato. Pioniere nelle terapie sperimentali per la cura del diabete. Il dott. Giuseppe Moscati aveva grandi doti umane, ma anche un segreto: praticava il teocentrismo nel lavoro.

San Giuseppe Moscati, grande medico napoletano, non visse a lungo, ma riempì il suo tempo della presenza del Signore.

Ogni giorno iniziava la giornata alle cinque del mattino e faceva due ore di preghiera: faceva la sua meditazione e assisteva alla Messa. Riceveva la santa Comunione e faceva un lungo ringraziamento.

Senza queste due ore, soprattutto senza la santa Comunione, egli diceva di non avere il coraggio di entrare in sala medica per le visite agli ammalati.

Dopo le due ore di preghiera, andava per i vicoli di Napoli e gratuitamente visitava gli ammalati poveri.

Prima di ogni diagnosi, nei momenti di difficoltà, metteva la mano nella tasca, stringeva per un attimo la corona del Rosario e chiedeva ispirazione alla Madonna.

Agli ammalati raccomandava sempre la cura dell’anima.

A mezzogiorno, anche se stava visitando gli ammalati, interrompeva tutto e recitava l’Angelus, invitando i presenti ad unirsi in preghiera.

Al pomeriggio, fino al tramonto, continuava le visite mediche.

Chiudeva la sua giornata con la Visita al Santissimo Sacramento, la recita del Rosario e le preghiere della sera.

Tutto questo come lo possiamo definire? Affidamento.

Si tratta – se ci riflettiamo bene – dell’atteggiamento più intelligente che possa esistere. San Giuseppe Moscati sapeva bene quali fossero i suoi talenti. Sapeva bene quanto avesse dovuto studiare per raggiungere determinati obiettivi. Sapeva bene che il buon Dio gli aveva dato grande capacità. Ma – appunto – sapeva che tutto questo non era merito suo. Il suo merito sarebbe consistito solo nel ridare, meglio: nel ri-orientare a Dio ciò che da Dio aveva ricevuto.

Se vogliamo, questo atteggiamento può definirsi anche teocentrismo nel lavoro. Il teocentrismo non è solo l’atteggiamento più logico nell’ambito sociale, ma, a maggior ragione, lo deve essere anche nell’ambito lavorativo.

Se la mattina ci svegliamo e abbiamo le forze per andare a lavorare è perché Dio ce le dona. Tutto ciò che avviene, avviene perché Dio lo permette.

San Tommaso d’Aquino, a riguardo, parla di Dio come causa sussistente. E san Paolo dice che in Dio «ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28).

San Giuseppe Moscati aveva ben compreso questo; e chi andava da lui per farsi visitare, sapeva che il dottor Moscati altro non era che il collaboratore del miglior medico possibile: Cristo Signore.

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