APOLOGETICA
La bellezza della purezza
dal Numero 25 del 22 giugno 2014
di Corrado Gnerre

Un dipinto di Louis de Morales custodito nella chiesa napoletana di San Paolo Maggiore: parla eloquentemente della bellezza della purezza.

Il XX secolo, ovvero il secolo che sarebbe stato segnato fortemente dalla degradazione morale, si apre con due bambini-giganti: due bambini-eroi, due martiri della purezza. Quasi contemporaneamente (a due anni di distanza) due bambine, una nell’emisfero boreale, l’altra in quello australe, offrono la loro vita per la purezza. Nell’emisfero boreale santa Maria Goretti (1890-1902), assassinata da colui che voleva farla cadere in peccato. Nell’emisfero australe la beata Laura Vicuña (1891-1904) offrì la sua vita per ottenere dal Signore la grazia di poter rivedere sua madre, ch’era vedova ed era andata a convivere con un uomo, riaccostarsi all’Eucaristia.
Nella bellissima chiesa di San Paolo Maggiore a Napoli, tenuta dai Padri Teatini, vi è un dipinto dello spagnolo Louis de Morales (1509-1586), chiamato Madonna della Purità. Il dipinto fu donato all’Ordine dei Teatini nel 1641 da padre Diego di Bernardo y Mendoza. Attualmente nella Cappella che ospitava la tela (Cappella chiamata ovviamente “della Madonna della Purità”) è esposta una copia mentre l’originale è custodito nel convento.
L’immagine non mostra alcun particolare che possa ricondurre direttamente alla virtù della purezza, se non lo sguardo umile e rivolto in basso della Vergine. Ci sono però tre particolari che indirettamente riconducono alla bellezza di questa virtù:
1) la mela che Gesù Bambino ha nella mano sinistra;
2) lo sguardo di Gesù Bambino;
3) la simmetria del disegno.

Iniziamo con la mela che Gesù Bambino ha nella mano sinistra. Ovviamente si tratta del frutto che ricorda simbolicamente il peccato originale. Sappiamo che questo peccato è il Peccato in quanto tale; ebbene, il Divino Bambino sembra porre il frutto proibito nel Cuore della sua Santissima Madre per far capire come ogni peccato trovi la sua soluzione e la sua purificazione nel Cuore Immacolato di Maria, cioè nell’Immacolatezza in quanto tale.
Il secondo elemento è lo sguardo di Gesù Bambino. Se si fa attenzione, si nota che è uno sguardo fiero, uno sguardo che non è tanto di stupore e meraviglia come solitamente sono gli sguardi dei piccoli, bensì uno sguardo che indica e che spiega. Indica la Madre e spiega quanto Ella sia quella “soluzione” di cui abbiamo parlato prima, la soluzione di ogni peccato nel Cuore Immacolato della Vergine. Il tutto nella santa fierezza del Bambino che sembra dire: quanto sono felice di avere una Madre così!
Il terzo elemento è la simmetria del disegno. La purezza è ordine, è il Logos che produce il kosmos. Il peccato è disordine, è la disobbedienza che produce il khaos. Il dipinto, al di là della cornice esterna, presenta una cornice nel dipinto stesso. Tutto è simmetrico e tutto è ordinato anche nei più piccoli particolari; ai quattro angoli tutto si ripete simmetricamente.
Approfondiamo questo discorso in merito alla purezza che è Logos, cioè ordine. Essa (la purezza) implica il riconoscimento della priorità dell’intelligenza sugli istinti. Una priorità, ovviamente, che ha bisogno della buona volontà per potersi adeguatamente realizzare. L’importanza della purezza necessita del riconoscimento di un modello di uomo secondo la corretta antropologia naturale e cristiana: gli istinti governati e giudicati dall’intelligenza e l’intelligenza guidata e sostenuta dalla volontà.
Per capire meglio tutto questo si può meditare su un brano di san Paolo tratto dalla Lettera ai Colossesi, capitolo 3: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria. Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi».
La purezza è dunque “cercare le cose di lassù”. La purezza è ciò che rende l’uomo davvero uomo, è il segno che il suo essere non è solo il suo corpo, bensì che questo (il corpo) ha avuto il grande dono di accogliere lo spirito e di essere governato dallo spirito. L’uomo è uno “spirito incarnato”. La grandezza del corpo (che il Cristianesimo tiene a sottolineare) è proprio nel suo essere “tempio dello Spirito Santo”: altra e­spressione paolina, precisamente è nella Prima Lettera ai Corinzi. A riguardo va detto che l’attenzione al corpo che ha sempre contraddistinto la civiltà occidentale non si deve solo al fatto che il corpo è dall’antropologia cristiana considerato come elemento costitutivo della persona umana, ma anche perché questo è chiamato ad essere “tempio dello Spirito Santo”. Ebbene, la purezza è l’unica possibilità affinché il corpo umano possa essere se stesso, possa essere grande... appunto: “Tempio dello Spirito Santo”!
La purezza è il segno distintivo, ontologico (perché interiore ed essenziale) e formale (perché riscontrabile esteriormente), dell’uomo come creatura che è stata chiamata alla vita soprannaturale della grazia, che è stata chiamata a rendersi “capace di Dio”, cioè a contenere Colui che nemmeno l’Universo intero può contenere.
Torniamo al dipinto del de Morales. Esso ci parla chiaramente della bellezza della purezza... anzi ci dice che non può esserci Bellezza senza il Bene, perché il Bello è sempre estetica del Vero e del Bene. La purezza si traduce in bellezza. Scrive santa Faustina Kowalska nel suo Diario: «Ora comprendo, tutte le vergini si distinguono per una bellezza particolare; da loro irradia una bellezza speciale».

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