Il santuario della Madonna delle Grazie, “perla” della città di Benevento, fu costruito nell’ ’800 per implorare la protezione di Maria Santissima sulla città colpita dal colera. Vi è custodita la statua della Madonna delle Grazie che viene portata in processione solo durante gravi calamità.
Nel cuore dell’entroterra campano e precisamente nella città storica di Benevento sorge un tempio dedicato alla Madonna, molto caro al culto e alla devozione del popolo beneventano, e non solo.
Il santuario, elevato a basilica minore il 7 giugno 1957 da Pio XII, custodisce quella che è la vera “perla” della città, la Madonna delle Grazie, che si erge a protettrice e custode dell’intero Sannio e dal 1911 anche dell’Irpina, nuova Provincia dell’Ordine minoritico a cui la chiesa appartiene. Il culto della Madonna delle Grazie a Benevento sembra essere di origine antichissima. Se ne fa risalire l’influenza a una certa devozione mariana che vigeva già intorno ai primi secoli e di cui se ne hanno conoscenze più approfondite e documentate a partire dal 570, quando una giovane vergine, sant’Artelaide, scappata da Bisanzio, giunse a Benevento per sfuggire alle attenzioni dell’imperatore romano Giustiniano. Ella, una volta in città, si recò senza calzari presso la Madonna che si trovava nell’antica chiesa di Santa Maria, l’attuale cattedrale, gettandosi in ginocchio ai suoi piedi, nella pia supplica di poter mantenere fedeltà al suo patto di consacrazione a Dio. Dall’antica chiesa la devozione alla Madonna si spostò in particolare in quella di San Luca a Porta Rufina, in cui ancora Artelaide aveva esposto un’icona mariana bizantina e in cui, morta alla sola età di sedici anni, verrà tumulata e venerata come santa. Risalente o meno alla venerazione dell’icona Odigitria di sant’Artelaide, andata poi distrutta col terremoto del 1688, il culto alla Madonna delle Grazie non ebbe nessun arresto né subì detrimento alcuno lungo i secoli.
L’attuale tempio della Madonna delle Grazie, «gratiarum Matri civium votum dicatum», sorge sulle antiche rovine della chiesa che fu di San Lorenzo fuori le Mura, collocata al termine dell’omonimo viale, del secolo VIII, andata distrutta nei bombardamenti della seconda Guerra mondiale, nel 1943, e si erge come “voto cittadino” dell’intero popolo beneventano.
Nel 1836 a Benevento, allora parte del Regno di Napoli, imperversava il flagello del colera e l’amministrazione civica, ricca di quella fede adamantina che pone tutta la sua fiducia nell’aiuto del Cielo, su proposta del cavaliere Paolo Pacca, fece voto di erigere un nuovo tempio per la Madonna per implorarne l’aiuto e la protezione. Il voto del 16 ottobre 1836 fu solennemente sancito il 1° novembre dello stesso anno nel duomo di Benevento, alla presenza del cardinal Bussi e del gonfaloniere della città, il cavaliere Paolo Capobianco. Tra i tre progetti proposti per la realizzazione del santuario, fu scelto quello dell’architetto Vincenzo Coppola in stile neoclassico a croce greca, con pronao esastilo e architrave, sormontato dalle statue dei sei protettori della città di Benevento: san Rocco, san Gennaro, san Bartolomeo apostolo, san Francesco, san Barbato, vescovo di Benevento nel 664, e sant’Antonio. A porre la prima pietra dell’imponente edificio, il 26 maggio 1839, fu il giovane monsignor Gioacchino Pecci, il futuro Leone XIII, la cui statua trovasi all’ingresso esterno della Basilica, insieme a quella del cardinale della città, Vincenzo Maria Orsini, poi Benedetto XIII.
Una volta entrati, l’edificio colpisce immediatamente per la grandiosità degli spazi che confluiscono tutti centralmente verso il tabernacolo e il trono della Madonna sull’altare centrale. Lunga 51 m, larga 32 e alta 39 fino al cupolino, la chiesa richiese molto denaro per la sua realizzazione e, dopo i primi diecimila ducati elargiti dall’amministrazione di Benevento, ce ne vollero altri ed altri ancora.
La Basilica della Madonna delle Grazie fu ultimata dopo 54 anni, il 23 giugno 1893, con l’ingresso solenne della Madonna che dall’antica chiesa fu portata nella nuova per i solenni festeggiamenti del 2 luglio. Poiché non era stata terminata la pavimentazione, la Madonnina fece ritorno all’antica sede per poi stabilirsi definitivamente il 16 giugno 1901, con l’arcivescovo Donato Maria dell’Olio, nella nuova chiesa da lui consacrata a Dio e alla Madonna delle Grazie.
Ad opera dell’artista Giovanni Merigliano da Nola, che fu allievo di Michelangelo, la statua lignea della Madonna delle Grazie, circonfusa di nuvole e raggi di luce, appare di una duplice meravigliosa bellezza, sia dal punto di vista artistico, che da quello teologico. Ella è posta in una grande nicchia dal marmo policromo, che le fa anche da trono. La statua, risalente al XVI secolo, per volere dei Frati Minori giunti sul posto nel 1470, è probabilmente l’immagine più conosciuta e venerata dal popolo beneventano. La Madonna, dall’aspetto regale, porta tra le braccia il Bambin Gesù che si mostra nell’atto di benedire, mentre Ella si scopre maternamente il petto, immagine dell’elargizione della grazia. Cinta di una purpurea veste dai fiori dorati, la Vergine è pur avvolta in un manto blu trapuntato di stelle, di accezione tipicamente mariana, che mostrano entrambi l’abilità artistica dello scultore nel morbido drappeggio delle vesti e nel gusto raffinato della dicotomia dei colori. Il capo della Madonna, come quello di Gesù Bambino sono entrambi incoronati e un ornamento dorato va ad impreziosire i calzari della Vergine e l’intera effigie nei suoi contorni, quasi a sottolinearne la regalità. Il volto della Madonna, sotto un velo che le copre il capo e lascia intravedere i suoi capelli scuri, è di una straordinaria dolcezza e bellezza, e si mostra in tutta la sua maternità, insieme al Bambino, con i tratti e la fisionomia tipici della gente del posto.
Dal punto di vista teologico, poi, la statua risulta essere un compendio delle più alte verità mariane. La sua “pienezza di grazia”, rappresentata dal latte che scaturisce dal suo seno purissimo, la mostra di conseguenza nel titolo più amato dai Francescani, loro gloria e vanto: l’Immacolata. I fedeli difensori della “senza macchia”, amano infatti contemplare nella statua un piccolo pomo rosso che il Bambin Gesù nasconde e sottrae alla vista della Madre divina, quale simbolo del peccato adamitico e che, per l’appunto, le viene nascosto perché “non le riguarda”.
La Basilica della Madonna delle Grazie racchiude in sé molte altre devozioni care alla città quali san Giuseppe, san Francesco, sant’Antonio, san Rocco, san Lorenzo, santa Rita, santa Elisabetta d’Ungheria, santa Teresa di Calcutta e la beata Teresa Manganiello, ma è intorno alla devozione della Madonna che si concentrano le più grandi manifestazioni di fede e amore, come inni, novene, preghiere e veglie notturne, per non dimenticare la grande Supplica della mezzanotte il giorno della vigilia, e ogni secondo giorno del mese un’ora di adorazione e preghiera. Una particolarità importante a riguardo è che la Madonna delle Grazie non esce in processione ogni anno, come solitamente è usanza fare. Per decreto di Vincenzo Maria Orsini, poi Benedetto XIII, contro ogni credenza che si tramanda che questo avvenga ogni 25 anni (per le varie corrispondenze storiche realmente avvenute), la Madonna esce, dal 1931, soltanto durante le grandi calamità per andare incontro al suo popolo sofferente, o per le suppliche più importanti. Altre eccezioni potrebbero essere fatte per gli anniversari dell’incoronazione o per manifestazioni particolari. Tutti i beneventani ricordano con affetto l’ultima uscita della Madonnina il 21 aprile 2023, in occasione del terzo centenario dell’incoronazione, in cui tutti, anziani e piccini, giovani e adulti hanno partecipato con commozione allo straordinario evento che ha unito paesi, strade, cuori e voci nell’unanime inno che la canta: Maria che tutto puoi, Protettrice del Sannio, Propizia Stella, fregiata dell’aurea corona che sul crin tutta l’abbella.