RELIGIONE
Ain Karem, chiesa della Visitazione
dal Numero 21 del 26 maggio 2024
di Sefora del Monte Sion

Il santuario della Visitazione ad Ain Karem è importante perché luogo in cui Maria Santissima si è manifestata come Mediatrice di tutte le grazie, e ricorda ai pellegrini che la carità più grande verso il prossimo è quella di portare Gesù alle anime.

Distante circa 150 km da Nazareth, il santuario della Visitazione si erge sul paesello di Ain Karem su un’altura, a ricordo della visita di Maria Santissima alla cugina santa Elisabetta.

Quando Elisabetta era incinta di Giovanni il Battista ed era ormai al sesto mese, come l’angelo Gabriele aveva rivelato a Maria, la Vergine Santa vi accorse, in fretta, per portare soccorso all’anziana parente. Santa Elisabetta, infatti, aveva ricevuto in tarda età la grazia, o meglio, il miracolo di poter avere un figlio, e la giovane cugina, di 14 anni circa, volle partire per recarle aiuto. La Vergine Maria rimase in casa di Elisabetta per circa tre mesi, ossia per tutto il tempo che restava al compimento del parto.

La città di Giuda, Ain Karem, non molto distante da Gerusalemme, vanta dunque il privilegio di avere uno dei santuari mariani più importanti di tutto il mondo e che corrisponde a quello che era stato propriamente il luogo dove abitava la “giusta Elisabetta”, come la chiama un antico calendario del 
VII-VIII secolo. Rifacendoci alle cronache di un certo pellegrino Teodosio, poi, abbiamo per di più la conferma della corrispondenza esatta del santo luogo.

Il complesso della chiesa della Visitazione è formato dalla sovrapposizione di due chiese, di cui la seconda, quella superiore – più recente, iniziata nel 1939 –, è stata portata a termine soltanto nel 1955 dal famosissimo architetto italiano Antonio Barluzzi, a cui si debbono anche altri tra i più importanti santuari della Terra Santa.

La chiesa inferiore, la cripta risalente all’epoca bizantina e coperta poi da una nuova cappella in stile crociato, fu riscattata dai Francescani da una famiglia araba solo nel 1679. Questa probabilmente era l’effettiva abitazione di Zaccaria ed Elisabetta. Al suo ingresso ci si immette subito in uno spazio abbastanza raccolto in cui si possono ammirare di immediato, in alto sulle pareti, tre mosaici raffiguranti l’apparizione dell’arcangelo Gabriele a Zaccaria presso il Tempio di Gerusalemme, l’incontro tra la Vergine e la santa cugina, e la scampata morte di san Giovanni Battista per l’attenzione premurosa della madre, come si legge nel protovangelo apocrifo di san Giacomo.

La chiesa superiore si mostra al pellegrino quale vero e proprio gioiello mariano, tutto consacrato alla glorificazione della Mediatrice di tutte le grazie lungo la storia del Cristianesimo.

Gli affreschi all’interno narrano vari momenti in cui la Vergine Santa mostrò il suo potere di Mediatrice in terra, attraverso la sua intercessione presso Dio. Numerosissime sono infatti le grazie che questa Madre divina ha concesso ai suoi figli, e molte di più sono quelle che Ella continua ad elargire o che desidera che noi domandiamo.

Sulla parete centrale dell’abside, dietro l’altare maggiore, svetta un magnifico affresco raffigurante la Vergine che avanza leggiadra tra le lande desolate del deserto quale portatrice di grazia, sotto lo sguardo devoto di alcuni religiosi ed ecclesiastici che le porgono in omaggio il modellino della chiesa a Lei dedicata e che le rendono gloria sulla terra, e di tutta la corte celeste degli angeli che le recano onore dal cielo.

La parete di destra invece è decorata con cinque magnifici mosaici rappresentanti: il Concilio di Efeso del 431, in cui la Madonna venne solennemente proclamata Theotókos, “Madre di Dio”; Maria Madre della Chiesa e aiuto dei cristiani; le nozze di Cana; la storica battaglia di Lepanto del 1571 e la disputa di Duns Scoto alla Sorbona, in difesa dell’Immacolata Concezione.

La grandezza di questo santuario viene soprattutto dalla sua importanza spirituale, quale luogo in cui la Vergine Santissima ha voluto portare grazia. Come “prima missionaria di Dio”, infatti, vediamo la giovane Maria “correre” verso la cugina e portarle non solo l’aiuto materiale necessario alla sua difficile situazione, ma anche l’aiuto spirituale. Maria Santissima, infatti, già portava in sé il Verbo di Dio quale fonte di grazia e santificazione e, attraverso Lei, Mediatrice della grazia di Dio, la salvezza entrò in casa di Elisabetta: «Appena l’anziana parente ebbe udito il suo saluto, il bambino le sussultò nel grembo» (Lc 1,41). Maria porta Gesù alle anime e questa risulta essere in assoluto la carità più grande, prima di ogni altro aiuto materiale.

Attraverso la mediazione di questa Mamma celeste, ognuno può ottenere tutto ciò che gli è necessario per la propria santificazione, la santificazione altrui, e ogni beneficio temporale e materiale.

Nel luogo della Visitazione, infatti, oltre alle numerose grazie che la Vergine Santa suole concedere a tutti i pellegrini che vi giungono, come luogo privilegiato e a questo particolarmente consacrato, si ricorda ancora l’episodio evangelico in cui la Madonna pronunciò l’inno del Magnificat.

Il cantico mariano per eccellenza, infatti, fu recitato per la prima volta da Maria Santissima nel suo incontro con la cugina santa Elisabetta, precisamente in questo luogo, e i pellegrini sogliono ricordare l’evento innalzando al Signore il medesimo canto per impetrare grazie e benedizioni.

Viene qui a compiersi l’antica profezia di Maria: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48), in quanto davvero la gente che vi accorre per lodarla e glorificarla proviene da tutte le parti del mondo e la prega con le sue stesse parole.

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