RELIGIONE
Il Getsemani: l’orto degli ulivi
dal numero 8 del 18 febbraio 2024
di Pietro Romano

Siamo alla seconda tappa del nostro “pellegrinaggio” alla scoperta dei luoghi della Passione di Gesù. Il Getsemani è il luogo della preghiera sofferta, della sottomissione amorosa alla volontà di Dio, del tradimento. Uniamoci alla Vergine Maria in questa visita. 

Il monte degli ulivi è uno dei luoghi santi più ricco di episodi legati alla vita di Gesu?. Egli lo attraversava spesso con i suoi Discepoli quando si spostava tra Gerusalemme, Betania e Gerico. Era per questo, fin dai primissimi tempi, considerato un luogo santo dai cristiani. Getsemani è un toponomastico che deriva dall’aramaico gath shemanim, letteralmente torchio d’olio o, come diremmo oggi, frantoio. A conferma di ciò, infatti, vi è la forte presenza di ulivi tutt’attorno, attestata dal II sec. a.C. Si trattava, dunque, di un oliveto munito del suo pressoio e protetto probabilmente da un recinto. Il Ricciotti attesta che l’età degli alberi di ulivo è stata riscontrata da esperti botanici, sebbene non se ne possa stabilire il secolo preciso. Si può supporre che gli odierni tronchi siano rispuntati dai ceppi degli alberi tagliati durante i vari assedi che subì Gerusalemme.


Anticamente sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, innalzò sulla cima del monte una chiesa chiamata Basilica in Eleona, ossia “basilica nell’uliveto” e fu costruita sulla grotta dove, secondo la tradizione, come ricorda Eusebio di Cesarea (IV secolo), Gesu? si trovava a pregare con i suoi Discepoli. 
Il complesso del Getsemani è di proprietà dei Francescani dal 1666. La chiesa fu costruita sopra le fondamenta di una chiesa bizantina voluta dall’imperatore Teodosio I nel 385 d.C., poi ricostruita dai crociati e dedicata al Salvatore, e distrutta nuovamente da Saladino. Consacrata nel 1924, la nuova chiesa, progettata dall’architetto Antonio Barluzzi, è stata denominata Basilica delle Nazioni, perché ognuna delle dodici cupole delle tre absidi è stata consacrata a Cristo da diverse nazioni. Cuore e centro di essa è la pietra dell’agonia, dove Gesù agonizzò e sudò sangue. La luce soffusa e la penombra creano un’atmosfera che ricorda la notte oscura durante la quale Giuda tradì il Salvatore e lo fece arrestare.


Dal Cenacolo al Getsemani: l’agonia
Il cammino dal Cenacolo al Getsemani prevedeva il passaggio al di là del torrente Cedron 
(cf Gv 18,1), scendendo dalla città alta per il Tyropeón, per mezzo di un’antica scala a gradini, scoperta di recente. All’interno del giardino vi era una grotta, dove probabilmente si conservava il torchio. Gesù, essendo già notte, invitò i suoi Discepoli a sistemarsi ed essi, abituati a dormire all’aperto avvolti nel loro mantello, si accomodarono nella grotta o nella casupola dell’ortolano. Poi Gesù si allontanò da loro per andare a pregare, portando con sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Allontanatosi ancora da loro “quanto un lancio di sasso” 
(cf Lc 22,41), Gesù «cominciò a provare tristezza e angoscia» (Mt 26,37) e, prostratosi con la faccia a terra pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!» (Mt 26,39). Questa preghiera al Padre sarà stata ripetuta più volte, con angoscia e spasimo, tanto da fargli sudare sangue. Commenta il Ricciotti: «Non mai, in tutto il resto della sua vita, Gesù appare così veracemente uomo. Davvero che in quell’ora non già il cavaliere romano Ponzio Pilato, ma l’umanità intera avrebbe dovuto presentare Gesù al balcone dell’universo proclamando: Ecce homo! D’altra parte in quella stessa ora, più chiaramente forse che in seguito, si può misurare la smisurata angoscia che si riversò nello spirito di Gesù durante la sua Passione: perciò a quella proclamazione terrestre Ecce homo! avrebbe forse risposto una voce celeste proclamando Ecce Deus!».
Mentre Gesù era immerso in questa orazione tanto dolorosa da sudare sangue, «gli apparve un angelo dal cielo per confortarlo» (Lc 22,43). La preghiera, a cui Gesù era ricorso nelle circostanze più solenni della sua vita, diventava così suo unico rifugio in quest’ora suprema.


Giuda e il bacio traditore
Per tre volte Gesù cercò la compagnia dei tre Discepoli prediletti, ma per tre volte li trovò addormentati (cf Mt 26,43-44). Dopo aver pregato per la terza volta, si ripresentò ai tre Apostoli assonnati destandoli dal sonno dicendo loro che il traditore era vicino. Dalla strada di Gerusalemme, infatti, si intravedevano lumi di lanterne e fiaccole e rumore di folla.
San Giovanni scrive che Giuda sapeva benissimo di poter trovare Gesù presso l’orto degli ulivi (cf Gv 18,2), nella grotta, ed è proprio qui che Giuda condusse il gruppo di soldati per far arrestare il Messia (cf Gv 18,3), al quale si unì molta folla, costituita da inservienti del Tempio (cf Lc 22,52).
Giuda, dunque, entrato nel giardino, riconosciuto Gesù, lo baciò. Nell’antico Oriente, infatti, era tradizione che i discepoli baciassero per rispetto le mani del maestro, mentre gli amici, essendo alla pari, si baciavano sulla faccia. Così Giuda, non avendo il coraggio di additare chiaramente alle guardie il suo maestro ed amico, e di mostrare così il suo odio verso il Salvatore, baciò Gesù sulla faccia, per salvare le apparenze. Dopo questo gesto le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono (cf Gv 18,12) e, strattonandolo con violenza, lo condussero da Anna e Caifa.


Il terzo discepolo
Chi ha avuto la grazia di poter visitare quella che viene chiamata la grotta degli Apostoli, vicino alla Basilica del Getsemani (o dell’Agonia), avrà notato che sotto l’altare sono scolpiti soltanto due Discepoli. Dov’è il terzo? È ciascuno di noi chiamato a vegliare con Gesù nell’orto, a offrirsi per la salvezza dell’umanità, a pronunciare il “Fiat” della volontà di Dio, qualsiasi essa sia, pronti a versare anche il sangue se questo fosse il disegno divino. Non fuggiamo come fecero gli Apostoli, ma rimaniamo accanto a Gesù, per condividere con lui i dolori della sua Passione. 


La Vergine sempre presente
Visitando il Getsemani si potrebbe restare interdetti nel non vedere alcun riferimento alla Madonna. Invece, vi sono due elementi molto importanti che evidenziano la presenza della Madre vicino al Figlio anche durante la sua Passione. Proprio a sinistra di chi guarda, infatti, sul lato del frontone della facciata della chiesa, è raffigurata la Vergine Addolorata in atteggiamento orante, tutta compresa del dolore del Figlio, unita a Lui in questa sofferenza atroce.
Di fronte alla grotta degli Apostoli, poi, si trova la tomba della Vergine, scavata nella roccia e inglobata in un’edicola, alla quale si giunge scendendo 47 gradini. È il luogo dove fu portata la Madonna, dopo la sua morte sul monte Sion e dal quale fu assunta in Cielo. 
Questa presenza silenziosa ma operosa della Vergine e il ricordo della sua Assunzione proprio vicino alla Basilica dell’Agonia, ci ricordano che Maria è modello unico ed esemplare della compassione e partecipazione ai dolori del Figlio agonizzante e, allo stesso tempo, segno di speranza per la gloria che attende coloro che con Cristo sapranno soffrire e offrire. 

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