RELIGIONE
Don Dolindo, autore di un’opera monumentale sulla Sacra Scrittura Intervista al biblista
dal Numero 42 del 14 novembre 2021
a cura di Claudia Del Valle

In occasione della chiusura dell’anno giubilare, vogliamo intrattenerci con i Lettori su quella che può considerarsi la più grande fatica apostolica di Don Dolindo Ruotolo: il commento integrale a tutti i testi della Sacra Scrittura. Ne parliamo con il biblista padre Settimio M. Manelli.

Reverendo Padre, secondo Lei cosa ha spinto quest’umile, dotto e infaticabile sacerdote napoletano a intraprendere un lavoro così impegnativo, assorbente ed anche ambizioso qual è quello di commentare tutti i libri della Sacra Scrittura? Sappiamo poi che, essendo sempre molto ricercato dalle anime e molto dedito al lavoro pastorale, riservava alla scrittura soprattutto le ore della notte...

Ritengo sia stata la sua comprensione dell’immensità dell’amore di Dio per l’uomo, amore che si manifesta attraverso il dono della sua divina Parola, e della grandezza della vocazione dell’uomo, creato come immagine somigliantissima di Dio. Ma allo stesso tempo, la percezione chiara della miseria in cui l’umanità si trova dopo il peccato originale e da qui il desiderio profondo di offrire al popolo santo di Dio, affamato di verità e sempre alla ricerca della luce divina, un commento chiaro, semplice, completo del Testo Sacro, via a Dio e alla santità. Per questo il commento alla Sacra Scrittura di Don Dolindo Ruotolo è adatto a tutti, perché così tutti abbiano la possibilità di accedere facilmente ai tesori di salvezza della Bibbia. Commentando i vari fatti o discorsi e persino i testi poetici, con una ricchezza straordinaria di immagini, di similitudini, prese anche dal mondo della natura, l’Autore riesce a fornire al lettore profonde e sempre varie riflessioni, favorendo una più precisa comprensione del testo, illuminando punti meno chiari e fornendo, in tal modo, un abbondante materiale per la meditazione e per la riforma della vita, scopo principale del suo Commento.

 

Mirava soprattutto al bene spirituale delle anime, dunque?

Don Dolindo ha continuamente presente la sua missione sacerdotale di santificatore, attraverso l’amministrazione dei santi Sacramenti, e di maestro: attraverso l’apostolato della direzione spirituale, attraverso l’intensa predicazione, ma anche, senza dubbio in modo molto fecondo, attraverso l’apostolato della penna. È ammirevole lo sforzo del nostro Autore di offrire al vasto pubblico un commento sostanzioso dal punto di vista esegetico e spirituale, fedele in tutto alla sana dottrina, caratteristica davvero preziosa e oggi purtroppo tanto rara. Chiara e costante nel suo Commento, per esempio, l’idea fondamentale che, come insegnato da sempre dalla Santa Chiesa, la Sacra Scrittura è un libro divino-umano, donatoci da Dio per la nostra salvezza. Non è, la Bibbia, come un qualsiasi libro di letteratura o di storia o di poesia dell’antichità. Perciò non va studiata, né spiegata come un libro puramente umano, tenendo conto, cioè, solo dei principi razionali della critica scientifica letteraria. È necessario, invece, tener presenti anche, e soprattutto, i criteri teologici dell’ermeneutica biblica, che permettono di riconoscere il senso più profondo del Testo Sacro, scopo primario della rivelazione, che permette di raggiungere l’unione più intima con Dio, per la salvezza eterna. Questo metodo di lettura e spiegazione della Bibbia è quello seguito già nella Bibbia stessa, dagli apostoli e dai Padri della Chiesa. Don Dolindo segue esattamente questi criteri interpretativi nel suo Commento.

 

Quindi l’uomo del Terzo millennio è di fronte a un’occasione nuova, originale – e sicura – per avvicinarsi alla Sacra Scrittura, sapendo anche di trovarsi con Don Dolindo al riparo dagli errori che si sono andati diffondendo con l’affermarsi del cosiddetto metodo storico-critico...?

Non direi “originale” per quanto riguarda il metodo seguito: nel suo commento alla Bibbia, come detto, Don Dolindo segue da vicino i Padri della Chiesa e i più importanti scrittori ecclesiastici, pur non citandoli espressamente, ma riferendosi a loro costantemente. Il contenuto, invece, possiamo considerarlo “originale” perché con semplicità, chiarezza, profondità unita ad ampiezza, sviscera i Testi Sacri, fornendo un quanto mai valido sussidio alla comprensione della Scrittura divina, qualità e pregi difficilmente reperibili altrove. Quindi di una utilità somma. 

Il metodo adottato da Don Dolindo, poi, avendo come base il metodo cristiano di esegesi, è d’altra parte al riparo dai pericoli in cui si incorre, pressoché inevitabilmente, adottando metodi moderni di matrice protestante-razionalista, che hanno invaso ormai l’esegesi cattolica, snaturandola e chiudendo le porte, molto spesso, alla comprensione piena della Parola di Dio. A volte Don Dolindo nei suoi commenti stigmatizza espressamente gli eccessi della critica scientifica dei suoi tempi che, effettivamente, era arrivata a compiere veri e propri abusi (anche da un punto di vista prettamente scientifico), fondati su pura fantasia e su soggettivismo esegetico, come, a distanza di anni, la maggior parte degli esegeti ormai riconosce. Gli anni in cui Don Dolindo scrive i suoi commentari sono gli anni in cui il metodo storico-critico, di matrice protestante-razionalista, si va diffondendo a macchia d’olio, ed è di frequente recepito anche in ambito cattolico senza una sana critica. In diversi ambienti ecclesiali non sono mancati esempi molto negativi, che hanno innescato una decisa reazione contro un modo di fare esegesi completamente noncurante della grande tradizione esegetica patristica e dell’insegnamento magisteriale. L’opera del Ruotolo, se letta attentamente e senza preconcetti, cercando di valutare la situazione storica in cui è sorta, dimostra, dunque, un giusto equilibrio tra la necessaria fedeltà al patrimonio dell’esegesi tradizionale e l’attenzione ai risultati degli studi più recenti. Don Dolindo, infatti, non è assolutamente contrario agli studi critici sulla Bibbia. Mette solo in guardia da possibili o evidenti deviazioni e lo fa, a volte (com’è pur necessario), con una certa energia, specie quando la verità è messa in dubbio o negata apertamente e in modo plateale.

Possiamo, senza alcun dubbio, ritenere l’esegesi di Don Dolindo sicura anche sotto l’aspetto dottrinale. Il nostro Autore manifesta sempre nelle sue parole una perfetta adesione alla dottrina perenne della Chiesa. Ne riconosce nella Bibbia la scaturigine, e se ne serve per giudicare, con grande perizia, la realtà storica del suo tempo e per fornire ad ogni lettore la possibilità di trarne frutto per l’avanzamento della propria vita cristiana. 

 

Con il documento “L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa”, la Pontificia Commissione Biblica ha voluto fare il punto della situazione degli studi dell’esegesi e, tra le altre cose, ha messo in evidenza i limiti e i pericoli del metodo storico-critico, se assolutizzato. A Don Dolindo va riconosciuto il merito di averlo capito e affermato con grande anticipo. Quali sono dunque il metodo, gli autori e i testi di riferimento di Don Dolindo, e qual è il suo stile caratteristico?

Don Dolindo segue in generale il modo di fare esegesi dei Padri, mirando all’attualizzazione della Parola di Dio nella e per la vita del lettore credente, che si accosta ad essa con fede e come a nutrimento per la propria vita e come a luce verso Dio e l’eternità. In specifico segue poi gli studi esegetici veramente cattolici del suo tempo, riferendosi costantemente soprattutto alla ben nota e prestigiosa opera di commento a quasi tutti i libri della Bibbia da parte di padre Marco Sales e padre Primo Girotti (riedita in questi anni dall’editrice Effedieffe). Tuttavia, nel suo commento l’Autore dichiara espressamente di non voler offrire un arido studio scientifico-critico. Non scende, perciò, nei molti e complicati problemi dell’esegesi puramente scientifica. Don Dolindo ha un’anima di apostolo, perciò cerca di trarre dai Testi Sacri i profondi insegnamenti spirituali e anche mistici, che servono di nutrimento per il popolo di Dio, sempre in perfetta armonia con il magistero autentico della Chiesa.

Per quanto riguarda il testo biblico, Don Dolindo offre una sua traduzione, basata sul testo della Volgata ma anche con una certa attenzione ai testi originali, secondo le indicazioni degli specialisti dei suoi tempi. Così scrive lui stesso nella prefazione alla seconda edizione del commento alla Genesi: «In quanto al Sacro Testo, noi ci siamo attenuti il più che ci è stato possibile a quello della Volgata, che è il testo autentico della Chiesa Cattolica; abbiamo però tenuto conto accurato degli studi moderni sui testi originali, per illuminare maggiormente la Parola di Dio, ed ottenere una versione italiana, il più che ci è stato possibile chiara e precisa» (Genesi, Gravina di Puglia 1937, p. 24). 

Come il lettore si accorgerà sin dalle prime battute, lo stile del commento è molto vivace, ricco di immagini, con le quali l’Autore riesce a far quasi rivivere al lettore certi episodi della storia di Israele o della vita del Signore, grazie alle attente ricostruzioni degli spazi e delle situazioni, e grazie alle profonde introspezioni dei personaggi. Talvolta l’Autore indugia in frasi e presentazioni poetiche dei fatti, ma sempre mantenendosi nell’ambito della verosimiglianza.

A volte il lettore si troverà di fronte a dei riferimenti alquanto duri nei riguardi dei protestanti. Il modo di scrivere di Don Dolindo risente molto delle accese polemiche del momento storico in cui egli scrisse i suoi commenti, come osserva anche il vescovo Vittorio Maria Costantini, che a partire dal 1974 ha dato l’Imprimatur alla riedizione dei primi volumi dell’opera di Commento alla Scrittura e ha curato l’edizione dei volumi ancora da pubblicare.

Frequenti sono anche gli accenni alla situazione politica di quegli anni, agli inizi della Seconda Guerra mondiale. Come più volte segnalato nelle note dei commenti, Don Dolindo è preso dalle tante ingiustizie e barbarie commesse dai nazisti e dai comunisti di quel tempo, ed ha il coraggio di schierarvisi contro apertamente. C’è tuttavia molto, in queste sue considerazioni che, mutatis mutandis, può illuminare e orientare il tempo presente.

 

Oltre ad offrire il commento completo di tutti i Libri della Sacra Scrittura, dalla Genesi all’Apocalisse, Don Dolindo ha scritto anche una vera e propria “Vita di Nostro Signore Gesù Cristo”, di cui Casa Mariana Editrice ha curato l’edizione. 

Un’opera di grande valore e di grande utilità la Vita di Cristo scritta da Don Dolindo! Questo si può dire certamente per il suo pregio letterario e storico, ma ancor di più per la ricchezza dottrinale e catechetica che l’opera offre. In ogni pagina si riflette lo scopo principale, che è illustrare, per quanto possibile, la grandezza, bontà, sapienza infinite del Verbo di Dio, fattosi carne in Gesù Cristo. In modo mirabile viene unito qui il dato storico e quello catechetico, colti negli episodi evangelici che vengono ripresentati in modo da formare un racconto continuato e ordinato cronologicamente (per quanto possibile) della vita di Cristo. Gli episodi e i discorsi di Gesù sono ampiamente e profondamente commentati, in modo tale che il lettore si trova di fronte ad uno splendido commento narrativo dei Vangeli.

Così com’è concepita, l’opera è molto utile sotto ogni aspetto, perché le frasi del Signore vengono lette e capite nel loro contesto letterario originario. Non solo, ma essa permette anche di conoscere a fondo il contesto storico, socio-politico, geografico, religioso in cui Gesù è vissuto. Certamente il lettore attento ne trarrà grande giovamento.

 

Oggi qualcuno riterrebbe sorpassato il titolo dell’opera: “Vita di Gesù”. Molti infatti si domandano se, in seguito ai summenzionati sviluppi della storiografia moderna, si possa ancora scrivere una vita di Gesù, come si scrive quella di un qualsiasi personaggio della storia, di cui si posseggano notizie e fonti biografiche. Magari qualcuno affermerà che a quel tempo non esistevano i registratori...

Don Dolindo ha sempre detto e scritto che suo intento non è fare critica storica, ma catechesi a partire dalle fonti della Rivelazione divina, Scrittura e Tradizione. Le sue opere si poggiano su questi due pilastri, imprescindibili e indiscutibili, così come sono stati letti da sempre e con grande perizia nella Chiesa dai Padri e Dottori, dagli scrittori ecclesiastici più sicuri e dai santi. Non nega la scienza storico-letteraria, anzi adotta solo (giustamente!) i risultati sicuri che essa ha fornito e denuncia le derive di una falasa scienza, come era prassi ordinaria ai suoi tempi. Il dramma di oggi è che in ambito cattolico non esiste più alcun controllo di questo tipo, per cui l’errore domina indisturbato in tanti ambiti dell’insegnamento teologico e della pastorale. La questione, d’altra parte, come s’è capito, non è nuova. Fu sollevata nel secolo scorso, quando in larghi ambiti dell’esegesi biblica si diede per certa l’ipotesi secondo cui i Vangeli non costituissero una fonte storica attendibile della vita di Gesù. Essi, si dice, sarebbero stati solo il frutto di una proiezione della fede dei cristiani della prima generazione, i quali avrebbero descritto così il Cristo della loro fede, che in realtà sarebbe stato diverso dal Cristo della storia. Questa idea, sorta in ambito protestante liberale, purtroppo trovò una vasta accoglienza anche in ambito cattolico, fino a diventare un presupposto fondamentale, un assunto dato ormai per scontato nell’esegesi biblica.

Papa Benedetto XVI con il suo libro Gesù di Nazareth ha riaffermato con forza e con chiarezza da una parte il valore storico dei Vangeli, dall’altra l’assurdità di questa ipotesi, che toglie i cardini della fede cristiana. Così ha scritto nella prefazione al suo libro: «Ma che significato può avere la fede in Gesù il Cristo, in Gesù il Figlio del Dio vivente, se poi l’uomo Gesù era così diverso da come lo presentano gli evangelisti e da come, partendo dai Vangeli, lo annuncia la Chiesa?» (Gesù di Nazareth, vol. I, p. 7). Poco oltre aggiunge: «Per la fede biblica, infatti, è fondamentale il riferimento a eventi storici reali. Essa non racconta la storia come un insieme di simboli di verità storiche, ma si fonda sulla storia che è accaduta sulla superficie di questa terra. Il factum historicum per essa non è una chiave simbolica che si può sostituire, bensì fondamento costitutivo: Et incarnatus est – con queste parole noi professiamo l’effettivo ingresso di Dio nella storia reale. Se mettiamo da parte questa storia, la fede cristiana in quanto tale viene eliminata e trasformata in un’altra religione» (Gesù di Nazareth, vol. I, p. 11).

 

Qual è l’originalità e peculiarità di questa Vita di Cristo, rispetto ad altre che sono state scritte anche in passato, e perché la consiglierebbe? 

La Vita di Gesù di Don Dolindo si differenzia notevolmente da quelle uscite fino ad allora. Lo scopo principale che ha spinto l’Autore a comporre questa straordinaria opera è stato, come per tutte le altre sue opere, la gloria di Dio e il bene delle anime, le quali si sarebbero accostate con facilità, attraverso di essa, al mistero del Verbo incarnato redentore, ai suoi insegnamenti, ai suoi Sacramenti, alla sua presenza in mezzo a noi. Quando Don Dolindo si accinge a scrivere, primi decenni del 1900, diversi autori cattolici si cimentavano nello scrivere la vita di Gesù. Lui giustifica la sua opera, affermando che suo scopo non è presentare i risultati di un’estenuante ricerca storica, quanto piuttosto «presentare interamente l’amabile figura del Salvatore, senza stancare con troppe parole e senza tralasciare nulla che sia utile a tal proposito». In queste sue parole è racchiuso tutto il pregio di quest’opera, che consiglio caldamente a tutti di leggere e meditare.

 

Da biblista, quali sono i suoi auspici al termine dell’anno giubilare che commemora i 50 anni dalla morte di questo grandioso sacerdote italiano?

Ci auguriamo e preghiamo che l’opera di Don Dolindo, morto appunto il 19 novembre del 1970, possa diffondersi tra il clero, i religiosi e in ogni famiglia cristiana e che possa diventare un punto di riferimento per la crescita nella fede, non solo degli italiani, ma di tutti i cattolici. Un altro sentito auspicio è che si possano curare al più presto opportune traduzioni delle sue opere.

Caliamo questi auspici nella vita pratica e consideriamo il bisogno che tutto il popolo santo di Dio ha di accostarsi sempre di più alla sorgente della Parola di Dio e di comprenderla. Ebbene, il commento biblico di Don Dolindo è uno strumento molto utile per cogliere il significato e il messaggio delle letture che la divina Liturgia propone ogni giorno e per farne un punto costante di riferimento per l’agire cristiano.

Ci si scoraggia facilmente, oggi, perché facilmente ci si imbatte in commenti scritti con un linguaggio troppo tecnico, adatti per gli specialisti più che per i semplici fedeli. Anche l’omelia domenicale, che per molti forse è l’unica occasione per entrare in contatto con la Parola salvifica, non raggiunge spesso il suo scopo; a volte poi pare quasi che il Vangelo domenicale sia il pretesto per parlare d’altro. Penso per esempio oggi alle derive ideologiche sincretiste, ecologiste, immigrazioniste o al superdogma attuale del siero genico…

Leggere e meditare la Sacra Scrittura con Don Dolindo aiuta mirabilmente ad abbeverarsi alla pura fonte della divina Rivelazione, a facilitare l’incontro con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo; e nello stesso tempo stimola e guida a seguire e incarnare la Parola di Dio nella vita quotidiana, crescendo in una vita cristiana coerente e santa. 

Non possiamo che augurarci che questi testi abbiano un’ampia diffusione, sicuri che saranno di grande utilità a quanti con fede e buona volontà li avranno fra le mani.

 

Lei ha studiato allo Studio biblico francescano di Gerusalemme, dove ha potuto conoscere l’esimio professore – famoso grecista biblico – Padre Lino Cignelli OFM, che ha continuato a frequentare anche al termine degli studi soprattutto nel tempo che avete dedicato a scrivere insieme il volumetto intitolato “Conoscere la Bibbia, prima iniziazione alla Sacra Scrittura”. Nelle vostre frequentazioni, avete mai parlato di Don Dolindo? Quale giudizio dava alla sua opera questo grande francescano ed esperto biblista?

Padre Cignelli era entusiasta dell’opera di Don Dolindo, presente nella biblioteca dello Studio Biblico, sia per la ricchezza dei contenuti e del metodo adottato, sia per l’utilità pastorale. Mi rimase impresso profondamente un incontro nel quale mi disse che lui era certo che alla fine l’esegesi cattolica “tornerà a Don Dolindo”, intendendo che tornerà al metodo per cogliere il messaggio soprannaturale dei Testi Sacri, lasciando così intendere che anche lui era ben consapevole di tante derive dell’esegesi moderna, di cui mi parlava, d’altronde, spesso e apertamente.

Si capisce questo suo entusiasmo per Don Dolindo anche considerando che Padre Lino era un esperto Patrologo oltre che un fine grammatico di greco biblico. Che questa sua speranza si possa realizza quanto prima. 

 

Padre, sappiamo che sul canale YouTube “Dottrina Cattolica” con cui collabora, offre regolarmente trasmissioni dedicate anche a corsi e approfondimenti sulla Sacra Scrittura. Sta pensando di dedicare uno spazio a Don Dolindo e alla presentazione di questa sua opera eccezionale?

Intanto ho potuto realizzare solo una serie semplice e di primo approccio alla vita di Gesù come si ricava dai Vangeli, adottando come base un testo moderno di catechesi per ragazzi. Spero di potere in futuro presentare anche i commenti di Don Dolindo. Da qualche settimana ho però già iniziato, su richiesta della Direzione della Radio Buon Consiglio, una serie di incontri sul commento di Don Dolindo al Libro dell’Apocalisse.

Certo, curioso iniziare dall’ultimo libro della Bibbia… Ma lo ritengo molto adatto per i nostri tempi, perché scritto da san Giovanni per incoraggiare i fedeli di tutti i tempi a rimanere saldi nella fede, nonostante le continue e gravi persecuzioni e prove in cui vengono messi, considerando l’imminente e certissimo trionfo di Cristo, che attendiamo unitamente al trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Amen.

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