RELIGIONE
La vita come vocazione
dal Numero 42 del 1 novembre 2020
di Padre Serafino M. Lanzetta

Il mese di novembre, invitando a ricordare le realtà del nostro “fine-vita”, favorisce e propizia anche una seria riflessione sul “nostro inizio”. Le domande esistenziali insite nell’uomo portano alla scoperta della “vita come vocazione”.

Il tema della “vita come vocazione” è caro al pensiero di due Pontifici, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Il papa Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio (n. 15) diceva che «ogni vita è vocazione» e così proprio il tema della “vocazione” mette in evidenza il rapporto di Dio con l’uomo nella libertà dell’amore: ogni uomo è personalmente e liberamente amato e chiamato da Dio all’esistenza. Il papa Giovanni Paolo II scelse come tema della “Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni”, celebrata il 6 maggio 2001, proprio “La vita come vocazione”. Scriveva papa Wojtyla nel messaggio per quella giornata: «Vocazione è la parola che introduce alla comprensione dei dinamismi della rivelazione di Dio e svela così all’uomo la verità sulla sua esistenza. “La ragione più alta della dignità dell’uomo – leggiamo nel documento conciliare Gaudium et spes – consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da Lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore” (n. 19). È in questo dialogo di amore con Dio che si fonda la possibilità per ciascuno di crescere secondo linee e caratteristiche proprie, ricevute in dono, e capaci di “dare senso” alla storia e alle relazioni fondamentali del suo esistere quotidiano, mentre è in cammino verso la pienezza della vita».

Così la riflessione sulla “vita come vocazione” vuole aiutarci ad entrare nel mistero della vita che abbiamo ricevuto in dono e porci degli interrogativi sapienziali per scoprire che all’origine della nostra vita non c’è il caso – non esistiamo per caso – o addirittura una necessità del cieco sviluppo evolutivo della materia ma unicamente una libera volontà d’amore di Dio che da sempre ci ha amato e, perché ci ha amato, ci ha voluto. Esistiamo perché siamo stati chiamati all’esistenza da Colui che solo può donare ciò che Lui è: la vita. La vita che noi abbiamo ricevuto è dono di Dio, è una vocazione a partecipare di un dono di Dio che dona liberamente e per amore. La vita è una vocazione divina e nella vita dobbiamo scoprire la nostra vocazione alla comunione con Lui. La vita accolta come dono di Dio ci insegna pure a perdere sapientemente la nostra vita come ci chiede il Vangelo (cf. Mc 8,35), per ritrovarla in una dimensione nuova: la vita accolta come dono e infine come dono che si restituisce a Dio e ai fratelli nella carità.

La “vita come vocazione” mi fa infine rispettare e proteggere sempre la vita come dono ricevuto, da custodire diligentemente per poi restituirlo un giorno. Nella vita accolta come dono e riconosciuta come vocazione, s’iscrive delicatamente e come verità della mia libertà il cammino etico che mi fa vivere sempre nel rispetto della mia vita e della vita degli altri.

Chiamati alla vita da Chi?

«In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). Giovanni nel suo Prologo s’inerpica fino al Verbo che sussiste da sempre, il Verbo increato immagine del Padre che crea tutte le cose. In Lui, nel Logos che era in principio, era la vita. La vita che il Logos partecipa in virtù dell’eterna generazione dal Padre è in Lui come nel suo sacrario; in Lui la generazione eterna – il dono della vita, diremmo in termini umani – diventa l’eterno dono che il Padre fa di sé nel Figlio che accoglie il dono della vita.

Il Logos, la Ragione iniziale di ogni cosa, fa tutte le cose donando la vita che è in Lui. Tutto ciò che è stato fatto partecipa in diversi gradi dell’essere, della vita del Logos. Il Logos-Verbo è ordine, razionalità, vita che fa essere le cose che non sono. Quale sarebbe l’alternativa al Dio Creatore e ordinatore che suscita lo sviluppo di tutto? L’unica alternativa che rimane, se eliminiamo il Dio-Logos, è l’Irrazionalità iniziale; un’Irrazionalità che sarebbe ordinatrice delle cose che sono e che io conosco grazie alla mia ragione e alle leggi che regolano i fenomeni. L’Irrazionalità sarebbe creatrice della razionalità dell’uomo e dell’ordine del cosmo! Le scienze naturali non sarebbero tali se non ci fossero delle leggi precise, verificabili, che regolano in modo stabile e perenne il procedere dei fenomeni, se non ci fosse, cioè, una razionalità dei fenomeni. Dal disordine non proviene l’ordine, dal caso irrazionale o da una cieca necessità che si ripiega unicamente sulla materia che è, sorvolando sul come la materia è, non si dà spiegazione al mondo ordinato, all’uomo stesso e alla sua ragione. Il mondo e l’uomo è opera di Dio che tutto fece e si compiacque perché era cosa molto buona come ci dice il libro della Genesi (cf. 1,31). Solo un Dio-Logos, Ragione ordinatrice può essere la ragione e il fine di tutto. Il Logos che era in principio è il principio di ogni cosa. Il Cristianesimo è credere che all’origine di tutto c’è il Dio-Logos, una Ragione creatrice, lo Spirito creatore che suscita lo sviluppo nel creato. Senza di Lui i conti non tornano, direbbe il papa Benedetto XVI: «I conti sull’uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto l’universo, senza di Lui non tornano».

All’origine del cosmo c’è Dio, dunque, all’origine di ogni uomo c’è Dio, c’è una Ragione che è al contempo Amore. Questo Verbo che in principio era Dio, Dio da Dio, Luce da Luce, è quel Dio che è amore (cf. 1Gv 4,8). Logos e Agape, Ragione e Amore, Ordine e Vita. Non è anzitutto questo che ognuno desidera sapere: all’origine c’è la Ragione e l’Amore? Non il vuoto che aprirebbe al nulla come fine di ogni cosa; non il non-senso. All’origine della mia esistenza c’è Dio, quel Dio Logos creatore di ogni cosa nel quale era la vita e la vita in pienezza. La mia vita viene da Lui che è la Vita e la sua Vita diventa la mia luce. Come il mondo per iniziare ad essere necessita di Uno che sia lo stesso Essere e che lo partecipi, così io per iniziare a vivere ho bisogno di uno che mi dia la vita ma che sia la stessa Vita.

Non c’è vita fuori di Dio, fuori di Colui che è la Vita. Se la mia vita inizia ma è destinata un giorno a finire, evidentemente non ha in sé la ragione del suo esistere, non sono io il “creatore” della mia esistenza. Ho bisogno di indagare, di scoprire da chi origina la vita che io ricevo ma di cui non sono il padrone ultimo.

Quando voglio la mia vita, tutta la mia vita e solo per me in modo egoistico, la vita diventa davvero insopportabile e non mi apre gli infiniti suoi misteri, la sua bellezza. Ho bisogno della luce di Dio per arrivare fino a Lui e scoprire che tutta la ragione della mia vita è Dio, quel Dio Logos-Agape, eterno Pensiero ed eterno Amore.

Se mi soffermo senza lasciarmi prendere dalla smania del possesso immediato, e contemplo la mia vita, ciò che sono, allora, nella calma dei miei pensieri e dei miei affanni, scoprirò che la mia vita è una chiamata alla vita da parte di Colui che è la Vita. Sono stato chiamato a vivere. Questo lo so. Non pensavo di poter venire nel mondo e di venire così come mi scopro. Non mi balenava minimamente nella mente il pensiero di poter vivere prima che io fossi, per il semplice fatto che non c’ero. Né sarei stato capace di poter venire da me se l’avessi desiderato con tutte le forze, ancora per la semplice ragione che non ero. Né mi sarei potuto opporre al mio venire, perché venendo, iniziando ad essere, la consapevolezza del mio esistere è venuta poi. Se pur avessi potuto rifiutar di vivere, quel mio rifiuto non avrebbe estinto la bontà della mia vita. Con la vita ho un bene che non avevo e tutto ciò che ho, ce l’ho perché ho la vita. Potrei maledire il giorno della mia nascita, come Giobbe o Geremia, perché quando vivo faccio esperienza del male, ma solo perché faccio esperienza del male. Non vorremmo quel male e perciò non vorremmo la vita. Vorremmo la vita e solo il bene della vita. La vita è un bene, un dono, prima ancora che l’uomo che vive faccia esperienza del male e guardando indietro si ricordi del suo inizio. È sempre un bene che precede ogni possibile male. Il male non è co-originario col bene, con la vita. Qui v’è la forza e la verità per sconfiggere ogni male nella mia vita.

“Nelle tue mani è la mia vita”

Sono stato chiamato alla vita. Ho ricevuto ciò che non avevo ma che ora mi fa essere. E qui sorge la domanda: da chi ho ricevuto il dono della vita? Dai miei genitori, posso rispondere, i quali amandosi hanno generato la vita. Però se guardo ai miei genitori mi accorgo subito che anch’essi hanno ricevuto la vita. La vita che mi raggiunge non inizia con i miei genitori. La vita c’era prima dei miei genitori e prima dei miei nonni. La vita non inizia nel tempo ma nell’eterno: «In Lui era la vita». La vita nel tempo è possibile solo se è una partecipazione della vita dell’Eterno. Ed io sono capace di innalzarmi nella contemplazione della vita che precedeva i miei genitori. Posso essere “più grande” dei miei genitori, quando li penso e li amo chiedendomi chi c’è all’origine della mia vita. Questi non sono la causa totale del mio esistere. Se lo fossero la mia vita dovrebbe iniziare con loro e finire con loro. Invece, quando ci sono grazie a loro, posso indagare sull’origine totale della mia vita: Colui che è la vita che non inizia né finisce, così che può parteciparla a chi invece inizia e finisce, quel Logos dicevamo che è Ragione ed Amore, Pensiero ed eterna Carità. È Lui che mi ha pensato da sempre, mi ha amato e mi ha voluto. Se ci sono è perché Lui mi ha chiamato a vivere chiedendo la cooperazione dei miei genitori. Nella vita mi scopro fatto a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26), nella capacità di pensare ed amare, di pensare a Lui ed amare Lui guardando con occhio d’amore e di riconoscenza ai miei genitori, soprattutto se mi hanno concesso di conoscere ed amare Iddio. Il nostro pensiero e il nostro amore, quelle dimensioni che ci fanno trascendere la materia e il tempo e ci avvicinano all’Eterno, sono un riflesso dell’eterno pensiero e dell’eterno amore del Verbo che ci ha fatti, che ci ha chiamati a partecipare del mistero della vita. Così posso esclamare col salmista: «Nelle tue mani è la mia vita» (Sal 15,5), tua è la mia vita.

La vita è perciò una vocazione di Dio, una chiamata a partecipare di un dono suo, il dono primordiale, fonte d’ogni bene venturo. Dio mi chiama per nome e mi rende partecipe della vita, nella vita che ricevo da Dio attraverso i miei genitori. In questo dono c’è un intreccio tra la libertà di Dio che dona gratuitamente per amore e la libertà dei miei genitori che sono chiamati a conformarsi alla libertà d’amore del Verbo creatore. La mia vita nasce da quest’intreccio in cui Dio è sempre primo nel dare e nel dare tutta la vita. Alla mia origine c’è Lui. Alla fine della mia vita non può che esserci di nuovo Lui; non il baratro oscuro del nulla, ma di nuovo quel Pensiero e quell’Amore per me; non il caso della combinazione di diverse cellule organizzate intorno ad un unico motore destinate poi ad invecchiare e perire, ma solo Dio che mi ha chiamato a vivere.

/ continua

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