RELIGIONE
«Come gli angeli di Dio in Cielo» (Mt 22,30)
dal Numero 18 del 5 maggio 2019
di Suor M. Gabriella Iannelli, FI

La vita di verginità consacrata è da sempre stata considerata una prefigurazione della vita celeste, così come i vergini sono paragonati agli angeli di Dio, che pur vivendo nel mondo non sono del mondo e, seppur nella carne, non vivono secondo la carne.

La vita verginale è detta vita angelica perché assimila agli angeli che, totalmente estranei agli istinti della carne in quanto puri spiriti, vivono solamente per Iddio nel servizio incessante della lode divina e della carità verso le anime. È una vita simile a quella degli angeli, ma in una natura e carne umana segnata dal peccato di origine, e per questo più meritoria.
Esclama sant’Ambrogio rivolto all’anima vergine consacrata: «La tua professione ti eleva sopra la natura umana e ti avvicina agli angeli, la cui vita tu imiti quaggiù. [...]. Nella risurrezione non si ammoglieranno, né si mariteranno ma saranno come gli angeli di Dio in Cielo (Mt 22,30). A voi, o vergini, è già dato quello che a tutti è promesso. Ciò che forma l’oggetto dei nostri desideri voi già lo possedete [...]. Cosa singolare! Gli angeli, per la loro intemperanza, caddero dal cielo nel secolo; le vergini per la loro purezza, dal secolo salgono al cielo» (1).
La verginità consacrata anticipa su questa terra la condizione celeste dove tutti saranno «come gli angeli di Dio» in quanto «non si ammoglieranno, né si mariteranno»; qui sulla terra chi sceglie di consacrare la propria verginità a Dio vive già «come gli angeli di Dio in cielo». La vita di verginale consacrazione realmente «è vita angelica d’amore tutto divino, è vita di angeli fra gli uomini, è vita di cielo su questa terra [...]. La verginità consacrata è angelicità di cielo, che si oppone alla carne e alla terra, che rinnega la carne e il mondo per trasfigurare la carne e salvare il mondo» (2).  
La vita consacrata, maschile e femminile, in effetti, con la professione religiosa dei consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza, con la vita di preghiera e contemplazione, con la vita comune, il distacco e la mortificazione, l’attività apostolica e caritativa verso tutti i fratelli, immette proprio nella “vita perfetta”, nella “vita angelica”.
Fin dai primi secoli i santi Padri consideravano la vita dei monaci come partecipazione alla santità e alla lode degli angeli in Cielo: «Tradizionalmente la vita monastica è paragonata alla vita angelica. Un santo monaco è chiamato “angelo terrestre e uomo celeste”» (3); nel Concilio ecumenico di Fréjus dell’891 si affermò che i monaci e le monache costituiscono sulla terra «l’ordine angelico»; dei primi frati francescani che vivevano a Santa Maria degli angeli è scritto che «erano impegnati giorno e notte nelle lodi divine e conducevano una vita angelica, fragrante di soave odore» (4).
Lo stesso abito religioso richiama e simboleggia l’abito angelico: «L’abito lungo, ampio, semplice, che avvolge tutta la persona, dalla testa (con il velo o il cappuccio) ai piedi, dà l’idea e l’impressione di un abito degli abitanti del Cielo, e sembra trasmettere quella leggerezza del corpo spiritualizzato, quasi quell’essere “spirito” degli Angeli» (5). È l’abito che crea in chi lo porta e in chi lo ammira quella consapevolezza di appartenenza e consacrazione a Dio. E i religiosi rivestiti del loro abito fanno pensare facilmente agli angeli, ad uno squarcio di Cielo sulla terra: «Coloro che sono sposati e perfino quelli che stanno immersi nel fango dei vizi, quando vedono le vergini, ammirano spesso lo splendore della loro bianca purezza e si sentono spinti verso un ideale che supera i piaceri del senso» (6). 
È veramente possibile vivere una vita angelica su questa terra? Sì, salvando le debite differenze e senza confondere le diverse nature, l’angelica e l’umana. Ciò che è impossibile alla debolezza umana, è possibile alla grazia divina. La grazia è partecipazione alla vita divina e rende partecipe l’anima della vita di amore intratrinitario di Dio stesso. Quella stessa grazia che opera negli angeli rendendoli spiriti purissimi ripieni di amore di Dio, può operare anche nelle anime dei consacrati elevandole e trasfigurandole, donando loro la forza di vivere secondo lo spirito e non secondo gli istinti della carne.  


NOTE
1) Sant’Agostino, La verginità consacrata, nn. 48. 52. 53.
2) Padre Stefano M. Manelli, FI, “La Sposa del Re”. Meditazioni sulla professione solenne, Casa Mariana Editrice, Frigento 2011, p. 6.
3) P. Evdokimov, La santità nella tradizione della Chiesa ortodossa, Fossano 1977, p. 127.
4) Fonti Francescane, n. 605.
5) Suor M. Angelica di San Michele, Vita religiosa, vita angelica, Benevento 1993, p. 15.
6) Pio XII, Sacra Virginitas, n. 25.

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