RELIGIONE
Un tesoro da riscoprire
dal Numero 38 del 1 ottobre 2017
di Roberto Delgaudio

Donato dalla Madonna in persona a san Domenico, il Rosario divenne la preghiera più diffusa per sconfiggere gli errori e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. Molti sono stati i Pontefici che l’hanno amato, esaltato e raccomandato a tutta la Chiesa.

La devozione alla Beata Vergine Maria mediante il Rosario risale al secolo XIII, quando venne fondato l’Ordine dei Domenicani. Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese. Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie. Furono poi i discepoli di san Domenico, soprattutto il beato Alàn de la Roche, a diffondere la pratica del Rosario, ossia la recita di 150 Ave Maria raggruppate in tre serie di episodi della vita di Gesù e di Maria, dette “misteri”, con l’ausilio di uno strumento, la corona, formato da alcuni grani tenuti insieme da una corda o da una catenella. Quel modo di pregare, detto anche “Salterio mariano” o “Vangelo dei poveri”, ebbe larga diffusione per la facilità con cui permetteva di meditare i misteri cristiani senza la necessità di leggere un testo.

“Maria aiuto dei Cristiani”. Il Rosario arma potente

«Papa san Pio V (domenicano, † 1572) con la bolla Consueverunt del 1569 ha istituito il Santo Rosario nella forma sostanzialmente identica a quella attuale. Egli ascrisse alla recita del Rosario la  vittoria delle navi cristiane contro la strapotente flotta islamica, nelle acque di Lepanto (Grecia, 7 ottobre 1571). Da allora declinò l’Impero ottomano e crebbe incontenibile la devozione al Rosario nella cristianità. Dalla vittoria di Lepanto deriva anche il titolo di “Regina delle Vittorie” attribuito alla Regina del Santo Rosario» (1). Quando papa Pio V ricevette la notizia del felice esito della battaglia, non si mostrò per niente sorpreso. Si racconta, infatti, che nell’ora della vittoria il Papa interruppe all’improvviso il dialogo con il suo tesoriere, aprì la finestra e disse con le lacrime agli occhi: «In quest’ora la nostra flotta cristiana è risultata vittoriosa sui turchi. Ringraziamo il nostro Signore!», attribuendo la vittoria all’aiuto della celeste Regina che la cristianità aveva invocato nell’ora del pericolo attraverso la corona del Rosario: «Tutte le grazie passano per Maria, come ci insegnano i grandi teologi mariani ed ecco perché san Pio V, papa mariano e domenicano, affidò a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della cristianità, minacciati dai musulmani. Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di “Auxilium Christianorum”, titolo che non sembra doversi attribuire direttamente al Pontefice, ma ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna» (2).

I Pontefici, cantori dei pregi della santa corona

Tutti i Pontefici del XX secolo sono stati profondamente devoti della corona del Santo Rosario. Due nomi su tutti: il venerabile Pio XII e san Giovanni Paolo II. Come dimenticare le immagini così ieratiche e paterne di questi due Pontefici mentre recitano il Santo Rosario per radio e per televisione? Il venerabile Pio XII scolpì con espressioni stupende il valore e la bellezza del Santo Rosario, chiamandolo «sintesi di sacrificio vespertino, corona di rose, inno di lode, preghiera della famiglia, compendio di vita cristiana, pegno sicuro del favore celeste, presidio per l’attesa salvezza». In un altro discorso ancora, lo stesso papa Pio XII descriveva i «pregi e gli effetti salutari del Santo Rosario» particolarmente per gli sposi novelli, per i fanciulli, per i giovani e per le giovani, per i genitori, per gli anziani, per i malati e per i morenti.
Per papa Giovanni Paolo II il Rosario è, come diceva, la sua «preghiera preferita» e la «preghiera più urgente» per i grandi bisogni dell’umanità in travaglio. Per questo motivo, per l’urgenza e la gravità della situazione in cui versano la Chiesa e l’umanità, giustamente e profeticamente propose la recita del Rosario quale rimedio privilegiato, sulla scorta anche di numerosi richiami del Cielo.
Ma non sono i soli. Grande devoto del Rosario era pure, per esempio, il papa Giovanni Paolo I. Una volta, a coloro che provavano scetticismo o addirittura rifiuto verso il Rosario, rispose in maniera semplice ma profonda: «Pregare il Rosario! Naaman si scandalizzò alla richiesta del semplice bagno nel Giordano consigliato dal profeta Eliseo. Egli non voleva credere che questo semplice mezzo l’avrebbe curato dalla sua malattia. Oggi, alcuni si comportano come Naaman e dicono: “Io sono un grande teologo, un cristiano adulto che ha assorbito la Bibbia con i due polmoni e che suda la liturgia da tutti i pori e lei osa consigliarmi il Rosario? A che giova?”». Questo Papa, il cui pontificato durò appena 33 giorni, conosciuto come “papa Luciani”, incantava il mondo non solo con la sua semplicità e naturalezza, ma anche con il suo tenero amore verso la Madonna. «Il Rosario, una preghiera noiosa? – domandò una volta – Dipende. Può essere anche una preghiera della gioia e della letizia. Se si prega veramente il Rosario, questo può trasformarsi in uno sguardo a Maria che cresce di intensità più si allunga la preghiera. Esso è come un ritornello che sgorga dal cuore e, mediante la ripetizione, rappacifica l’anima come una melodia. Una preghiera povera, il Rosario? E che cosa sarebbe poi una preghiera completa, vera? Il rosario si compone di una catena di preghiere importanti e piene di contenuti: il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria. Preferireste piuttosto altissime sofisticherie teologiche? Queste non sarebbero adatte per i poveri, per gli anziani e per le anime umili e semplici».
Il “papa del Santo Rosario” per eccellenza è Leone XIII († 1903), il quale scrisse ben 13 lettere sul Rosario e che «a buon diritto è stato definito il Pontefice del Rosario. Egli afferma che solo la Madonna è stata l’Inventrice del Santo Rosario, nessun altro avrebbe potuto creare una preghiera e una devozione così preziosa e così alla portata di tutti» (3). A lui si deve pure l’introduzione del titolo di “Regina Sacratissimi Rosarii” nelle Litanie lauretane (nel 1883).

Il Santo Rosario nell’insegnamento del Magistero: la Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” di san Giovanni Paolo II

L’ultimo documento del Magistero sul Rosario è la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, datata al 16 ottobre 2002, di Giovanni Paolo II († 2005). Essa riassume il Magistero precedente presentando i fondamenti teologici della preghiera del Rosario, offre efficaci ed utili spunti pastorali e spirituali per un modo fruttuoso di pregarla e, soprattutto, con questa Lettera il Papa faceva dono alla Chiesa dei cinque misteri luminosi che completano il quadro dei misteri della vita di Gesù e della Madonna, aggiungendo gli eventi più significativi del periodo della vita pubblica di Gesù che vanno dal suo Battesimo all’Istituzione dell’Eucaristia nella vigilia della sua Passione e Morte.
In questo Documento san Giovanni Paolo II presenta la natura ed il valore del Rosario indicandolo quale «itinerario di contemplazione con Maria», «preghiera per la pace e per la famiglia», «scuola di preghiera, di fede, di perfezione della vita cristiana», «compendio del Vangelo». Il Papa poté scrivere, tra le altre cose, che il Rosario «ha la semplicità di una preghiera popolare, ma anche la profondità teologica di una preghiera adatta a chi avverte l’esigenza di una contemplazione più matura» (n. 39). Da qui si coglie la sua universalità che ne fa una preghiera di tutta la Chiesa. Per il Papa, il Rosario è la “via mariana” per arrivare a Gesù; è una via di “assimilazione amorosa” del Vangelo e delle ricchezze indelimitabili degli esempi e delle virtù del Signore. È la preghiera dell’“estasi di amore” per chi sa non stancarsi di pregarlo: «Se si guarda superficialmente a questa ripetizione [delle Ave Maria] si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade» (n. 26).  

NOTE
1) Padre Alessandro M. Apollonio, FI, Le Litanie lauretane, preghiera mariana, preghiera della Chiesa, Casa Mariana Editrice, Frigento 2010, p. 60.
2) Cristina Siccardi, Beata Vergine Maria del Santo Rosario, in http://www.santiebeati.it/dettaglio/24800
3) Padre Stefano M. Manelli, FI, Ottobre: il mese del Rosario, Casa Mariana Editrice, Frigento 2013, p. 235.

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