ATTUALITÀ
C’era una volta la scuola paritaria
dal Numero 48 del 8 dicembre 2013
di Lazzaro M. Celli

Nel 2000 fu promulgata una legge che il “Decreto scuola” del 2013 sembra aver totalmente dimenticato, escludendo le scuole paritarie – prima ritenute parte integrante del sistema nazionale dell’istruzione – dall’accesso a qualsiasi fondo statale. Lo Stato ha forse paura di lasciare alle famiglie una più ampia libertà di scelta educativa?

Abbiamo più volte sostenuto, dalle pagine di questo Settimanale, che la scuola di Stato è nata come creatura della Massoneria. Lo scopo era sostituirla alle tante scuole cattoliche esistenti e aperte grazie alla pietà di sacerdoti, religiosi e suore. Pur di ottenere questo cambiamento si giunse all’inverosimile. Pensate che furono impiegati nel dicastero dell’Istruzione Pubblica bambini di otto anni. Ci rendiamo conto di cosa furono capaci i ministri liberal-massoni? E non si trattò mica di una svista! C’era chi, a otto anni, percepiva lo stipendio di segretario di prima classe.
Se qualcuno sospettasse un difetto di propaganda nelle cose fin qui affermate, commetterebbe un grave errore perché le asserzioni riportate provengono dall’allora ministro «d’agricoltura e commercio» Filippo Cordova, nella «tornata del 1° di luglio 1861», negli «atti ufficiali della Camera, n. 241, pagina 921, terza colonna» . L’essenza del pensiero liberal-massonico lo ritroviamo oggi nel Decreto scuola n. 104 del 2013, che ha escluso la scuola parificata da ogni accesso ai fondi statali, dimenticando sia la legge 62 del 2000, che definisce il sistema nazionale d’istruzione composto da scuole statali e paritarie, sia l’enorme risparmio per le casse pubbliche per l’attività svolta dalle scuole paritarie.
Così se si devono finanziare progetti di laboratorio scolastico; se ci sono iniziative dirette ad evitare fenomeni di dispersione scolastica, o programmi di didattica integrativa finalizzata anche al prolungamento dell’orario scolastico; se si deve facilitare la realizzazione e la fruizione della connettività wireless, ebbene, tutto questo vale solo e solamente per la scuola statale. La scuola paritaria cattolica è ignorata, come se non fosse mai esistita. Invero, per essere precisi, il decreto si ricorda anche della scuola paritaria, ma solo per imporre il divieto di utilizzare le «sigarette elettroniche nei locali chiusi delle istituzioni scolastiche...» . Tale menzione ha proprio il sapore di una beffa!
Non è tutto. Il provvedimento va ad incidere innanzitutto sulle famiglie, sulla loro libertà di scelta educativa che è primaria rispetto allo Stato. Lo Stato ha paura di misurarsi con questa libertà. Ecco un altro dei motivi del suo fallimento. Perché la gente non può essere libera di scegliere tra questa o quella scuola? Con questo provvedimento si riduce ulteriormente la percentuale delle persone che possono conservare la libertà di educazione per i propri figli, in quanto le scuole cattoliche saranno costrette ad alzare i prezzi delle rette per provvedere alla propria sussistenza. Con la crisi economica che stiamo vivendo, però, siamo già al limite. Ma tutto questo non è affar di governo.
Si porta avanti un programma che parte da lontano e che punta al monopolio della scuola statale, facendo del pensiero unico l’unica forma possibile di libertà. E pensare, strano a dirsi, che nei programmi scolastici ci imbattiamo in parole che esprimono e promuovono valori come la multiculturalità e il pluralismo. Evidentemente sono solo parole vuote, senza significato, perché smentite da una pratica statalista che nega il più elementare esercizio della libertà.
Il provvedimento legislativo è un vero e proprio furto ideologico perché, se tutti i cittadini pagano le tasse per sovvenzionare il sistema di istruzione nazionale, bisogna finanziare sia la scuola statale che quella paritaria, in quanto entrambe ne fanno parte. Purtroppo la libertà sta diventando sempre più un animale in via di estinzione e non sono in molti quelli che si preoccupano della sua tutela. La matrice ideologica del Decreto è fin troppo chiara: bisogna favorire l’indottrinamento che passa nella scuola dello Stato. Praticamente, alla luce dell’ultimo documento dell’OMS, significa indottrinare i bambini che la sessualità non ha né limiti né confini se non nella fantasia, riducendo il dato naturale a mera semplice appendice.

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