ATTUALITÀ
C’è chi ancora ama la vita, anche quando soffre
dal Numero 6 del 5 febbraio 2023
di Diana Rubino

La vicenda di Stuart Rogerson, scandalo per il mondo odierno, è invece per noi cattolici un faro di luce e di speranza, che ci ricorda il vero valore del vivere. 

Siamo venuti a conoscenza della storia bellissima di un uomo che merita di essere raccontata. Si trattava di uno scozzese di 70 anni, ormai in pensione, capace, come i settantenni di oggi, di usare la tecnologia, per questo abbiamo potuto incontrarlo su Twitter. 
Nella sua pagina, alla sezione “bio” abbiamo letto una presentazione interessante: «Nonno, convertito al Cattolicesimo (nel 2013) dopo essere stato ministro della Chiesa di Scozia. Felicemente sposato, con tre figlie e otto nipoti». Poi, più avanti, Stuart ci fa sapere: “Sto morendo di cancro all’esofago”. 
Chi è dunque quest’uomo “felice” malato di tumore in fase terminale?
Stuart Rogerson è stato per vent’anni ministro presbiteriano in Scozia. Già in giovane età percepiva dentro di sé un’attrazione per la Chiesa Cattolica, in seguito agli studi affrontati sulla Chiesa primitiva, e alla lettura di sant’Agostino. «Sentivo – afferma egli stesso – che Dio mi chiamava a diventare cattolico». Dovette affrontare non pochi ostacoli per corrispondere a questa chiamata di salvezza, decise però di confidare questo desiderio ad un sacerdote cattolico che gli fu di grande aiuto. Finalmente, il 13 dicembre 2013, Stuart fece ufficialmente ingresso nel seno della Santa Madre Chiesa.
Entrato nella «dimora della verità apostolica e del Santissimo Sacramento» – così egli considera la Chiesa Cattolica –, cominciò a rivolgere una particolare preghiera al Signore: quella di potersi preparare bene alla morte, quando questa sarebbe sopraggiunta, giungendovi consapevolmente. Non ha mai goduto, infatti, di buona salute.
Poco più di un anno fa ha scoperto di avere un tumore all’esofago, e gli era stato detto che non sarebbe assolutamente giunto al Natale 2021. I disegni di Dio, invece, si sono rivelati diversi dai pareri dei medici, e Stuart non solo ha festeggiato quel Natale, ma ha trascorso da allora molti mesi di vita ancora, lasciando questa terra di esilio lo scorso 10 dicembre. Nel frattempo Stuart ha approfittato, quindi, del tempo che il Signore gli ha concesso, per approfondire la sua preparazione all’incontro con Lui.  
Ci colma di meraviglia questa testimonianza, ci sorprende in senso positivo, mentre il mondo odierno non può che restarne “scandalizzato”, poiché oggi i veri valori della vita sono del tutto capovolti. E così, mentre Stuart ha chiesto a Dio la grazia di giungere alla morte consapevolmente, la gente del mondo spera in una morte subitanea e indolore. Mentre in simili circostanze la gente del mondo entra in uno stato di disperazione, Stuart si è ritenuto un uomo “felice” pur sapendo di avere una malattia mortale. 
Il nostro protagonista ha continuato a scrivere su Twitter, e attraverso i suoi post ha effuso la sua profonda fede e la sua speranza certa: «Non sto morendo, sto tornando a casa». Questo è per Stuart la morte: il ritorno a casa dall’esilio. Quindi una gioia, un’attesa, un traguardo bramato. 
Il suo “diario di bordo” ha attratto migliaia di followers e si è trasformato in un autentico apostolato, tanto che egli poteva scrivere: «Dai commenti che ricevo sembra che io stia aiutando molte persone a comprendere la natura di quella che spero sia una buona morte cristiana». 
Come trascorreva Stuart la sua giornata? Lui stesso lo ha rivelato su The Scottish Catholic: ogni mattino, al risveglio, iniziava subito la giornata con la recita di un Padre nostro e un Gloria al Padre. Recitava poi il divino Ufficio con il quale scandiva le ore della giornata. Partecipava alla Santa Messa online, non potendosi muovere; poi il resto del giorno era dedicato in gran parte alla preghiera, alla meditazione e all’apostolato della sofferenza, che consisteva nell’offrire i suoi dolori con pazienza e amore per la salvezza delle anime. 
«Il mio corpo sta morendo, si sgretola, scompare, ma non io. Dio che mi ha dato la vita, ora mi sta preparando a nascere dal grembo di questa vita alla Vita eterna».
Anche per noi, per ciascuno di noi cattolici, figli di questa Chiesa che è nostra Madre, la morte non dev’essere una meta di terrore e disperazione, da cancellare e dimenticare, con il rischio spesso di incorrervi impreparati, rendendo incerta la nostra sorte eterna. Impariamo dalla vicenda di Stuart a fare della nostra intera vita una preparazione alla Vita vera che ci attende. Che siamo sani o malati, che siamo giovani o anziani, che siamo uomini di carriera brillante o umili cittadini; nessuno sa quando sarà la propria ora, ma una cosa è certa: siamo stati creati per il Paradiso e questa vita deve condurci lì. Cominciamo a vivere sin da ora una vita di unione con Gesù, con la Madonna, con l’Angelo custode, nell’osservanza della Legge divina, che è Legge di amore. 
Preghiamo ora per l’anima di Stuart, nella ­­speranza che goda presto del Regno dei cieli, qualora non fosse già lì. E facciamo tesoro delle parole di luce che egli ha rivolto anche a noi: «Affida la tua vita al Signore e ascolta, abbandona i tuoi progetti e offri la tua vita a Nostro Signore, e ama con tutto il tuo cuore e la tua mente Colui che ti ha dato la vita. Fidati di Lui. Non preoccuparti. Memento mori [Ricorda che devi morire]. Per grazia sarai guidato attraverso le gioie e i dolori che ti aspettano. La vita è breve, un’ombra di ciò che verrà».

Nota
1) La traduzione dall’inglese è nostra [nda].

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