ATTUALITÀ
Per salvare “l’ambiente” servono sacrifici umani
dal Numero 5 del 24 gennaio 2023
di Francesca Romana Poleggi

Si fa sempre più pressante la convinzione che ogni calamità naturale dipenda dal cambiamento climatico, di cui l’uomo è “carnefice”. I risvolti bioetici di questo climatismo catastrofista sono preoccupanti: per salvare l’ambiente si dà il via libera a “sacrifici umani”. Incredibile, ma vero... 

La questione del clima è ormai al centro di ogni dibattito, di ogni talk show, di ogni Tg.
Siamo (quasi) tutti convinti che qualsiasi calamità naturale dipenda dal cambiamento climatico, che il suddetto cambiamento climatico è colpa dell’uomo, che la principale causa di esso è l’eccesso di Co2, che se non corriamo ai ripari il mondo presto finirà (persino nei reclami in tv appaiono sovente inquietanti cartelli che dicono: “There is not a planet B”, non c’è un altro pianeta su cui potremmo vivere una volta che avremo distrutto questo).
Ebbene, è ora di dire forte e chiaro la verità su tutte queste affermazioni che purtroppo sono sostenute non solo da una Greta qualsiasi, ma da numerosi e autorevoli scienziati (facenti capo all’IPCC, Intergovernmental Panel On Climate Change, a sua volta collegato all’ONU).
A questo proposito, la prima cosa da sottolineare è che esistono altrettanti scienziati, altrettanto autorevoli (anche premi Nobel) che hanno smontato tutti i suddetti “dogmi” sul riscaldamento globale. In ogni sede, istituzionale, accademica, mediatica, hanno chiesto di potersi confrontare con i colleghi che potremmo definire “catastrofisti”, ma sono stati costantemente ignorati, messi a tacere, censurati. Nel perfetto stile del pensiero unico politicamente corretto che ben conosciamo. 
Il sottosegretario dell’ONU per le comunicazioni globali, Melissa Fleming, in una conferenza ha detto apertamente (si trova su YouTube) che loro «possiedono la scienza», che l’hanno comprata per tacitare i dissidenti. Come hanno comprato Google, i social più frequentati dai giovani, come TikTok, e diversi “influencer”: tutti d’accordo nel predicare i dogmi di cui sopra, tutti d’accordo nel censurare gli scienziati dissidenti. Chi volesse approfondire la questione tecnica (i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, non dipendono dall’uomo, la Co2 c’entra poco o niente, i denari investiti nella “transizione ecologica” sono denari sprecati: andrebbero impiegati per la prevenzione dei disastri naturali e per la ricostruzione dopo gli stessi) può cercare informazioni sul sito della fondazione Clintel o del NIPCC (Non Intergovernmental Panel on Climate Change). 
In questa sede non ci è possibile approfondire per ovvi problemi di spazio. Quello che vorremmo sottoporre alla riflessione dei gentili Lettori, invece, è il preoccupante risvolto bioetico del climatismo catastrofista: per salvare “l’ambiente” – che a noi piace di più chiamare creato – bisogna fare veri e propri “sacrifici umani”.
I potenti riuniti nelle conferenze sul clima (ultima quella di Sharm el-Sheik), che mangiano il miglior cibo e godono di lussuose opportunità turistiche, viaggiando con lussuosi aerei privati, dicono a miliardi di persone che l’unico modo per combattere la “crisi climatica” è smettere di mangiare carne (gustare ottimi vermi e insetti), fermare la produzione di fertilizzanti a base di combustibili fossili, smettere di fare figli (via libera ad aborto, contraccezione, unioni omosessuali) e, se i più poveri senza le colture intensive e l’energia a buon mercato moriranno di fame, pazienza: su questo mondo siamo quasi 8 miliardi e c’è posto solo per 1 miliardo e mezzo di persone. L’ideologia neomalthusiana che sottende queste conclusioni vede l’uomo come il cancro del pianeta ormai da un paio di secoli.
Oggi, su quasi 8 miliardi di persone che saranno interessate dalla convenzione COP27, 800 milioni vivono ancora in condizioni di estrema povertà senza accesso all’elettricità; 3,3 miliardi di persone hanno accesso a meno elettricità di quella che consuma un frigorifero americano medio; ancora miliardi di persone affrontano la fame e la mancanza di energia necessaria per riscaldarsi questo inverno – scarsità dovuta alla “transizione green”: le energie “alternative” sono molto meno efficaci e molto, molto più costose (ma consentono lauti profitti a coloro che le gestiscono). Molte persone, soprattutto giovani, indottrinati e terrorizzati dai catastrofisti, faranno tutto ciò che gli viene detto, mangeranno vermi, faranno la doccia fredda, mentre già si siedono per strada a bloccare le ambulanze, imbrattano opere d’arte, senza rendersi conto che le politiche che promuovono distruggeranno vite senza influenzare minimamente il clima.
La Germania aveva dichiarato che si sarebbe sbarazzata dei combustibili fossili e sarebbe passata all’energia rinnovabile al 100%, ma dopo aver speso 500 miliardi di dollari in 20 anni, i combustibili fossili sono passati solo dall’86% al 79%: un piccolo cambiamento che non valeva l’enorme costo, secondo Jason Isaac, direttore di “Life:Powered”. Con le minacce incombenti di continui blackout invernali in tutta Europa e l’aumento delle morti per congelamento durante l’inverno, sembrerebbe che i tedeschi si stiano svegliando e pare che gli sforzi per aumentare l’approvvigionamento energetico oggi includano la demolizione di un parco eolico per estrarre il carbone sottostante.
L’ex presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, ha portato il suo paese da una relativa prosperità alla povertà totale in un solo anno: ha vietato l’uso e l’importazione di fertilizzanti a base di azoto, la produzione alimentare è diminuita del 50% e i prezzi sono aumentati dell’80%, affamando milioni di persone.
I leader globalisti che demonizzano l’energia accessibile e affidabile proveniente dai combustibili fossili e dal nucleare sono abbastanza ricchi per pagare energia costosa, e diventare vegani non influirà sulle loro vite. Il resto di noi, specialmente quelli che soffrono ancora di povertà energetica nei paesi in via di sviluppo, non sarà così fortunato.  
Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022. 

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