ATTUALITÀ
30 minuti con se stessi | L’olio della preghiera
dal Numero 21 del 29 maggio 2022
di Don Mario Proietti

Osserva quanto avviene nella vicenda di queste vergini, cinque presero l’olio in piccoli vasi e altre cinque trascurarono di farlo. Tutta la letteratura cristiana vede nell’immagine dell’olio la preghiera e le opere buone, e nei vasi delle sagge il loro cuore.

«Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi» (Mt 25,2).

Anima redenta da Cristo sulla croce, ti appresti a trascorrere un altro momento nella meditazione e nella preghiera. Tu vuoi essere santa, tutta santa e bella dinanzi agli occhi del tuo sposo, allora non trascurare l’importanza di questa e delle prossime riflessioni. Insieme andremo a scoprire la grande bellezza racchiusa nella preghiera e l’importanza che essa ha nella vita dell’anima.

Osserva quanto avviene nella vicenda di queste vergini, cinque presero l’olio in piccoli vasi e altre cinque trascurarono di farlo. Tutta la letteratura cristiana vede nell’immagine dell’olio la preghiera e le opere buone, e nei vasi delle sagge il loro cuore. Le vergini sapienti hanno con sé l’olio che non fa estinguere le loro buone opere, ma le fa splendere davanti agli occhi degli uomini. Al contrario le vergini stolte non hanno l’olio, ciò accade perché sono abituate ad attribuirsi il merito delle loro opere buone, si gonfiano di superbia. Quanto è pericoloso questo vizio che fu degli angeli! Tu stessa osserva quante anime, pur conoscendo la vicenda di queste vergini, ancora bramano avere gloria mondana tralasciando quel divino plauso che il Signore concede ai chi gli rimane fedele. Quanto è distante l’agire delle sagge che, nel nascondimento quotidiano, lontano da occhi indiscreti, procurano di compiere opere che diano gloria a Dio e non a loro stesse. Non cercano la lode degli uomini, fuggono la vanagloria e nulla fanno per essere viste sulla terra ma affidano tutto a chi scruta i cuori e vede, nel segreto, le loro opere buone ed ascolta la loro invocazione. Sappi che tutta l’umanità è comparata a queste “vergini” e questo perché tutta l’umanità è chiamata a diventare santa. 

Prendere le lampade senza olio è un chiaro riferimento ad una pura azione formale. In quale pericoloso rischio vive la vita interiore quando si nutre di atti puramente formali e quanto dolore provoca in queste anime il duro esercizio di dover comparire per quello che non sono. Se la stessa tenacia fosse profusa per acquistare vera virtù, pensa a quante anime belle risplenderebbero nella Santa Chiesa! Ma esse non sono mosse dalla vera fede. Tu mi chiedi chi sono queste vergini! Esse sono coloro che, pur frequentando la Chiesa, recitando interi manuali di preghiere, andando agli incontri spirituali, partecipando a molti esercizi, dando offerte anche generose, ricevendo regolarmente i Sacramenti e perfino, citando san Paolo, dando «le loro sostanze e il loro corpo per essere bruciato, tuttavia non hanno in loro il principio della grazia. Cioè non fanno tutto questo con fede, manca nei loro cuori la presenza dello Spirito Santo, si sforzano senza lasciarsi calare nel Mistero di Dio.

Pensano cioè, con le parole del salmo, che «Dio sia come loro!», «Non c’è sincerità sulla loro bocca ed è pieno di perfidia il loro cuore», persone che «inutilmente inseguono la loro colpa per detestarla» e «si fanno, ogni giorno, compagni di adulteri e peccatori». Queste sono novelle vergini stolte, anime di cristiani e consacrati che, superstiziosi nella forma e rinnegatori della potenza che Dio opera nei cuori, impunemente ogni giorno si presentano dinanzi al suo volto.

Pensi forse che la differenza tra i due gruppi di vergini sia nella formalità? Non è così. Tutte avevano olio e lampade, ma per un gruppo era insufficiente. La loro differenza era sostanziale e non formale. Posso dirti che entrambi i gruppi vivevano degli stessi atti formali, come ad esempio la Liturgia, i Sacramenti, le orazioni, le opere di misericordia, ecc. Non è in discussione la formalità, l’ordine delle preghiere o la loro ritualità, ma la mancanza di Spirito e della Verità.

Le vergini sagge non adoravano il Signore in un modo diverso dalle stolte, non frequentavano chiese diverse, non ascoltavano delle parole diverse e non compivano delle gesta diverse. La differenza consisteva nel fatto che queste si fermavano alla formalità mentre le altre andavano oltre. Quando affermo che le vergini non si fermavano alla formalità degli atti di culto, non intendo che stravolgevano quegli atti o li trasformavano in bizzarre manifestazioni. Esse andavano oltre l’atto formale, e tu sai che oltre e dentro l’atto formale c’è il senso di quegli atti.

La vera differenza, che poi risulta essere saggezza, proveniva dal loro essere andate oltre le parole e le gesta che compivano. Le loro parole erano conformi al loro cuore, erano il linguaggio del loro cuore e le gesta scaturivano dal profondo del loro intimo. Non esisteva una dicotomia tra il dire e il fare, tra l’esprimere e l’essere. In poche parole, la loro vita era in sintonia con la loro preghiera e la loro preghiera era lo stile del loro essere.

Possiamo dire che erano conformi a quel modo di essere graditi al Signore che la Sacra Scrittura e la Chiesa ci insegna ad attuare con tutti gli sforzi. Il loro cuore era privo di paure e di permalosità, non si offendevano dinanzi alle correzioni, non si reputavano da sé come giuste, erano disposte a soffrire ed offrire tutto per amore del Signore, non trascuravano le buone opere, vivevano di una obbedienza completata dall’amore, dalla gratitudine, dalla gioia e dalla fedeltà, che sono i primi frutti di una preghiera autentica e vera.

Tutto questo è simboleggiato nell’olio delle vergini sagge contenuto, come riserva, nei piccoli scrigni del loro cuore. L’olio, che nella tradizione biblica è simbolo di forza e di sacro, serviva per ungere i re e i sacerdoti, era il segno della festa e della gioia (1), era il segno dell’ospitalità e della fratellanza (2). L’olio è lo Spirito Santo, l’amore di cui arde Dio stesso. È lo Spirito che comunica Gesù affinché si amino i fratelli e i nemici. È questo Spirito che rende luminosi, figli della luce e icona del Padre. Senza questo spirito nulla è vero di ciò che accade nella vita dell’anima e nulla è fecondo di ogni opera fatta.

Procura di avere questo olio in abbondanza per la tua vita buona e non ti mancherà se possiederai lo stile di preghiera che fu di Gesù e l’avrai se riscoprirai il senso di appartenenza a Cristo.

A te poi, anima consacrata, dico: la tua vita appartiene a Lui in senso ancora più stretto, perché è Lui che ti ha chiamato ad un nascondimento nel suo mistero. Perché il Signore ti ha chiamato, ti ha voluto e ti ha scelto? Ascolta quello che l’evangelista Marco dice: «Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e anche perché avessero il potere di scacciare i demoni» (Mc 3,13-15).

Osserva l’assoluta liberalità di Cristo nella scelta dei discepoli e poniti la domanda del perché il Signore abbia scelto te e non gli altri. La risposta richiama questa liberalità del Cristo anche nei tuoi confronti; anche di te si può dire: «Chiamò a sé quelli che lui volle». Anche se sembra un mistero insondabile alla tua mente, esso non è destinato a restare tale perché ogni giorno Cristo ti spiega il senso del suo volerti con Lui.

Anima cara a Gesù, renditi consapevole di ciò che significa stare con Lui. Il tuo appartenergli ti spinge a vivere la prima forma del tuo essere consacrata: avere comunione con Lui, coltivare continuamente questo senso di appartenenza. Ecco perché tu sei più grande della tua missione che, come fa rilevare l’Evangelista, è un’aggiunta che può non essere proprio per tutti.

Non è la missione che qualifica il senso del tuo essere consacrata, dell’essere sacerdote o suora, ma, piuttosto, è l’azione del consacrato che rende il ministero qualificato.

Ecco perché è necessario continuamente rispolverare il senso del tuo essere consacrata, tutto può essere visto con altri occhi e tutto può essere fatto con altro entusiasmo (3). Gesù ti chiede non l’obbedienza alla sua parola ma l’amore alla sua persona; non ti chiama a fare qualche cosa, ma a stare con Lui perché Lui vuol fare qualcosa con te. Gesù ti offre la Comunione trinitaria e l’anima consacrata è chiamata a vivere e testimoniare questa comunione. Cercare di rompere questa comunione è stato il tentativo che il diavolo ha messo in atto nel deserto ed è la continua tentazione a cui sono sottoposti i discepoli di Gesù. Si può scadere in una relazione non di presenza ma d’ideale, anche se nobile; invece Dio chiede una relazione nella verità dell’ortodossia e nella verità della Presenza (4). È importante acquisire l’abitudine a leggere la vita nella logica della fede. Se si perde questa capacità di leggere con gli occhi di Dio tutto si spegne e diventa insopportabile.

Ogni giorno devi stupirti dell’amore di Dio nella tua vita e il tuo impegno consiste nel difendere il senso della meraviglia dalla sciatteria e dalla banalità. 

 

Note

1) «Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni» (Sal 23,5ss).

2) «Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! È come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla barba di Aronne, che scende sull’orlo della sua veste» (Sal 133).

3) «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5b).

4) Si può essere maestri di fede ma non uomini di fede.

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