ATTUALITÀ
L’Angelo del Portogallo arresti la legalizzazione dell’eutanasia
dal Numero 28 del 12 luglio 2020
di Francesca Romana Poleggi

Sorprendente e incoraggiante la resistenza opposta alle proposte di legge a favore dell’eutanasia da parte del “Portogallo pro vita”. Un’azione congiunta tra l’Ordine dei medici e importanti professori di Diritto, sostenuta da una campagna di raccolta firme ben riuscita, ha ottenuto la sospensione temporanea del dibattito per il voto. Una lezione da imparare.

Lo scorso 20 febbraio erano state introdotte al parlamento portoghese cinque proposte per la legalizzazione dell’eutanasia.

La Federazione portoghese per la vita alcuni giorni prima (il 7 febbraio) aveva lanciato una campagna per la tutela della vita fino alla sua fine naturale e la raccolta firme per un referendum. I pro-life erano infatti convinti (e i fatti hanno dimostrato che avevano ragione) che il parlamento avrebbe accettato di discutere le suddette proposte di legge a favore della “morte per tutti”.

Dopo il voto del 20 febbraio, le proposte di legge sono state inviate a una commissione parlamentare per aprire su di esse il dibattito articolo per articolo.

Nel frattempo i pro-life hanno continuato a raccogliere firme per il referendum. Il 7 marzo ne avevano già 74mila. Secondo la Costituzione portoghese ne servono almeno 60mila per obbligare il parlamento a votare sull’ammissibilità del referendum: il 13 marzo ne avevano raccolte 86mila.

Nel frattempo, il parlamento ha annunciato che avrebbe aperto immediatamente il dibattito per il voto (senza approfondire la discussione e ricevere audizioni) e così i pro-life hanno presentato al parlamento la loro richiesta di referendum lo scorso 18 giugno, corredata da ben 95mila firme.

Negli stessi giorni, 15 tra i più importanti professori universitari di Diritto pubblico hanno pubblicato una dichiarazione congiunta in cui asseriscono che le proposte di legalizzazione dell’eutanasia discusse in Parlamento sono incostituzionali e l’Ordine professionale dei medici (che in Portogallo ha il potere di dettare norme giuridiche per la professione) ha informato il parlamento che se venisse legalizzata l’eutanasia, essi eserciteranno il loro diritto costituzionale di obiezione di coscienza e quindi nessun medico potrà far parte delle commissioni che sarebbero deputate a decidere nei singoli casi in cui si prospetti l’uccisione di un malato.

Questa pressione ha dato un buon risultato: il parlamento portoghese ha dichiarato che le norme in questione non verranno sottoposte a votazioni prima di agosto e che il dibattito sulle stesse – comprese le audizioni che intendevano evitare – sarà prolungato almeno fino a settembre od ottobre.

Antonio Pinheiro Torres, vicepresidente della suddetta Federazione portoghese per la vita, ha dichiarato che i pro-life portoghesi non hanno alcuna intenzione di cedere neanche di un passo.

Continueranno le campagne di sensibilizzazione e di pressione e seguiranno il dibattito parlamentare molto da vicino, mobilitando, quando servirà, anche le piazze.

Questa esperienza ci serva da esempio: non bisogna arrendersi mai – a prescindere dall’esito della questione legale. Ricordiamo sempre, infatti, che “l’esito finale” in certe questioni di vita o di morte non è disposto e decretato dagli esseri umani...

La deriva mortifera, relativista e nichilista, che ha travolto il mondo occidentale – quello che una volta era stato invitato da Giovanni Paolo II a riscoprire le sue radici cristiane – a volte sembra inarrestabile. L’abbiamo vista travolgere anche la (olim) cattolica Irlanda, per non parlare dell’Italia dove l’eutanasia è stata di fatto legalizzata nel 2017 e ribadita dalla sentenza della Corte Costituzionale dello scorso anno. E dove – è doloroso, ma è bene ricordarlo – la legge 194 che ha legalizzato l’aborto nel 1978 porta le firme di un Presidente della Repubblica, un Presidente del Consiglio e un Ministro della salute dichiaratamente cattolici.

Però, questa testimonianza che ci è giunta dal Portogallo ci deve far ben sperare. Non dimentichiamo la protezione speciale che la Vergine, a Fatima, ha promesso su quella nazione. La speranza viva di un’inversione di tendenza rispetto alla rivoluzione antropologica in atto venga anche dal Portogallo.

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