ATTUALITÀ
Un tempo per ricominciare?
dal Numero 16 del 19 aprile 2020
di Lazzaro M. Celli

Gli eventi di questi ultimi mesi ci hanno scosso e sorpreso in modo doloroso, ma non dimentichiamo che Dio si serve di tutto per chiamare l?uomo a Sé e se impariamo a comprendere il suo linguaggio, anche questo tempo di ?ritiro forzato? può essere di profitto per rinsaldare quel rapporto con Lui che troppo spesso abbiamo allentato o spezzato con i nostri compromessi e peccati.

Restano impresse profondamente le immagini di automezzi militari che trasportano le salme di alcune delle tante vittime di questa terribile pandemia. Anche i social immortalano i momenti di questo dramma che ha interrotto il flusso ordinario della vita e con esso le certezze su cui poggiava l?uomo.

E ora che i nostri cari rischiano di andare via, nell?ultimo viaggio del loro pellegrinaggio terreno, senza il conforto dei propri familiari, senza poter dare loro l?ultimo saluto, dopo anni di vita vissuta insieme, lo sconforto ci invade e quasi ci assoggetta.

Allora è chiaro, questo è il tempo che ci costringe a pensare. Rimanere chiusi in casa può aiutarci a restare un po? di più con noi stessi, ricercando un colloquio con Dio, nella nostra anima, senza fuggire fuori da noi. Abbiamo bisogno di tornare a casa, là dove possiamo incontrare Colui che solo può svelarci il senso dell?esistenza umana.

Molti s?interrogano se lo status quo sia una punizione o meno del Cielo per i nostri peccati. Ma per rispondere dovremmo uscire dalla logica provinciale della nostra condizione umana. Certo è che il peccato produce flagelli, però è pur vero che Dio non si compiace della morte del peccatore, «ma che si converta e viva» (Ez 18,23) e, quindi, la giusta punizione che il Padre permette sia inflitta, a causa dei nostri peccati, ha lo scopo di scuoterci per ottenere la nostra conversione. Il castigo che ricade sugli uomini, in altre parole, serve a risvegliare le nostre coscienze, a pentirci e a ritornare a Lui con tutto il cuore, con la preghiera e con il digiuno, nonostante sia trascorsa da poco la Pasqua.

Questo è anche il tempo del sacrificio, specialmente per le famiglie colpite da un lutto. Il Covid-19, infatti, è un virus che ci sta togliendo molte cose. Ad alcuni l?affetto dei propri familiari, alla maggior parte ha tolto la libertà, ma, per altri aspetti ? dobbiamo aver il coraggio di dirlo pur rispettando il dolore di coloro che hanno visto la morte dei loro cari ?, il virus può aiutarci a resettare la nostra esistenza e a riprogrammarla secondo Dio.  

In questo frangente, per arginare la pandemia, sono stati presi dei provvedimenti anche molto forti come la sospensione delle Messe e dell?amministrazione dei Sacramenti. Abbiamo celebrato la Pasqua nel privato della nostra famiglia, nel migliore dei casi restando incollati alla Tv per assistere alla Santa Messa. Questo non può che essere motivo di dolore per tutti coloro che cercano in Cristo la forza per combattere la buona battaglia della vita. Forse, ora, nella pena della privazione possiamo più amaramente considerare i tanti oltraggi che sono fatti al Corpo di Nostro Signore nella Santissima Eucaristia e fare in modo che non si ripetano più, per il futuro. Pensiamo ad esempio a quanti si accostano a questo Sacramento spinti dal desiderio di comunicarsi, senza rimuovere le situazioni irregolari che ne costituiscono un impedimento, come per chi vive una relazione sentimentale irregolare. Pensiamo ancora alla leggerezza con cui si consente di cibarsi di Gesù, senza una buona preparazione, o senza che ci si dia pensiero per la dispersione e profanazione dei frammenti. Se tutto questo servisse a rinsavire, a promuovere un maggior rispetto per il nostro Padre celeste, allora non potremmo che chiamare il coronavirus, fratello Covid.

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