ATTUALITÀ
L’usura uccide la dignità delle persone
dal Numero 44 del 10 novembre 2019
di Riccardo Pedrizzi

Piaga d’antica origine, l’usura è tornata ad essere un forte fattore di disordine sociale, come dimostrano le pagine di cronaca nera. Vediamo cosa fare per combatterla efficacemente.

L’usura è uno di quei comportamenti antisociali vecchi forse quanto l’uomo. E nei versi seguenti, «...perché l’usuriere altra via tene, per sé natura e per la sua seguace dispregia, poi ch’in altro pon la spene» (Inferno, canto XI) che Dante pone in bocca a Virgilio, traspare la valenza di un “peccato” criminale, che va contro natura perché realizza profitti non col frutto del lavoro, ma con un modo turpe che approfitta di individui in particolare stato di bisogno e quindi che si trovano anche in una precaria condizione psicologica.
«L’usura umilia e uccide – ha detto anche papa Francesco in occasione dell’udienza alla Fondazione antiusura nel febbraio scorso –. L’usura è un male antico e purtroppo ancora sommerso che, come un serpente, strangola le vittime. Bisogna prevenirla, sottraendo le persone alla patologia del debito fatto per la sussistenza o per salvare l’azienda. L’usura è un peccato grave: uccide la vita, calpesta la dignità delle persone, è veicolo di corruzione e ostacola il bene comune. Essa indebolisce anche le fondamenta sociali ed economiche di un Paese».
Proprio per contrastare questo fattore di disordine sociale nacquero i cosiddetti Monti di Pietà alla fine del 1400 su iniziativa dei Francescani, guidati da Bernardino da Feltre (1439-1494). «Per favorire la circolazione fra la povera gente, senza esporre questa alle esose richieste degli usurai». La carità cristiana sapeva radunare un capitale (mons). Padrone ne era l’ente o il povero in genere. Il misero, l’indigente, dietro un pegno riceveva un mutuo gratuito. Inizialmente venne previsto un tasso del 6%, contro quello usuraio del 30-40%. Questi enti venivano finanziati da donazioni caritatevoli, che ovviamente non erano sufficienti per ripagare le spese, per cui dopo un certo tempo si decise di concedere credito (al tasso dall’8% al 21%) a uomini d’affari, trasformando così i montes in una sorta di piccole banche locali. Da quella esperienza nacque nel 1622, su volontà del duca Ferdinando II, il Monte dei Paschi di Siena, che poi ha fatto la fine che tutti conosciamo a causa delle malversazioni di banchieri disonesti.
I continui e ripetuti fatti di cronaca nera ci portano ad alcune considerazioni sul crimine di usura.
L’usura è un reato difficilmente perseguibile, dal momento che le vittime diventano in realtà, all’inizio del rapporto, i primi complici dello strozzino, al quale esse stesse si sono rivolte per ottenere i prestiti e nei confronti del quale spesso sentono persino un “obbligo morale” alla restituzione dell’importo ricevuto e degli interessi usurai aggiuntivi, oltre che a fornirgli “copertura”, avendo accettato le regole del gioco. In molti altri casi ci sono invece intimidazioni, minacce e violenze da parte degli strozzini che impediscono di far denunciare.
Per cui la quasi certezza dell’impunità induce personaggi spregiudicati ed organizzazioni criminali a questo tipo di attività che risulta estremamente redditizia.
I dati sono sconvolgenti: dal 2011 a fine 2016 l’usura è cresciuta al ritmo di circa 2,2 milioni al giorno e il debito medio contratto dagli usurati con gli strozzini è passato da 90mila a 125mila, mentre gli imprenditori coinvolti sono almeno 200mila, secondo stime di Confesercenti di fine 2017, anno nel quale si è anche registrato un forte calo delle denunce. Il mercato usurario è schizzato a 24 miliardi, ma secondo l’Eurispes il volume di affari di tutte le attività collaterali di “strozzo” arriva a superare in Italia gli 80 miliardi di euro.
I motivi del forte incremento di tale attività illecita sono da ricondursi a vari fattori, il principale va ravvisato nella forte crisi economica, che ha investito negli ultimi anni la nostra economia e che ha fatto aumentare il numero delle aziende in crisi e con esse il numero dei disoccupati e dei cassaintegrati.
Se vogliamo affrontare con concretezza questo tipo di piaga bisogna sgombrare perciò il campo da false rappresentazioni della realtà.
Innanzitutto va detto che le Banche erogano credito, investendo i soldi depositati dai risparmiatori, esse hanno pertanto specialmente nei confronti di questi cittadini doveri e responsabilità, sanciti nella Costituzione e da specifiche leggi, che disciplinano il settore. Non si può quindi chiedere agli istituti di credito di non utilizzare l’avvedutezza e la dovuta professionalità nel gestire l’impresa bancaria, ciò sarebbe improduttivo, inutile ed addirittura controproducente. Una sana gestione del sistema bancario contribuisce a migliorare la qualità della stessa imprenditorialità. D’altro canto le Banche, come qualsiasi impresa, devono tendere a produrre reddito e non è loro compito assistere singoli cittadini o aziende che non hanno, o non hanno più la capacità finanziaria.
Certo in questi ultimi tempi i cordoni si sono ristretti a causa delle eccessive sofferenze (cioè i crediti non andati a buon fine), ma questo dipende non solo dalla grande crisi, ma anche in particolare da affidamenti concessi ai grandi Gruppi, per esigenze, diciamo così, “politiche”; cioè si è dato ai più grandi, spesso ai più potenti e si è tolto ai piccoli e medi operatori che sono la spina dorsale della nostra economia. Stravolgendo la grande tradizione di sostegno allo sviluppo del nostro Paese (basta pensare al ruolo centrale avuto dal nostro sistema bancario durante il cosiddetto nostro “miracolo economico”). «In questo ambito, appare chiaro che applicare tassi d’interesse eccessivamente elevati, di fatto non sostenibili dai soggetti prenditori di fondi, rappresenta un’operazione non solo illegittima sotto il profilo etico ma anche disfunzionale alla sanità del sistema economico. Da sempre, simili pratiche, nonché comportamenti di fatto usurari, sono stati avvertiti dalla coscienza umana come iniqui e dal sistema economico come avversi al suo buon funzionamento» (cf. “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario, della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, 17.05.2018).
Anche per questo il fenomeno dell’usura sta dilagando e non è spesso attribuibile a carenza di legislazione in materia: l’usura è punita come reato (la cosiddetta normativa antiriciclaggio detta precise norme in tema di società finanziarie). Per simili reati però non bastano le sanzioni penali, che indubbiamente vanno rese anche più severe, ma occorre qualcosa di più e di diverso.
C’è a monte un fenomeno culturale ed in tal senso bisogna migliorare l’informazione nei confronti dei cittadini sui rischi connessi al ricorso a soggetti privati per ottenere con facilità il denaro.
Occorre cioè educare il cittadino anche in tale campo con l’educazione civica e finanziaria. D’altra parte si sono fatte tante campagne per contenere il diffondersi di mali sociali come ad esempio per l’AIDS ed il fumo, si potrebbe fare qualcosa in più anche in questo settore.

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