ATTUALITÀ
Le dittature e la manipolazione della vita umana
dal Numero 43 del 3 novembre 2019
di Lazzaro M. Celli

È sorprendente notare nelle varie società europee i riverberi di quei regimi totalitari novecenteschi che sono crollati nei loro apparati istituzionali, ma non nei principi da loro affermati e diffusi, i quali sottostavano, e sottostanno, a pratiche aberranti.

I regimi totalitari del ’900 hanno accelerato il processo di erosione del concetto di dignità della vita umana, così come si era consolidato grazie al contributo del Cristianesimo. La cosa sorprendente è che, nonostante siano stati esecrati dalla storia, le loro conseguenze non solo sopravvivono anche ai nostri tempi, ma sono oggetto di una sempre maggiore stabilizzazione nelle fibre più intime del nostro tessuto sociale.
L’aborto fece la sua comparsa nella storia del diritto (1) a partire dalla Rivoluzione d’ottobre del 1917 che segnò in Russia la fine dello zarismo.
Per il pensiero comunista la famiglia era considerata un costrutto sociale, un modello di vita imposto dalla società borghese. L’appartenenza reciproca dei coniugi o, nel caso in questione, dei figli ai rispettivi genitori, sembrava essere un riflesso di quell’odiata proprietà privata contro cui i rivoluzionari si scagliavano con straordinaria violenza.
Il bambino non solo apparteneva allo Stato, bensì era null’altro che materia e, come tale, decomponibile, modificabile, sopprimibile, senza alcun altro ripensamento morale, considerato, anzi, appannaggio di un vecchio mondo da eliminare. 
Questa disaffezione nei rapporti relazionali all’interno della famiglia è stata causa di uno sconquasso sociale di dimensioni gigantesche, con aumento delle uccisioni degli infanti, delle madri dei bambini e con la fuga dei padri dalle famiglie, come riporta molto bene Francesco Agnoli in un suo saggio del 2008, dal titolo Storia dell’aborto.
In Germania, con il nazionalsocialismo le cose non furono molto diverse da quanto accadde in Russia. Nel 1933 si consolidarono tutte le politiche abortiste e divorziste e, come di conseguenza, anche qui assistiamo all’affermazione del principio secondo il quale la persona è prima di tutto proprietà dello Stato. Lo status di cittadino tedesco era prioritario rispetto agli altri ruoli che la persona assumeva, come quello di marito o di padre. Lo Stato tedesco era considerato la prima vera famiglia in cui il nuovo nato doveva posizionarsi. Anche in questo secondo esempio storico di regime totalitario non mancarono aberrazioni. Con il nazismo si praticò aborto ed eugenetica. Quando si aggredisce la vita umana, si contribuisce a dividere il vero amore dalla sessualità.
Per l’ex URSS è emblematica la denuncia della ginnasta Olga Kovalenko che partecipò alle olimpiadi del ’68, in Messico, la quale solo nel 1994 affermò che fu costretta ad avere una relazione con il fidanzato e poi ad abortire perché la gravidanza sarebbe stato il «mezzo per far produrre al fisico femminile più ormoni maschili, dunque sviluppare più forza» (2). Chi rifiutava questa procedura si precludeva la partecipazione alle olimpiadi. Ad altre colleghe ginnaste capitò anche di peggio. Olga Kovalenko affermò che «altre ginnaste di quindici anni furono costrette a concepire bambini con i rispettivi allenatori» (3).
Visto che non c’è mai un limite al peggio, ben di più accadde nella Germania nazista con il progetto Lebesborn, letteralmente sorgente di vita, fondato e diffuso dal gerarca Himmler. Il progetto aveva lo scopo di incrementare la razza ariana. Si sceglievano fattrici con il marchio della purezza ariana e si costringevano ad accoppiarsi. Poi l’organizzazione Lebesborn decideva se lasciare il figlio alla madre o affidarlo in adozione. Si riteneva che nell’occupata Norvegia ci fossero i migliori requisiti di razza ariana, più che nella Germania del sud, proprio per questo fu in quel paese che si moltiplicarono gli Istituti Lebesborn. Nel 1939, circa 8.000 ufficiali SS avevano aderito al programma “umanitario” di Himmler, offrendosi di contribuire al rafforzamento della razza ariana.
Che cosa è cambiato da ieri ad oggi? Il comunismo è crollato, il nazismo pure, ma non la loro eredità. Dal 18 maggio 1978 ad oggi abbiamo avuto 6 milioni di bambini uccisi per il solo aborto chirurgico, siamo arrivati alla condanna a morte, condanna di Stato, di bambini ammalati, all’eutanasia introdotta in vari modi nei diversi Paesi europei, ai figli commissionati mediante la pratica dell’utero in affitto. Sembrerebbe che non sia cambiato nulla, invece qualcosa è cambiato: nel passato il volto totalitarista dello Stato era esplicito, oggi si nasconde dietro l’ipocrita espressione di “diritti umani”.  

NOTE

1) Cf. Francesco Agnoli - Cinzia Baccaglini - Alessandro Pertosa, Storia dell’aborto, prefazione di Rino Cammilleri, Fede e Cultura.

2) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/22/costretta-alla-gravidanza-per-doping.html

3) ibidem.

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