ATTUALITÀ
Il caso “Essure”
dal Numero 7 del 17 febbraio 2019
di Roberto Ciccolella

Il mercato della contraccezione è così redditizio che prospera indisturbato nonostante siano oramai varie migliaia le donne che ne lamentano e denunciano gli effetti nocivi sulla salute. Alcune considerazioni sul ritiro dal commercio del dispositivo anticoncezionale “Essure”.

A fine 2018 in modo più o meno silenzioso la multinazionale farmaceutica Bayer ha ritirato dal mercato planetario un dispositivo anticoncezionale chiamato Essure. Donne da tutto il mondo avevano effettuato negli anni precedenti numerose segnalazioni di danni fisici e psichici anche gravissimi, fino a raggiungere una certa eco mediatica che ha convinto l’azienda produttrice a uno stop per ragioni di marketing. Ma la vera posta sono le cause milionarie in corso in diversi tribunali. Le testimonianze delle utenti di questo prodotto sono dolorose e muovono a compassione, ma la vera carità nei loro confronti è smascherare l’inganno di uno strumento contro la vita spacciato per dispositivo medico.
Cos’è Essure? Intanto diciamo che si tratta di una forma di sterilizzazione permanente che veniva propagandata come l’alternativa sicura e meno invasiva della legatura delle tube, una procedura chirurgica tout court. I comunicati stampa dicevano che in dieci minuti, durante un day hospital, potevi per sempre garantirti la sicurezza di non fare più bambini. Una promessa malvagia. Essure comunque funziona così: delle spirali metalliche vengono inserite nelle tube di Falloppio e nel giro di qualche settimana creano una infiammazione dell’organo e un successivo costituirsi di tessuto cicatriziale, che a un certo punto diventa così spesso da impedire la fecondazione. Il tutto per la modica cifra di circa duemila euro, in Italia tutto a carico del sistema sanitario nazionale. L’idea stessa di spacciare per presidio medico uno strumento che danneggia volontariamente gli organi interni per renderli inutili al loro fine dovrebbe dirla tutta su quanto questa forma di contraccezione sia pericolosa.
Eppure nell’ultimo decennio circa un milione di donne in tutto il mondo ha fatto un impianto di questo genere. Ebbene, alla data attuale i dati raccolti dalle autorità sanitarie internazionali mostrano che diverse migliaia di utilizzatrici hanno avuto come conseguenza la perforazione dell’utero o delle tube di Falloppio, la migrazione di frammenti metallici nella cavità addominale o pelvica, emorragie, dolori persistenti, reazioni allergiche e complicazioni gravi anche di tipo psicologico. In qualche caso ci sono morti sospette legate all’impianto di Essure. Almeno 8.500 donne nei soli Stati Uniti hanno chiesto poi l’espianto del dispositivo, una procedura costosa, invasiva e non priva di rischi. Interessante notare che molte donne hanno rimosso le spirali metalliche non solo per motivi di salute personale ma anche perché volevano tornare ad avere bambini. L’amore che genera vita, qualche volta, ha prevalso.
     I pericoli della contraccezione non sono però nuovi alle cronache. Dai tumori al seno al rischio trombosi, la letteratura medica registra una serie di possibili conseguenze dovute all’uso della più diffusa pillola ormonale. Perché allora continua a resistere un florido mercato che vende “salute riproduttiva” quando invece la salute la mette a rischio? Un po’ di cifre ci aiuteranno: il mercato dei contraccettivi a livello mondiale valeva 16,25 miliardi di dollari nel 2015 e le stime per il 2020 sono di un fatturato complessivo in netto aumento fino a 23,14 miliardi. Inoltre, se in Occidente l’edonismo consumista e il ’68 hanno normalizzato una sessualità contro natura e mortifera, nel sud del mondo l’ONU, molti Stati in via di sviluppo, numerose ONG e fondazioni come quella di Bill Gates hanno portato avanti per decenni continue campagne di marketing “sociale”, specie nel sud-est asiatico e in Africa occidentale. Di fronte a una pressione così forte i rischi passano in secondo piano, ossia passa in secondo piano la salute di quelle donne a cui si spacciano presidii definiti medici.
Insomma basta ragionare, se utilizzo un coltello per gustare un brodino non potrò che tagliarmi la lingua. E se utilizzo un cucchiaio per tagliare una bistecca fiorentina non ci riuscirò nemmeno dopo un’ora. Ogni cosa ha un suo fine intrinseco per cui è stata fatta, a partire dagli organi riproduttivi. Utilizzarli per un fine diverso prima di tutto nuoce a chi lo fa. Questo è un fatto certo e documentato. E sulla base di questo ragionamento mi auguro che i lettori e soprattutto le lettrici possano sensibilizzare amiche e parenti sui rischi della contraccezione. Lo aveva spiegato chiaramente già nel 1880 Leone XIII nell’enciclica Arcanum divinae. Se per un attimo non ci facciamo spaventare da un linguaggio oggi desueto, capiamo che la premura del Papa era proprio per la vera salute dei suoi figli e delle sue figlie, sia quella fisica che quella ancor più preziosa dell’anima: «È legge divinamente sancita che le cose istituite da Dio e dalla natura risultano sperimentalmente tanto più utili e salutari quanto più rimangono integre ed immutabili nel loro stato originale, dato che Dio, creatore di tutte le cose, ben conobbe ciò che alla istituzione e al mantenimento di ciascuna sia conveniente, e con la volontà e con la mente sua le ha tutte ordinate in modo che ognuna debba opportunamente raggiungere il suo fine. Ma se la temerità e la malvagità degli uomini vogliono mutare e sconvolgere l’ordine delle cose provvidamente stabilito, allora anche le cose istituite con somma sapienza ed altrettanta utilità cominciano a nuocere o cessano di giovare, sia perché col mutare abbiano perduto la virtù di far bene, sia perché Iddio stesso voglia piuttosto castigare siffatte manifestazioni dell’orgoglio e dell’audacia dei mortali».

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