CATECHESI
Gli Angeli e la preghiera della Chiesa
dal Numero 8 del 26 febbraio 2017
di Padre Angelomaria Lozzer, FI

L’unione tra la Chiesa celeste e quella terrestre è espressa anche dal culto di lode a Dio nel quale alla voce degli Angeli, si unisce quella dell’uomo, quasi come “decimo coro angelico”. Il coro osannante della Liturgia cristiana non è altro che un’eco e un anticipo del coro celeste.

La Liturgia terrestre è una sorta di “finestra” che ci mette in comunicazione col Cielo e con la Liturgia che lì compiono gli Angeli, come ben si esprimeva l’allora Cardinale Ratzinger: «La liturgia non è una cosa che fanno i monaci. Essa esiste già prima di essi. Essa è l’entrata nella liturgia celeste già da sempre in atto. La liturgia terrena è liturgia solo per il fatto che si inserisce in ciò che è più grande... la liturgia celeste, getta il suo sguardo all’interno di questo nostro spazio. Essa è per così dire la finestra attraverso cui i monaci protendono lo sguardo al di fuori, verso il grande coro, cantare dentro il quale è il nucleo della loro vocazione».
Della realtà di questa unione tra gli Angeli e gli uomini nella Liturgia, ne è teste san Paolo quando afferma che le donne devono portare il velo per riguardo agli Angeli (cf. 1Cor 11,10-16; 14,34). San Giovanni Crisostomo scrive: «Pensa a fianco di chi tu ti poni, in compagnia di chi tu invochi Dio: in compagnia dei cherubini! Considera coloro che formano questo coro con te e ti sarà sufficiente per impegnarti alla vigilanza di ricordarti che, rivestito d’un corpo e legato alla carne, tuttavia sei stato giudicato degno di celebrare con le potenze incorporee il Maestro comune di tutti». E ancora: «Tu canti con i serafini, tu stai in piedi con i serafini, con essi stendi le ali dello spirito, con essi voli attorno al trono regale».
Nella Liturgia di san Giovanni Crisostomo si recita il seguente introito: «Sovrano Signore, Dio nostro, che hai costituito nei cieli schiere ed eserciti di Angeli ed Arcangeli a servizio della tua gloria, fa’ che al nostro ingresso si accompagni l’ingresso degli Angeli santi, che con noi celebrino e glorifichino la tua bontà». E più avanti prosegue: «Ti rendiamo grazie altresì per questo sacrificio, che ti sei degnato di ricevere dalle nostre mani, sebbene ti stiano dinanzi migliaia di Arcangeli e miriadi di Angeli, i Cherubini e i Serafini dalle sei ali e dai molti occhi, sublimi, alati, i quali cantano l’inno della vittoria, esclamando e a gran voce dicendo: Santo, Santo, Santo... Noi pure, o Signore, amico degli uomini, con queste beate Potenze esclamiamo e diciamo: Sei santo, tutto santo, Tu e il tuo unigenito Figlio e il tuo Santo Spirito».
Secondo san Giovanni Crisostomo, gli Angeli agiscono attivamente nell’offerta del Corpo di Cristo, come sembra testimoniare anche lo stesso Canone Romano: «Questa offerta sia portata per le mani del tuo angelo santo sull’altare del cielo davanti alla tua maestà divina».
San Giovanni Paolo II afferma che con la sacra Liturgia la Chiesa «incessantemente si associa» agli Angeli, «primi adoratori di Dio», specie con la Preghiera eucaristica che la Chiesa eleva ininterrottamente dai vari altari di tutto il mondo, ogni giorno e ogni ora. Gli Angeli divengono in tal modo con la loro Liturgia celeste l’esempio da imitare in terra.
La Scrittura pone le due Liturgie, quella degli Angeli e quella degli uomini, in parallelismo, descrivendole nelle stesse caratteristiche di letizia ed esultanza nei canti di lode e di gloria a Dio (Ap 2,46 e Ap 19,7). Si tratta quindi di due comunità, quella terrena e quella celeste, che elevano unanimi la loro voce al Tre volte Santo, intrecciandosi in un’armonia di cori. Origene così scrive: «Quando i santi sono riuniti in una funzione religiosa, abbiamo due Chiese, quella degli uomini e quella degli angeli. Ed è da credere che questi presiedano alle riunioni dei fedeli». E san Giovanni Crisostomo: «Gli angeli circondano il sacerdote quando si avvicina all’altare; il tempio e lo spazio intorno all’altare è popolato di spiriti che si piegano al suolo come soldati in presenza del re».
D’altra parte, la chiesa richiama questa presenza degli Angeli nei testi liturgici, come ad esempio nel Confiteor e nel prefazio della Messa. L’arte poi ne ha voluto scolpire la presenza sui portali, presso il tabernacolo, sulle torri delle chiese... proprio per richiamare i fedeli a questa realtà. Infatti «dove si adora Dio, là è la loro casa, colà essi si affrettano come cervi assetati alla fonte. Là la loro diaconia nei nostri riguardi diviene di nuovo solenne liturgia davanti a Dio... congiungono le nostre mani, rafforzano le nostre preghiere e in coppe d’oro, al pari di intermediari, le portano all’unico Mediatore davanti a Dio, a Cristo Signore» (O. Hophan). Si tratta quindi di due comunità che formano un’unica Chiesa, un’unica Sposa di Cristo: «Una sola infatti, dice, è la mia colomba (Ct 6,8). Ma come da diversi greggi di pecore volle farne uno solo, perché vi sia un solo ovile e un solo pastore, così, avendo unita a sé come sposa fin dal principio la moltitudine degli angeli, piacque a lui di adunare dagli uomini una Chiesa e unirla a quella che è dal cielo, perché vi sia una sola sposa e un solo Sposo. Dunque, unendosi con la terrena quella celeste diventa perfetta, non duplice, e riconosce come detto a sé: Una sola è la mia perfetta (Ct 6,8). Unica pertanto la rende la conformità, essendo ora simili nella devozione, e poi pari nella gloria» (San Bernardo).
Anche la semplice preghiera fatta da ciascun fedele interessa gli Angeli. Essi si fanno da intermediari per portarle al cospetto di Dio e per offrirgliele, come appunto si legge nel libro dell’Apocalisse (cf. 8,3). La Chiesa ha così negli Angeli i suoi aiutanti e compagni, i suoi maestri e intercessori.
Possiamo infine aggiungere che gli Angeli offrono alla Chiesa terrestre anche un esempio per quanto riguarda la stessa struttura gerarchica. Così scrive Dionigi: «Il supremo e divino legislatore ha disposto che la nostra gerarchia ecclesiastica fosse una sublime imitazione delle gerarchie celesti; ed ha simboleggiate le schiere invisibili con tratti sensibili e forme concrete, affinché, in rapporto alla nostra natura, queste istituzioni santamente figurative l’elevassero fino all’altezza e alla purità dei tipi che rappresentano. Poiché soltanto con l’aiuto di emblemi materiali può la nostra grossolana intelligenza contemplare e riprodurre la costituzione degli ordini celesti». La struttura monarchica e gerarchica della Chiesa, con la sua divisione in uffici e compiti, in tal modo imita la coorte celeste nella quale è chiamata a specchiarsi. Dagli Angeli ogni membro della Chiesa deve trarre esempio: i sudditi devono imparare l’obbedienza e l’umiltà degli Angeli inferiori, allontanando ogni forma di invidia e gelosia, e i superiori, devono imparare ad esercitare l’autorità con carità, senza superbia e arroganza, lieti di servire per amore di Dio come sogliono fare gli Angeli superiori.

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits