ANNO DELLA MISERICORDIA
La Misericordia di Gesù
dal Numero 4 del 24 gennaio 2016
di Padre Antonio di Monda

Il Cuore del Dio incarnato non può essere che pienezza di bontà e amore: “Dio è amore” dice san Giovanni, e per ciò ogni atto del suo divin Figlio è luce che Lo rivela. Senza Gesù l’uomo non saprebbe né comprendere, né praticare la misericordia...

La misericordia, virtù principale di Dio, è pure il tratto luminoso di Gesù. Per questo valgono, più che mai, le parole: «Chi ha visto me, ha visto il Padre...» (Gv 14,9). Infatti, non c’è stata miseria umana che non abbia fatto vibrare profondamente il suo Cuore e sulla quale non si sia chinato per effondervi, con infinita generosità e delicatezza, il balsamo ristoratore della sua pietà.
Una storia quasi incredibile di un non meno quasi incredibile amore, della quale possiamo cogliere qui solo qualche riflesso.

Una fiamma di misericordia

Ecco, prima di tutto, gli ammalati nel corpo, di tutte le specie e di tutte le condizioni. Straziati dal dolore, essi invocano pietà con gemiti e pianto, ma gli uomini possono così poco! E Gesù, il buon samaritano che, unico, si è fermato accanto al povero viandante, lasciato mezzo morto sul bordo della strada di Gerusalemme a Gerico (Lc 10,33), Lui solo si china su di essi. «Preso dalla compassione egli guarisce gli ammalati» (Mt 14,14), risana i lebbrosi (Mc 1,41; 5,19, ecc.); ridà la luce ai ciechi (Mt 20,34, ecc.); la parola ai muti (Mt 9,33; 5,30; Mc 9,24, ecc.); l’udito ai sordi (Mc 7,37, ecc.).
Ecco la povera umanità incalzata dai bisogni e necessità di tutti i giorni: affamati e assetati nel corpo e nello spirito; dolenti nello strazio della morte impietosa. E Gesù offre abbondanza di pane (Gv 6,5-13), e il pane e l’acqua di vita eterna (Gv 4,13), e restituisce il figlio morto alla madre vedova (Lc 7,14-15), Lazzaro morto da tre giorni alle sorelle desolate (Gv 11,43ss)... Lo commuovono le lacrime delle mamme, che consola sempre (vedi la madre cananea, Mt 15,26ss), la debolezza dei piccoli che difende e carezza con infinita tenerezza (Lc 18,16), la fragilità indifesa di vecchi e di vedove...
Ma le miserie che più lo fanno fremere e mettono in moto la sua amorosa onnipotenza sono quelle dell’anima. Non sono esse le meno appariscenti, ma anche le più drammatiche e sconvolgenti?... L’ignoranza della verità, l’errore che fa deviare, i dubbi tormentosi, i rimorsi di coscienza, le mille velenose efflorescenze del peccato, la terribile tirannia del demonio, l’incombente pericolo di eterna dannazione... Il mondo, che appare a Gesù, è tutta una piaga sanguinolenta e dolorante: «Tutto il capo è malato e il cuore è tutto infermo; dalla pianta del piede fin alla testa non c’è in esso nulla di sano; ferita e lividura e contusione recente, né curate, né fasciate, né medicate, con olio» (Is 1,5-6). In magnifico contrasto a questa quasi infinita miseria, l’infinita pietà e misericordia di Gesù: perdono e gioia di vita rifatta ai peccatori (la samaritana: Gv 4,4-30; l’adultera: Gv 8,10ss; Zaccheo: Lc 19,1-10; la donna pubblica: Lc 7,36-50; i pubblicani e folle anonime di ogni colore). Salvezza e perdono e misericordia per tutti, sempre e così copiosamente che tanti non riescono a capire, e accusano Gesù di essere amico di peccatori e della feccia del popolo (Mt 11,19; Lc 7,34, ecc.). Essi ignorano o vogliono ignorare che è «Gesù», e cioè salvezza per tutti (Mt 1,21; Lc 1,31), e che «non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati: non sono venuto a chiamare a penitenza i giusti, ma i peccatori» (Lc 5,31-32), ed Egli vuole misericordia (Mt 9,13; 12,7).
E questa misericordia che tanti riescono a toccare quasi tangibilmente, Egli la presenta, come suprema speranza per tutti gli erranti e bisognosi, in parabole di stupenda bellezza, come quelle della pecorella smarrita (Lc 15,1-7), della dramma ritrovata (Lc 15,8-10), del figliol prodigo (Lc 15,11-31), ecc., ecc...
E come gioisce di liberare dalla schiavitù del peccato, così spezza i vincoli della tirannia del demonio, che vessa spaventosamente le sue vittime.
Di demoni Egli ne ricaccia a frotte negli abissi infernali (Lc 8,26-34; Mc 1,34), restituendo all’uomo la serenità e la gioia di vivere. E non cessa di insegnare, di illuminare, incoraggiare. Le sue parole scendono nei cuori, come refrigerio di rugiada mattutina: «Mai uomo aveva parlato come Lui» (Gv 7,46); nessuno era sceso così a fondo e con tanta autorità nelle coscienze! Ma tutte queste ed altre manifestazioni, non erano che segni ed anticipazioni, solo in parte fissate per iscritto (Gv 21,25) di quella suprema opera di misericordia, che si chiama Redenzione.
È questa l’insuperato e insuperabile poema della Misericordia del Padre e di Gesù!

I tratti essenziali

E qui è bene sottolineare qualche tratto più essenziale di tale misericordia. Essa: è assolutamente universale. Abbraccia cioè tutte le miserie e tutti gli uomini di qualsiasi tempo e condizione. A tutti infatti sono rivolte le parole: «Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi darò completo riposo» (Mt 11,28). Non lascerà, Gesù, per tutti i tempi e per le anime, i suoi Sacramenti, e soprattutto il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, quali altrettanti fiumi e fontane di vita e di grazia?... E non istituirà, per tutti gli uomini e per tutti i tempi, la sua Chiesa che dovrà perennare la sua Opera di redenzione e di amore? Così, se si vorrà, nessuno si sottrarrà alla carezza refrigerante del suo amore, come nessuna creatura della terra si sottrae al calore vivifico del sole (Sal 18,7).
La Misericordia di Gesù è gratuita e disinteressata. Mentre infatti «della sua pienezza noi tutti partecipammo» (Gv 11,16), di nessuno Egli ha bisogno: il suo dare è senza risposta e senza interesse! Misericordia gratuita anche perché essa continua ad effondersi sempre, come fontana prodiga, anche quando incontra ingratitudine, malizia, grettezza e odio, perché «eterna è la sua misericordia» (Sal 117,1-4).
Non insegnò agli Apostoli a perdonare sempre (Mt 18,22), e ad amare e a far del bene ai nemici e persecutori (Mt 5,46ss)?
Misericordia pure onnipotente. Quante volte la pietà è costretta a disarmare di fronte all’impotenza!... La stessa inesauribile pietà materna non deve, spessissimo, arrestarsi davanti alla malattia o alla morte e a mille altre barriere? La Misericordia di Gesù, invece, ha dalla sua, è tutt’uno, anzi, con l’onnipotenza stessa, e perciò non teme scacchi o sconfinamenti imprudenti. All’abisso della miseria umana fa così veramente riscontro l’abisso luminoso della misericordiosa onnipotenza di Gesù, che tutto inonda di letizia e di vita (Sal 41,8).
Misericordia divina e umana. In Gesù si incontra la misericordia eterna e quella acquisita nel tempo. Egli, infatti «volle sperimentare su di sé ciò che essi (= gli uomini) giustamente pativano per aver agito contro di Lui. Non per una curiosità simile alla loro, ma per una mirabile carità. Non per restare indefinitamente misero tra i miserabili, ma per liberare, fattosi misericordioso, i miseri. Fattosi misericordioso, intendo dire, non di quella misericordia che Egli permanendo felice della sua divinità, possedeva fin dall’eternità, ma di quella che ha trovato, partecipando alle miserie umane, rivestendo la nostra natura» (1).
Misericordia superiore a qualsiasi altra, fosse pure quella delle persone più sensibili e della madre stessa: «Forse una donna può dimenticare il bambino che alleva, al punto di cessare di amare il figlio del suo seno? Ma anche se una donna lo dimenticasse, io non ti dimenticherei» (Is 49,15). Una Misericordia, perciò, così pura ed integrale da aversi, specialmente con essa, la più netta e decisa contrapposizione al maligno, che è genio di perversità e di cattiveria: «Che c’è tra noi e te, Gesù?...» (Mt 8,29), urlano, aspri, i diavoli per bocca di ossessi.

Alla sorgente

È sempre emozionante trovarsi alle sorgenti di un grande fiume. Di qui l’interesse, e quasi l’accanimento, a scoprirle, affrontando disagi e fatiche. Non meno emozionante per l’uomo è individuare le sorgenti del fiume di Misericordia che lo investe da tutte le parti. Con la differenza che, mentre le sorgenti di un fiume, sono sempre incomparabilmente modeste a paragone del fiume stesso che ne è nato, qui la sorgente eclisserebbe quasi tutte le possibili manifestazioni da essa promanate nei secoli. Sorgente, infatti, della Misericordia è la stessa Divinità, e della Divinità l’uomo non può che malamente balbettare! E sorgente creata dalla Misericordia di Gesù è il suo Cuore, il più perfetto, anche perché misteriosamente immerso e partecipe degli splendori divini: «Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini!...», disse Gesù a santa Margerita M. Alacoque, mostrandole un Cuore tutto fiamme e fuoco!... Un Cuore di un Dio non può essere che pienezza di bontà e di amore: Dio è amore (1Gv 4,16), amore benigno, paziente, generosissimo (1Cor 13,4ss). [...].
Se l’uomo è invitato a rivestirsi di viscere di misericordia, di rivestirsi, anzi, di Cristo stesso (Rm 9,14), divenendo occhio al cieco e piede allo zoppo (Gb 29,15), e cioè sostegno e aiuto al bisognoso, egli non lo farà se non con Cristo stesso. Con l’occhio e il cuore di Lui, ricevuti per grazia e in forza di continua profonda intimità col di Lui amore, l’anima non farà fatica a scorgerlo nella fame dell’indigente o nei bisogni del misero (Mt 25,35ss), per ripetere con Lui i prodigi della divina Misericordia!  

Nota
1) San Bernardo, I gradi dell’umiltà, n. 12, Citta Nuova Editrice, Roma.

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