RECENSIONI
Letture primaverili
dal Numero 20 del 21 maggio 2023
di Fabrizio Cannone

Amore alla natura, fuga dell’ozio e bel tempo primaverile ci invitano al dinamismo dello sport all’aria aperta, come potrebbe essere quello della bicicletta, cui ci invita questo libro bello e stimolante. 

Lo sport è entrato nel sacro magistero della Chiesa almeno dal 1905. Ovvero da quando il papa san Pio X (1903-1914), ricevendo i giovani del primo convegno sportivo cattolico, disse loro: «Ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giuochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l’alpinismo, la nautica, il podismo, le passeggiate, le gare, i concorsi e le accademie alle quali vi dedicate». 
E la ragione di tanta benedizione era chiara e universale, non legata cioè alle circostanze di quel tempo, ma all’essenza propria dello sport. «Perché – disse papa Sarto – gli esercizi materiali del corpo influiranno mirabilmente sugli esercizi dello spirito». Ovvero lo sforzo e il dinamismo che si ritrovano in ogni sport preparano bene alle corse che tutti dobbiamo correre per il traguardo senza fine.
E le attività sportive, richiedendo “lavoro”, ovvero impegno, costanza, dedizione e sacrificio, «vi toglieranno all’ozio, che è padre dei vizi». E l’ozio, se era presente, specie nelle classi alte e borghesi, ai tempi di Pio X, tanto più dilaga oggi, nella temperie del consumismo, dell’edonismo, della vita comoda e free, proposta come ideale ai giovani di mezzo mondo.
Si aggiunga l’amore viscerale e tutto sommato biblico (cf Gn 1) che il cristiano deve avere per la natura (paesaggi, animali, vegetali), in cui risplende il cuore, la mente e la perfezione dell’Artista assoluto. Da tutto ciò si capisce subito che fare un elogio della bicicletta e del ciclismo sia urbano che extraurbano appare naturale e scontato per chi si iscrive in una prospettiva cattolica, antiedonistica e (sanamente) ecologica.
Questo bel libretto appare come un vero dono per chi vorrà acquistarlo, leggerlo e soprattutto metterlo coraggiosamente in pratica. Prendere una bici ed evadere dal divano e dagli schermi richiede oggi forza, libertà di spirito e avversione per il traffico cittadino. Le bellezze che possono ammirarsi e incontrarsi andando in giro a piedi o sulle due ruote, sono impagabili in Italia, e la macchina in tal senso non aiuta.
Roma poi è la «capitale del Cattolicesimo» (Leone XIII), e può fregiarsi del titolo di Caput mundi, anche per le sue innumerevoli opere artistiche, che la rendono, effettivamente, un “museo all’aperto”. L’autore, l’argentino José M. Carcione, esperto di cose romane, ha contato circa «25.000 siti di interesse ambientale e archeologico» (p. 8). Tra piazze, chiese, basiliche, conventi, rioni, quartieri, antichità, misteri, curiosità, edifici, parchi, ville, fiumi (Tevere e Aniene), ponti, torri, scavi, grotte, colli, teatri, bar storici e locali d’epoca.
Ce n’è per tutti i gusti.
Il libro è diviso in tre parti. «La prima riguarda i moduli, 92 percorsi modulari, per un totale di 320 km». Percorsi brevi, nei tanti quartieri che compongono le 15 circoscrizioni di Roma, dal centro storico sino alle periferie fuori dal Grande raccordo anulare. Poi vi sono 11 itinerari da comporre, per dei giri in bicicletta più lunghi e articolati. La terza parte del libro-guida recensisce «alcuni siti di interesse culturale della città».
Giustamente l’Autore coglie l’occasione per chiedere alle autorità della prima metropoli del mondo di impegnarsi per ampliare e curare le tante piste ciclabili sorte di recente nell’urbe. Una citazione conclude poeticamente l’introduzione del Carcione: «I ciclisti non sono mai tristi» (p. 9).
E conoscendo il legame tra tristezza e peccato, entrambi causa ed effetto dell’altro, facciamo un appello a tutti i lettori dai 9 ai 99 anni. Miglioriamo noi stessi attraverso la scelta della bicicletta come mezzo di trasporto e di svago (meno comoda certo del taxi e della carrozza) e lavoreremo così per il bene comune della nazione, come cittadini, sportivi e ciclisti. 
Tutela dell’ambiente e della salute (nostra e altrui), lotta accanita e senza tregua all’ozio e all’imborghesimento, sforzo psicologico per superare il comfort dell’auto, dedizione alla strada e al paesaggio, vicinanza con il passante e il concittadino, riscoperta dell’immane e inarrivabile patrimonio culturale, estetico e religioso della Città eterna.  

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