I primi decenni del ’900 sono stati anni di lotta e persecuzione che hanno visto valorosi cristiani messicani, i Cristeros, sacrificare la propria vita al grido di “viva Cristo Re!”.

Nell’inno del Te Deum – inno stupendo di lode e ringraziamento a Dio – vi è questa acclamazione: «Te mártyrum candidátus, laudat exércitus», ossia la candida schiera dei martiri in Paradiso costituisce la perenne lode di «Cristo, re della gloria». I martiri sono infatti i veri soldati di Cristo Re, i quali in ogni secolo della storia della salvezza hanno combattuto per il suo Regno divino, fino al sacrificio totale di sé. Tra di essi vogliamo ricordare i martiri messicani dell’inizio Novecento: una gloriosa schiera che, gridando “Viva Cristo Re”, si è coraggiosamente opposta a un regime tirannico e anticattolico.
Negli anni 1920 e 1930 in Messico salirono al potere governi anticlericali e antireligiosi, ispirati alla massoneria, che perseguitarono crudelmente i cattolici – attraverso torture, prigionie, esecuzioni, campi di concentramento – e violarono il più fondamentale diritto della persona umana: la libertà religiosa. Dopo il fallimento di un’opposizione pacifica, si venne a creare tra il popolo una resistenza armata, ossia un esercito composto perlopiù da contadini, operai, studenti: i Cristeros.
Tra questi valorosi combattenti, armati o indifesi, vi furono delle splendide figure di martiri che diedero prova di grande coraggio e di una fede incrollabile nella Regalità di Gesù Cristo. In occasione della Beatificazione di Cristóbal Magallanes Jara (1869-1927) e dei suoi ventiquattro Compagni – ventuno sacerdoti e tre laici –, il card. Eduardo Francisco Pironio così affermò: «Questi 25 Servi di Dio non sono stati gli unici, vi furono molti altri cristiani di ogni età e condizione che diedero la vita in difesa della fede. Neppure l’eroismo fu esclusivo appannaggio del clero. Tutta la Nazione Messicana ha offerto un’eloquente e silenziosa testimonianza del sangue versato per Cristo Re; tutto il popolo cattolico messicano offrì in vari modi la propria vita e il proprio sangue per Cristo Re». Molti di questi, dopo aver confessato tre volte la loro fede, morirono gridando: «Viva Cristo Re e Santa Maria di Guadalupe!».
Questo è stato il grido di battaglia, o meglio, l’ultima accorata testimonianza di fede e di amore per Dio di tanti martiri messicani. Tra questi vogliamo ricordare la figura di un piccolo, grande soldato di Cristo: Tomas de la Mora.
Abitante di Colima, bella città sul Pacifico, Tomas de la Mora a 15 anni era già membro attivissimo del Circolo Cattolico. Una delle sue attività preferite era fare il catechismo tra i bambini più poveri. Egli era anche devoto della Madonna e per questo portava con amore lo scapolare del Carmelo come segno di affidamento e consacrazione a Lei. Anch’egli, come i suoi fratelli, avrebbe voluto far parte dei Cristeros, ma, a motivo della sua giovane età, non gli fu concesso.
Un giorno, il 15 agosto 1927, mentre stava giocando fu arrestato a motivo dello scapolare che portava al collo. Condotto in caserma, il comandante gli domandò: «Sei anche tu amico dei fanatici, cioè dei preti, dei cattolici, dei briganti?». Il ragazzo, per nulla intimidito, rispose deciso: «Non sono fanatici, ma liberatori della Chiesa e della patria oppressa dai tiranni». Lo frustarono affinché rivelasse il nome dei “fanatici”, ma non disse neppure una parola. Il comandante ordinò che fosse impiccato “all’albero della libertà”, eretto sulla piazza centrale di Colima.
Al momento di ricevere la corda al collo, Tomas respinse gli aguzzini dicendo: «Via da me, soldati di satana, non toccate il corpo di un soldato di Cristo Re!». Da solo, si pose la corda al collo, poi, calmo e sereno, dichiarò: «Voi combattete contro Dio, ma Dio è più forte di voi e vi vincerà. Sì, Cristo vince, regna, trionfa!».
Quando gli dissero di formulare il suo ultimo desiderio, Tomas guardò il cielo ed esclamò sorridente: «In Paradiso, pregherò per la mia mamma e per il mio papà, per i miei fratelli, per il Papa e per la Chiesa, per la nostra patria, e anche per voi affinché vi convertiate. Che gioia morire per la gloria di Cristo Re! Viva Cristo, Re del Messico e del mondo intero!». Dopodiché, gli fu stretto il laccio al collo, e il piccolo e coraggioso soldato di Cristo conquistò la palma della vittoria eterna. Tomas aveva solo 16 anni.
Nel bel mezzo della resistenza dei Cristeros, Papa Pio XI l’11 dicembre 1925 istituì la festa di Cristo Re, e tale atto servì a contrastare le dottrine politiche del tempo – comunismo, nazionalsocialismo e fascismo –, perché, se Cristo è Re, e quindi unico fondamento della vita collettiva, s’instaurava una divaricazione definitiva con le teorie totalitarie della vita pubblica. La stragrande maggioranza dei martiri del secolo scorso fu uccisa proprio in nome del Regno divino, in Messico come in tanti altri Paesi del mondo.
Anche oggi, imbracciando le armi della fede e della devozione intensa alla Madonna, ogni vero cristiano, ossia ogni vero soldato di Cristo, è chiamato a seguire l’esempio della candida schiera dei martiri e a combattere per il trionfo del soave Regno di Nostro Signore nelle anime e nella società.