Il Servo di Dio padre Matteo Crawley comprese che per salvaguardare la famiglia dalla distruzione era necessario far regnare in essa il Sacro Cuore di Gesù. Di casa in casa e di famiglia in famiglia, tale devozione doveva poi raggiungere il mondo intero.

Quando il giovane Matteo Edward informò suo padre, un banchiere inglese proveniente da un’antica e illustre famiglia anglicana, che voleva unirsi ai Padri del Sacro Cuore a Valparaiso, in Cile, suo padre, sconcertato ma perspicace, fece una visita al Superiore della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria per scoprire quale fosse il vero scopo e obiettivo di un Ordine religioso. Al ritorno a casa, disse a suo figlio che lo scopo principale della vita che conducevano i Sacerdoti e i fratelli era quello di “diventare santi” e che, se Edward era determinato a raggiungere tale obiettivo, allora aveva il suo permesso di entrare nell’Ordine. «Altrimenti – disse suo padre – sarebbe meglio che restassi a casa». Il futuro padre Matteo non dimenticò mai la lezione che suo padre gli aveva impartito, una lezione che avrebbe poi trasmesso a innumerevoli altre persone conquistandole al Sacro Cuore.
Da giovane Sacerdote, il Servo di Dio padre Matteo Crawley era profondamente permeato dallo spirito della sua Congregazione, che non solo cercava di diffondere la devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, ma anche di riparare a questi due Cuori con l’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento. Conoscendo bene le rivelazioni di Nostro Signore a Santa Margherita M. Alacoque, comprese chiaramente ciò che tanti altri avevano trascurato o non erano riusciti a capire, ovvero l’aspetto sociale della devozione al Sacro Cuore, riassunto nelle parole stesse di Gesù a Paray-le-Monial: «Regnerò nonostante i miei nemici... Regnerò attraverso il mio Cuore». Sapeva che attraverso Santa Margherita Maria, Nostro Signore aveva esplicitamente chiesto al re Luigi XIV di consacrare la Francia al suo Sacro Cuore. Promise al re che la Francia sarebbe stata protetta e benedetta se avesse eretto una cappella in onore del Sacro Cuore e avesse fatto imprimere l’immagine del Sacro Cuore sulla bandiera francese in riconoscimento del suo dominio sovrano sulla Francia. Il re non riuscì a soddisfare a questa richiesta e, esattamente cento anni dopo, scoppiò il terrore della Rivoluzione francese che fece precipitare la Francia, “la figlia maggiore della Chiesa”, in miserie fisiche e morali senza precedenti.
Padre Matteo comprese che la devozione al Sacro Cuore non può essere limitata alla sfera privata, e che la regalità di Gesù Cristo, Re dei re, deve essere conosciuta e amata in ogni ambito della società: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei tribunali civili e nelle sedi parlamentari, dove i princìpi cristiani e soprannaturali dovrebbero essere fonte e guida delle leggi civili e nazionali. Riconoscendo il Sacro Cuore come Re, e soprattutto come Re dell’amore, le leggi che consentono o incoraggiano il divorzio, l’aborto, la contraccezione e simili non avrebbero posto nel suo regno. Ciò significherebbe un completo rovesciamento dell’attuale secolarismo così ostile all’autorità di Cristo e della sua Chiesa. Come avrebbe fatto padre Matteo?
L’Intronizzazione, “la carità comincia a casa” Padre Matteo iniziò il suo progetto di instaurare il regno sociale del Sacro Cuore di Gesù portandolo prima di tutto nel santuario della casa, la prima “chiesa domestica”, in accordo con la promessa del Sacro Cuore stesso: «Darò la pace alle loro famiglie. Benedirò le case in cui l’immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e onorata». In questo riconosciamo gli inizi della crociata dell’Intronizzazione.
«Ho capito ciò che Nostro Signore desiderava da me», scrisse padre Matteo nel 1907 mentre pregava nella cappella delle apparizioni a Paray-le-Monial. Per un’improvvisa illuminazione della grazia, vide chiaramente il piano metodico dell’opera che doveva compiere per la rigenerazione spirituale delle famiglie.
«Quella stessa sera decisi di mettere in atto un piano per conquistare il mondo intero per amore del Cuore di Gesù, casa dopo casa, famiglia dopo famiglia». Egli vide che la devozione al Sacro Cuore era ancora per lo più limitata alle chiese e alle cappelle, e che doveva essere introdotta nella cerchia familiare, mediante una cerimonia ufficiale guidata da un Sacerdote, in cui l’intera famiglia, padre, madre e figli, avrebbe intronizzato un’immagine del Sacro Cuore in un luogo d’onore, riconoscendo Gesù come Re e Signore della loro casa.
Perché intronizzare un re?
Se Gesù è veramente riconosciuto come Re della casa, è facile capire come Egli si aspetti che noi siamo suoi sudditi fedeli. Essere sudditi fedeli significa osservare tutte le sue leggi, specialmente quelle che si applicano al nostro particolare stato di vita. Il padre, come capo della famiglia, deve dare l’esempio, poiché rappresenta Gesù nella casa. Deve osservare fedelmente le leggi della Chiesa e dare l’esempio ricevendo frequentemente i sacramenti. Deve sforzarsi di essere un uomo di preghiera e incoraggiare la sua famiglia a pregare con lui. Anche la madre deve mostrare al Sacro Cuore che Egli è il suo Re. Farà del suo meglio per essere una buona madre e dare l’esempio della vera carità, pazienza e pietà. In questo modo, renderà la sua casa un’altra Nazareth, una casa veramente santa. I figli, da parte loro, devono promettere, per amore del Sacro Cuore, di essere obbedienti ai loro genitori. Questo è un breve riassunto dell’Intronizzazione del Sacro Cuore nella casa. Gesù aiuterà ogni membro della famiglia a fare tutte queste cose perché gli hanno dato il primo posto nella loro casa, e il Sacro Cuore, che è sempre fedele, non mancherà di mantenere la sua promessa di «effondere abbondanti benedizioni su tutte le loro imprese».