PADRE PIO
Padre Pio, benefattore del Purgatorio
dal Numero 43 del 16 novembre 2025
di Suor M. Eucaristica Pia Lopez
Un desiderio bruciante animava costantemente il cuore del Santo stimmatizzato del Gargano: quello di sollevare le anime del Purgatorio dalle loro pene. Per esse pregava e offriva sacrifici, e aveva con loro una comunicazione del tutto speciale.
Novembre è il mese in cui ricordiamo le anime sante del Purgatorio. La Chiesa ci invita a pregare e offrire suffragi o preghiere per queste anime sante che sono morte nella grazia di Dio, ma necessitano di una purificazione finale prima di entrare in Paradiso. Nel corso dei secoli innumerevoli Santi hanno invitato i fedeli a pregare per queste anime sante come un atto supremo di carità verso i nostri cari che sono passati da questa all’altra vita, o per quella moltitudine di anime sconosciute che non hanno nessuno che preghi per loro. In questa devozione si distinse anche padre Pio da Pietrelcina. In una lettera del 29 novembre 1910, cioè pochi mesi dopo la sua ordinazione sacerdotale, indirizzata al suo direttore spirituale, padre Benedetto, San Pio così scrive: «Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio è andato crescendo sempre più nel mio cuore tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte passione. L’ho fatta, è vero, più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra i peccatori e sulle anime purganti, anche centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i peccatori ed ammetta presto in Paradiso le anime del Purgatorio, ma ora vorrei fargliela al Signore questa offerta colla sua obbedienza. A me pare che lo voglia proprio Gesù» (Ep. I, n. 23). I Frati che vivevano con padre Pio assistevano di frequente a fenomeni straordinari. Si racconta ad esempio che, una sera – si era in piena seconda Guerra mondiale –, dopo il pasto serale, quando il convento era ormai chiuso, i Frati sentirono alcune voci provenienti dall’ingresso, che distintamente gridavano: “Viva padre Pio!”; andarono a controllare, ma non trovarono nessuno. Il mattino dopo il Superiore avvicinò padre Pio, con il quale aveva molta confidenza e gli riferì ciò che era successo la sera precedente, chiedendogli se anche lui avesse sentito quelle parole quasi urlate, come per farsi sentire da tutti ad ogni costo. Padre Pio, senza dare molta importanza alla cosa, con molta calma, come se si trattasse della cosa più comune e ordinaria di questo mondo, tranquillizzò il Superiore, spiegandogli che le voci che avevano gridato “viva padre Pio!” appartenevano a dei soldati defunti, venuti a ringraziarlo per le sue preghiere. Lo stimmatizzato del Gargano aveva certamente penetrato a fondo il mistero della sofferenza delle anime purganti; si rendeva conto dell’intensità di quelle sofferenze. Un giorno un suo confratello cappuccino, fra Modestino da Pietrelcina, gli chiese: «Padre, che cosa ne pensate delle fiamme del Purgatorio?». Ed egli di rimando: «Se il Signore dovesse permettere all’anima di passare da quel fuoco a quello più bruciante di questa terra, sarebbe come passare dall’acqua bollente all’acqua fresca». La stessa risposta la diede ad una signora di Cerignola che voleva assolutamente avere un’idea del Purgatorio: «Figlia mia, le anime del Purgatorio vorrebbero gettarsi in una sorgente di fuoco terreno, perché per loro sarebbe come una sorgente di acqua fresca». Padre Pio parlava spesso di ciò che accade in Purgatorio e alle anime che si trovano in quel luogo, e inculcava anche nel cuore dei suoi penitenti e figli spirituali questa devozione: «Pregate per le anime del Purgatorio!». E indicava anche come si aiutano queste anime: «Esse si suffragano con il Rosario e con le opere di carità! Ricorriamo alla Madonna, affinché venga in aiuto, refrigerando le loro pene e il fuoco che le tormenta!». Quando aveva notizia della morte di qualche conoscente, il Santo celebrava sempre una Santa Messa in suffragio di quell’anima. Una volta il Vescovo di Melfi, mons. Alberto Costa, chiese a padre Pio se avesse mai avuto l’apparizione di qualche defunto. Il Padre rimase un attimo in silenzio e poi raccontò che durante la prima Guerra mondiale una sera si addormentò vicino al camino, poiché era molto stanco, quando «ad un tratto mi svegliai di soprassalto e vidi che vicino a me era seduto un uomo avvolto in una mantellina. Sorpreso e spaventato chiesi: “Tu chi sei? Che cosa vuoi?”. Mi rispose: “Padre Pio, io sono Pietro Di Mauro fu Nicola, soprannominato Precocò. Sono morto in questo convento il 18 settembre 1908, nella cella numero 4, quando ancora qui vi era l’asilo del mendicante. Una sera, stando a letto, mi addormentai con il sigaro acceso, che diede fuoco al pagliericcio e morii soffocato e bruciato. Ora sono nel Purgatorio e ho bisogno di preghiere per essere liberato. Il Signore mi ha permesso di venire a chiedervi aiuto”». Padre Pio raccontò di aver prontamente promesso a quel vecchio le sue preghiere, assicurandogli che il giorno dopo avrebbe celebrato una Messa apposta per lui. Poi lo aveva accompagnato al portone. «La porta era sprangata – racconta padre Pio. L’aprii e feci uscire quell’uomo. Al ritorno trovai il portone chiuso. Suonai la campanella e venne ad aprirmi il Superiore che era appena rientrato in foresteria. Mi chiese cosa fossi andato a fare fuori, dovetti raccontargli l’accaduto. Per accertarsi della realtà dei fatti, consultò i registri dell’anagrafe e verificò con stupore che i dati riferiti avevano una corrispondenza storica. L’indomani celebrai la Messa per l’anima di quell’uomo che, qualche ora dopo, mi apparve di nuovo per ringraziarmi del suffragio in virtù del quale aveva terminato il Purgatorio ed era volato in Cielo». Bisogna pregare per le anime del Purgatorio: esse possono fare molto per il nostro bene spirituale per via della gratitudine che dimostrano a coloro che le ricordano in terra e pregano per loro. Affermava Santa Teresa d’Avila: «Non ho mai chiesto grazie alle anime del Purgatorio senza essere esaudita. Anzi, quelle che non ho potuto ottenere dagli spiriti celesti le ho ottenute per intercessione delle anime del Purgatorio». C’è un dolce scambio di carità tra il Cielo e la terra in cui ognuno aiuta l’altro a raggiungere la salvezza! San Pio sapeva quanto sia potente la preghiera delle anime del Purgatorio che intercedono presso Dio per noi, perché la loro sofferenza ha il solo scopo di avvicinarli a Dio, essendo in una sorta di corsia preferenziale. La Beata Anna Caterina Emmerick ha detto che «purtroppo le povere anime in Purgatorio hanno da soffrire così tanto a causa della nostra trascuratezza, comoda devozione, mancanza d’entusiasmo per Dio e per la salvezza del prossimo. I Santi in Cielo non possono compiere per le anime le penitenze che spettano ai discepoli e ai fedeli della Chiesa militante terrena. Ma purtroppo veramente poco viene fatto per loro, nonostante esse lo sperino molto! Basterebbe solo impegnarsi dedicando a queste anime seri pensieri e qualche preghiera». A un’altra persona che chiedeva: «Padre, come posso soffrire il Purgatorio qui sulla terra in modo da poter andare, poi, direttamente in Paradiso?», padre Pio rispose: «Accettando tutto dalle mani di Dio, offrendogli tutto con amore e ringraziamenti. Solo così possiamo passare dal letto di morte al Paradiso». Una domanda molto intelligente, della cui risposta dovremmo fare tutti tesoro. Facciamoci furbi, aiutiamo le anime nelle loro sofferenze e chiediamo loro in cambio di aiutarci ad evitare il Purgatorio!
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