SPIRITUALITÀ
Il segreto per essere Santi
dal Numero 40 del 26 ottobre 2025
di Fra Paolo M. Pio da Ancona
La santità è lo scopo fondamentale della nostra vita. Non bisogna quindi accontentarsi di essere buoni, ma è necessario divenire Santi utilizzando quei mezzi che sono a portata di tutti.
Qual è il segreto dei Santi? Perché molte anime vanno all’inferno nonostante Dio ci voglia tutti Santi per il Paradiso? Perché gli uomini cercano di fuggire davanti al tema della morte? Nella storia dell’umanità ci sono state persone grandiose e molto intelligenti, filosofi, scienziati, politici, artisti... grandi personaggi, magari anche onesti e virtuosi, che hanno fatto sì la storia, ma non sono stati Santi. Altre persone intelligenti, che hanno anche loro studiato molto, oppure sono state re e regine, invece si sono santificate. Altre ancora poi, pur non avendo studiato, si sono lo stesso santificate. Allora, qual è stato il loro segreto? Tutti i Santi lo possono testimoniare: la santità non è una cosa terrena e umana, ma celeste e divina, è una spinta soprannaturale, è virtù in grado eroico, è vittoria perfetta contro il proprio ego. La santità è dunque amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Dio. Il motto spirituale di San Pier Giorgio Frassati era: “Duc in altum!”. Con questa espressione latina intendeva raggiungere le più eccelse vette della santità per incontrare Dio nella preghiera e nell’aiuto spirituale al prossimo. C’è un abisso tra il modo di pensare, parlare e operare dei Santi e quello delle persone che si credono sante solo perché “non fanno del male a nessuno” o sono più o meno buone. La vera santità è nella verità, ovvero in Dio, nell’affidamento a Dio, al Dio Uno e Trino, al Dio che si rivela da una parte nel rapporto “personale” con Lui e dall’altra nel rapporto “mediato” dalla Chiesa. I sapienti di questo mondo potrebbero obiettare: “Che cosa è la verità? Chi ti dice che non sei nell’errore?”. La risposta è nella fede, la quale non contraddice la ragione, ma è un atto di ragione che fa credere alle verità rivelate; fede e ragione si illuminano a vicenda, e la fede eleva al soprannaturale. San Giovanni Paolo II paragona la fede e la ragione alle «due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità». Credere alla Rivelazione di Dio è garanzia di essere nella verità. Così dice il Signore: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,37), e ancora: «Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Gv 14,6). Per essere Santi si deve guardare in alto, lasciarsi illuminare dallo Spirito Santo, che è il santificatore delle nostre anime, e affidarsi alla Vergine Maria, “Sposa dello Spirito Santo”. Seguendo questa luce, San Carlo Acutis ci mostra il “kit per diventare Santi”: 1) volontà di santità: per essere Santi bisogna volerlo con tutto il cuore e chiederlo insistentemente al Signore; 2) partecipazione alla Santa Messa quotidiana; 3) Adorazione eucaristica frequente; 4) recita quotidiana del Santo Rosario; 5) lettura quotidiana della Sacra Scrittura; 6) accostarsi al sacramento della Confessione, possibilmente una volta alla settimana, confessando anche i peccati veniali; 7) fare spesso propositi e fioretti per aiutare gli altri; 8) amore per l’Angelo custode rendendolo il proprio migliore amico. Don Dolindo Ruotolo afferma che la santità è il frutto di un esercizio costante: «Bisogna cominciare con poco, proseguire con costanza, abbandonarsi alla divina azione dello Spirito Santo, afferrarsi ai mezzi di santificazione che la Chiesa ci dà, all’aiuto di Maria Santissima e ai santi, e proseguire sempre, nonostante le debolezze, le miserie e le cadute [...]. La santità è la più facile di tutte le discipline dello spirito, e la proporzione delle difficoltà di una professione terrena è assai superiore [...]. Il contributo dell’anima, infatti, rispetto al contributo della grazia, è spesso una minima cosa; un atto di mortificazione, una piccola preghiera, un ossequio, un fioretto, possono attrarre nell’anima tale grazia da trasformarla veramente in novella creatura». Il Servo di Dio delinea inoltre l’“ossatura della santità”: «Umiltà, unione alla Divina Volontà, fecondazione dello Spirito Santo in un terreno verginale, puro, cioè che non fa appello alle forze della carne ma a quelle della grazia». Il rinnegamento di se stessi è fondamentale per “preparare il terreno” all’azione dello Spirito Santo in noi e per essere fedeli a Cristo fino alla morte. Consideriamo questo: se non siamo in grado di rinnegare noi stessi ogni giorno, nel giorno del nostro (ipotetico) martirio non resisteremo un attimo davanti ai nostri persecutori, infatti, a causa della nostra infedeltà, saremo pronti a rinnegare Dio per non subire la morte e così non saremo giudicati degni di morire per Cristo, e questo perché? Perché durante tutta la nostra vita non gli siamo stati fedeli, non siamo stati in grado di rinnegare noi stessi, abbiamo preferito il nostro io all’Io di Cristo, il vizio alla virtù, avendo sempre ceduto ai pensieri di orgoglio e di ambizione, ai pensieri impuri e secondo il mondo, ma non secondo Dio... per non parlare delle parole: abbiamo mai pensato all’importanza delle parole che diciamo? Poi le opere sempre cariche di egoismo, le omissioni al (vero) bene... che tragedia! Pensiamo ancora all’ora della nostra morte, quando saremo attaccati da schiere di demoni che vogliono trasportarci all’inferno: saremo in grazia di Dio e pronti ad invocare Maria? Oppure la morte ci coglierà all’improvviso senza essere pronti, ovvero senza essere in grazia di Dio, ovvero senza essere Santi da Paradiso? Gesù risponde anche a questo: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,4-5).
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