PADRE PIO
«Quali sono i fini di Dio?»
dal Numero 40 del 26 ottobre 2025
di Suor M. Cecilia Pia Manelli
In questa lettera padre Pio descrive il suo stato d’animo in una situazione dolorosa, tra malattia, debolezza e attacchi del demonio. Quanto più difficile è la prova tanto più esemplari si rivelano l’abbandono e la fiducia del Santo nella Provvidenza divina.
Il 15 giugno 1911 San Pio scrivendo al suo direttore spirituale, padre Benedetto, manifesta la sua preoccupazione per la sua salute fisica che va sempre più peggiorando e chiede di essere aiutato, dal momento che il trovare un bravo specialista che lo visiti accuratamente non è nelle possibilità economiche della famiglia, che vive nelle «strettezze». Tuttavia rimane nella disposizione di conformarsi in tutto al volere di Dio, attraverso i suoi superiori. Alle sofferenze fisiche si aggiungono ulteriori tentazioni da parte del demonio, che tenta in ogni modo di far cadere il giovane cappuccino nella più deplorevole disperazione. Così egli scrive a padre Benedetto (Ep. I, n. 38): Pietrelcina, 15 giugno 1911 J.M.J.F. Mio carissimo padre, [...] Il demonio intanto si giova di questo indebolimento di forze ed impossibilità di reagire, per maggiormente affliggermi con fantasmi e spauracchi. Ma, padre mio, quali sono i fini di Dio perché permette al demonio tanta libertà? La disperazione vorrebbe prendermi; eppure mi creda, padre mio, la volontà di dispiacere a Dio non ce l’ho. Io non so rendermi ragione e molto meno intendere come mai possa stare insieme volontà sì risoluta e pronta ad operare il bene, con tutte queste miserie umane. Se dunque scorgesse che io stessi in pericolo per l’anima mia, mi aiuti se non vuole vedermi ridurre in cenere di peccati perché l’anima la voglio salvare ad ogni costo e Dio non voglio proprio più offenderlo. Vengo poi nuovamente a rinnovarle la preghiera riguardo a ciò che ultimamente le chiesi in carità. Preghi per me ed attendo sue notizie. Il suo fra Pio Quante volte si sentono espressioni quali: “Perché Dio permette il male?”, “Perché il demonio vince sul bene?”, “Perché Dio non interviene in situazioni tristi e dolorose?”. Noi stessi chissà in quanti momenti abbiamo voluto conoscere e capire i piani di Dio, quelli che San Pio chiama “i fini di Dio”, sulla nostra vita, sul nostro futuro. Non ci è dato conoscerli, né capire pienamente il modus operandi di Dio. All’uomo spetta solo credere, avere fede in Colui che ha vinto il peccato e la morte, con il legno della Croce. Lo stesso Santo stimmatizzato si accorge della lotta tra volontà di “operare il bene” e la miseria umana che spinge verso il basso. Sarà l’eterna lotta tra il bene e il male, dove, però, il Bene trionferà sempre, quando l’anima, come San Pio, non vorrà far “dispiacere a Dio”. Perché, dunque, il demonio ha “tanta libertà” sull’uomo? Giova, qua, ricordare il povero Giobbe. Dio concesse al demonio di provarlo, intimandogli: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui» (Gb 1,12). Satana gli tolse prima tutto ciò che amava – i figli e le figlie – e che possedeva – bestiame e ricchezze –, per poi provarlo nel corpo, che divenne tutto una piaga. Nonostante le voci della moglie e degli amici che lo istigavano a ribellarsi verso Dio per tutte le disgrazie di cui era stato oggetto, Giobbe seppe riconoscere la mano del Signore e accettare da Lui il bene e il male, le gioie e i dolori, la ricchezza e l’indigenza e «in tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto» (Gb 1,22). San Pio ci insegna, dunque, a saper accettare da Dio anche ciò che ai poveri occhi umani potrebbe sembrare “ingiusto”, come ad esempio la sofferenza dei bambini, l’abbandono degli anziani, il prosperare dei malvagi e dei senza fede e il fallimento dei buoni e zelanti cattolici. Nostro compito, su questa terra, è mantenere una volontà forte nel servire Dio, anche, e soprattutto, nelle difficoltà e nelle sofferenze, temendo soltanto di poterlo offendere o dargli dispiacere. E se qualche prova sarà molto grande e dolorosa, allora il Santo ci insegna a non perdere tempo nel chiedersi il “perché” di tali situazioni o stati d’animo, ma piuttosto a ricorrere al consiglio illuminato del proprio direttore spirituale, guida sicura nei momenti bui della vita, e a immergersi nella preghiera umile e perseverante, la sola che ci permette di comprendere, sebbene ancora in ænigmate, i “fini di Dio” su di noi.
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