La guerra è il grande male della storia dell’umanità. Benché si cerchi di spiegarla con ragionamenti socio-politici ed economici, la ragione di essa è da ricercare solamente in quella lotta tra il bene e il male insita nell’uomo.

Assistiamo in questi giorni al sorgere – e per grazia di Dio anche all’estinguersi –
di guerre, conflitti armati, incursioni aeree, attacchi con droni, bombardamenti di missili, aerei e quant’altro. La guerra, che provoca morti, feriti, danni incalcolabili, sofferenze di eserciti e di popolazioni, quel mostro che è la guerra si è ammantata di un’aura di spettacolarità, di fantascienza, è diventata “la Guerra mediatica”. Ma quali sono le cause della guerra? E perché non c’è mai pace sulla Terra? Se si pone la domanda ad uno storico, ad un sociologo, ad un politologo, ad un antropologo ad un economista oppure ad un esperto di geopolitica (che ce ne sono tanti in giro), le risposte che forniscono sono più o meno le stesse: cause economiche; controllo di risorse; differenze di ricchezza e sviluppo tra nazioni che possono generare risentimento e instabilità, contribuendo a conflitti; dispute territoriali; conflitti ideologici; ricerca di potere; fallimento della diplomazia; cause sociali e culturali; paura e paranoia; sfiducia reciproca; cause psicologiche; propaganda e incitamento all’odio; instabilità politica; corsa agli armamenti.
È sorprendente come l’umanità voglia spiegare, o meglio si ostini a spiegare la guerra (e più in generale gli eventi della vita), soltanto in termini materiali, concreti, economici, di convenienza, di opportunità, perfino di vendetta e non si accorga che esistono cause più profonde, motivi più reconditi, ragioni più nascoste che albergano e risiedono nella sfera spirituale umana, nella dimensione del rapporto tra l’uomo e Dio e tra uomo e uomo.
Cominciamo con l’osservare che la guerra non è una invenzione dell’uomo. La prima guerra che è stata combattuta non è scoppiata sulla terra, ma nei Cieli: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Ap 12,7ss). Ciò vuol dire che, alla lista di motivazioni alla guerra sopra riportata, manca un tassello importante, basilare: la prima causa della guerra è la lotta atavica, iniziale ed esiziale tra il bene e il male. Un conflitto nato nel Cielo, ma che presto è stato esteso, comunicato alla terra. In un ambiente incontaminato dove non mancavano sorgenti d’acqua cristallina, alberi, frutti, prati e pascoli verdi la guerra è scoppiata – pensiamo un po’ – per invidia. «Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo”. Caino disse al fratello Abele: “Andiamo in campagna!”. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise» (Gn 4,3). Abele, buono, figlio della luce, simbolo e prefigurazione di Cristo, è soppresso ingiustamente da un “figlio delle tenebre” Caino. Per invidia, per puro risentimento. Ed era soltanto l’alba dell’umanità. La storia ci mostra come questo flagello dura e durerà per quanto lungo è il tempo fino al ritorno glorioso del Redentore. «Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio [...]. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17).
Ci pensiamo a tutto questo? Oppure siamo accecati e combattiamo come don Chisciotte contro i mulini a vento? Tutti dicono a parole di essere contrari alla guerra, tutti aspirano ad un periodo di pace, tutti si stracciano le vesti all’apparire e al sorgere di un nuovo conflitto ma nessuno, o ben pochi, combattono la guerra interiore, quella guerra che c’è nei nostri cuori. Guerra contro Dio e contro il prossimo. C’è la guerra nelle famiglie, c’è la guerra tra uomo e donna, c’è la guerra nella società, c’è la guerra tra maschilisti e femministe, tra religioni, tra i rimasugli rivoltanti delle ideologie, c’è perfino la guerra tra nazioni che prima si dicevano sorelle. Il Signore ce lo dice: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mc 7,21). Se non riusciremo a eradicare dai nostri cuori l’egoismo, l’incredulità, l’invidia, il malanimo e l’odio la guerra nei suoi multiformi aspetti, non sarà mai eradicata. San Pio da Pietrelcina affermava che se si eliminasse l’aborto dalla faccia della terra cesserebbero tutte le guerre. Siamo abituati a vedere la guerra-spettacolo, ma gli effetti delle guerre sono tristi, crudeli, strazianti: fame, sofferenze di innocenti, esodo di popoli. Non ultimo l’impatto ambientale: le guerre hanno conseguenze devastanti sull’ambiente, danni che possono durare per decenni: inquinamento, deforestazione, desertificazione, distruzione di habitat naturali.
Non c’è piaga peggiore delle guerre. La guerra è un castigo (Castus agere = rendere casto) di Dio è permessa (non voluta) da Dio proprio a causa dell’allontanamento da Lui. Nell’Atto di dolore che recitiamo al termine della Confessione sacramentale, diciamo (evidentemente con poca convinzione): «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato». Dunque Dio castiga. La Sacra Scrittura è piena di castighi mandati/permessi da Dio: diluvio universale, distruzione di Sodoma e Gomorra, quello (evitato) di Ninive, guerre, nemici, sconfitte e deportazioni del popolo eletto, pestilenze, carestie... Ma – attenzione! – la guerra non è mai una vendetta da parte di Dio o un suo atto dispotico assolutistico; è invece una dolorosa “cura”. Un provvedimento estremo, un rimedio salutare per riportare la creatura insuperbita con i piedi per terra. Dio castiga il mondo – come disse la Madonna a Fatima – per riportare il mondo a Lui, alla fede, alla speranza e alla carità. Il problema è che gli “anticorpi” dell’ateismo, le “difese immunitarie” sollevate dal materialismo ideologico, le “barriere antigeniche” dello scientismo immanentista e antireligioso rendono quasi inefficace la “cura”. Sembra quasi che dolore, lacrime, lutti, perdite e sofferenze inenarrabili non suscitino più in noi né pentimento né ravvedimento, tanto meno conversione. La guerra-show-business, la guerra per procura, l’azione rutilante di missili multicolori, di droni che solcano la notte silenziosi è riuscita ad anestetizzare le coscienze, a renderci insensibili ai richiami del Cielo. In sintesi è ben vero quel che dice Google-AI: «Le guerre scaturiscono da una combinazione di fattori politici, economici, sociali, culturali e psicologici. La complessità di queste cause rende difficile prevedere o prevenire i conflitti, ma la comprensione delle loro radici è fondamentale per cercare soluzioni pacifiche e promuovere la stabilità internazionale», ed infatti solo la fede ci rivela quali sono le sue vere radici e solo la preghiera alla Regina della pace ci salverà da essa.