CATECHESI
Riscoprire la modestia e il decoro per essere fedeli servitori del Signore
dal Numero 28 del 20 luglio 2025
di Padre Maurizio M. Mazzieri
Si sa che l’estate porta con sé immodestia e frivolezza. Le donne non dimentichino che la loro dignità non risiede negli abiti né nella bellezza esteriore, ma nell’anima, l’unica eterna.
La gravità morale dello scandalo provocato da abiti indecorosi passa sempre più inosservata nella società odierna: non si tiene conto in alcun modo che l’abbigliamento può diventare causa diretta di peccato per altri, siano essi giovani, uomini o donne. Il sacerdote Dolindo Ruotolo, autore del libretto La moda e il decoro cristiano, dichiara che «le creature che si esibiscono in una moda procace diventano l’occasione prossima di molti peccati di pensiero, e questo è male gravissimo» perché mina la purezza altrui. Spesso capita che nell’ammonire qualche persona per l’immodestia ci si senta rispondere che non si vuole offendere Dio, ma che quell’abito o quel modo di vestire fa sentire liberi, in pace con se stessi ecc. Sono tutte falsità, inganni del demonio, il quale vuole condurre all’inferno quante più anime possibili rubandole a Dio. Per questo la Madonna a Fatima avvertiva che «i peccati che portano più anime all’inferno sono i peccati della carne», ricordandoci che «le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode [perché] Gesù è sempre lo stesso». Perché dunque è importante vestire con modestia? I Santi ci insegnano che l’abito immodesto è un ostacolo alla vita spirituale, perché distoglie l’attenzione da Dio e la concentra sul corpo, sul desiderio, sull’apparenza, e al dire di Sant’Agostino «c’è sempre qualcosa di peccaminoso quando la carne ha voglie contrarie a quelle dello spirito». È un dato di fatto che l’abbigliamento provocante alimenta sguardi impuri, i quali sono già in sé peccaminosi; dobbiamo ricordare le parole di Gesù, il quale disse chiaramente che «chi guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,28). Da questo deriva la responsabilità personale e sociale di coloro che provocano scandalo per le gravi conseguenze morali che ne derivano, anche se non le si vede direttamente. Bisogna acquisire la consapevolezza che anche senza volerlo si può diventare come una scintilla che fa scoppiare una passione nascosta negli altri e così essere responsabili del male morale causato. Il peccato mortale ha un effetto reale e grave su ogni membro della società. La moda è divenuta uno strumento di corruzione poiché con le sue novità di ogni anno diventa sempre più degradante, diventa lo strumento con cui satana corrompe le anime! Questo purtroppo si riscontra anche tra i cristiani, i quali invece dovrebbero essere il modello della purezza interiore ed esteriore vivendo coerentemente la propria fede. San Paolo ci ricorda che siamo tempio dello Spirito Santo (cf 1Cor 6,19), e di conseguenza il corpo va rispettato, custodito e non profanato. Il nostro corpo è uno strumento sacro per glorificare Dio e non un oggetto da esibire, perché destinato alla risurrezione e alla Vita eterna. San Pio da Pietrelcina ammoniva spesso coloro che andavano a confessarsi da lui con un abbigliamento indecente, sbattendo molto spesso lo sportello in faccia alle penitenti che si presentavano in abiti disdicevoli alla sacralità del luogo, con gonne sopra il ginocchio e con camicette senza maniche o a maniche corte. Redarguiva con durezza anche quelle donne che, prima di presentarsi a lui, aprivano la cerniera e facevano scendere la gonna perché sembrasse più lunga. Spesso si sentivano frasi simili: «Pagliaccio...», «Vestiti da cristiana!», «Sciagurata, va’ a vestirti!», «Ti segherei le braccia... perché soffriresti di meno di quello che soffriresti in Purgatorio... le carni scoperte bruceranno!». Neppure gli uomini uscirono indenni dalla crociata di padre Pio sulla decenza nel vestire. Ad un uomo, che era andato a confessarsi da lui in maglietta a mezze maniche, intimò con una fermezza che non ammetteva repliche: «Uagliò, o ti allunghi le maniche o ti accorci le braccia!». E ai bambini che indossavano i pantaloncini corti non faceva mancare la sua disapprovazione: «Andate prima a vestirvi», disse ad un gruppo di bambini che era stato portato dal Santo per ricevere la sua benedizione. Poi spiegò ai presenti: «Devono imparare da piccoli a conservare la loro dignità». Il corpo deve essere dominato dall’anima, e non viceversa. Quando il corpo domina, si cade nella vanità, nella sensualità e nella perdita del senso del sacro. Vestirsi con modestia significa riconoscere il corpo come un dono sacro e trattarlo con onore. Pertanto, il nostro modello non può essere che Maria Santissima, la quale rappresenta l’ideale cristiano di bellezza: non appariscente, ma profonda, luminosa, spirituale. Don Dolindo afferma con chiarezza che «Maria fu piena di decoro, e la sua incomparabile bellezza spiccò nelle vesti della sua immacolata innocenza. Non fu trasandata, fu tutta ordine e mondezza esteriore, com’era purezza singolare nel suo interno» in quanto il suo abbigliamento rifletteva la sua santità interiore. Non era trascurata, ma nemmeno vanitosa: semplice, ordinata, luminosa di grazia. Maria Santissima è la guida sicura verso la santità, e per questo dobbiamo vestirci come Lei, vivere come Lei, pensare come Lei. Non si tratta solo di abiti, ma di una forma di vita cristiana coerente, che unisce modestia esteriore e purezza interiore.
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